A Galleria Fidia The Last Soup Di Ilaria Rezzi

A Galleria Fidia The Last Soup Di Ilaria Rezzi

Pop art nelle opere dell'artista Ilaria Rezzi: i suoi Puffi nelle opere in mostra a Galleria Fidia a Roma.

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Una mostra personale energica, colorata, dove il simbolismo non è né lieve né casuale, la pop art di Ilaria Rezzi con “The Last Soup” invade gli spazi di Galleria Fidia a Via Angelo Brunetti, a Roma, fino al prossimo 10 febbraio.

Una mostra itinerante, in collaborazione con Romina Guidelli che fino a maggio 2022 toccherà Roma, Venezia e Rovigo.

I Puffi, gli omini blu, sono la presenza costante nelle opere dell’artista che presenta in esposizione opere dal 2015 alle ultimissime nate: “The Last Soup” che dà il titolo alla mostra e “Switch”, a mio parere la più intrigante e particolare, tutte e due di formati imponenti.

Tutte sono olio su tela o su carta, tranne una.

Una simbologia forte evidente, un mix di sacro e profano, in The Last Soup una ultima cena, con i Puffi protagonisti, ma dove, al posto di Gesù troviamo una nota zuppa confezionata, con al centro del barattolo il simbolo della cripto-valuta Ethereum, che ormai spopola nel mercato dell’arte virtuale, dove i simboli del consumismo di massa sono riportati tutti, dove non ci sono piatti, se non uno e 3 uova al tegamino. L’opera seguente e conseguente è “Switch”, dove il tavolo dell’ultima cena è scivolato via, ribaltato come tutti i suoi partecipanti, dove tutto quello che era apparentemente normale ed equilibrato ha perso il suo senso primario e l’equilibrio, in una metafora della vita e dell’apparenza.

Come l’artista ha dichiarato in sede di vernissage: “Quando ero piccola vedevo che ogni puffo che se si relazionava con gli altri, cambiava, variava tutta una storia, creava un mondo diverso. Io continuo questo gioco, li illumino, faccio dei set, li fotografo e lì che nascono magie, dalle costellazioni dei puffi…”

La serie dedicata ai mitici personaggi blu è stata battezzata dall'artista RidEntità, perché gli omini blu rappresentano l’identità umana, ed è proprio all’artista Ilaria Rezzi, così geniale, che ho voluto fare qualche domanda.

Ilaria una mostra che ha come elemento distintivo i Puffi, in maniera molto pop, come mai, hai iniziato la tua produzione artistica con loro?

No, sono arrivati dopo una decina di anni di lavoro pittorico, però erano sempre li in attesa, io sono una grande fan degli oggettini, collezionavo i puffi, ne ho circa un centinaio.

Il senso della mostra, che cosa rappresentano i puffi?

I puffi in questa mostra, come in tutte le mie opere, sono l’emblema dell’umano e quindi in generale dell’identità e li metto in relazione tra di loro o con l’ambiente stesso per creare un cambio di identità, di relazione. di sensazione.

Anche il cambiamento che noi diciamo di voler fare in noi stessi, a volte basta tenere il buono che c’è e cambiare la relazione.

Ci sono delle opere che hai fatto nel 2021 e 2022, non ti sei fermata mai neanche durante la pandemia?

No anzi è stato proprio durante la situazione di pressione che, per forza, ho dovuto creare qualcosa.

Qual’è delle opere in mostra, quella che ti rappresenta di più?

Sicuramente Switch, la famosa “scivolata”, la fine dell’ultima cena. E è come se il quadro precedente The Last Soup, cadesse, s’inclinasse – da qui anche l’allestimento volutamente storto – come se il quadro cadesse e tutti i puffi crollassero da una parte, è il suo sequel, come in un fumetto.

Qual è il senso o la morale di The Last Soup e di Switch?

Come vediamo nell’ultima cena (The Last Soup) sono state fatte delle sostituzioni “importanti” diciamo, al centro troviamo una zuppa Campbell con il simbolo dell’Ethereum, la piattaforma digitale che con gli NFT è tanto in voga nel mercato dell’arte virtuale. E’ come se tutto si sostenesse con la grande illusione, al centro c’è la padella con le tre uova, da sempre simbolo del divino (una trinità spiattellata in padella) e poi ci sono patatine, gelati, hamburger, i simboli del consumismo di massa, inno al consumismo più sfrenato. In Switch tutto questo circo cade, semplicemente perché l’equilibrio si rompe, basta qualcosa che si muove, che cade, che fa crollare tutto.

Il futuro dell’arte contemporanea è sul digitale?

Secondo me ci sono due vite parallele che si incroceranno. Le opere d’arte vanno sentite, toccate, si deve sentire l’odore. Potrebbe essere un fuoco di paglia, ovvero un fuoco che c’è ma non potrà mai raggiungere il livello di un’opera vissuta in presenza.

La mostra andrà in giro per l’Italia, come mai la scelta di Venezia e Rovigo?

Ci sono stati offerti degli spazi, uno è quello di Venezia, dove Peggy Guggenheim andava l’Hotel dell’Angelo e dove ha cominciato le sue relazioni con gli artisti, è proprio un simbolo pop assoluto, mentre a Rovigo abbiamo una villa intera.

Il pop non morirà mai?

No, assolutamente, il pop è il simbolo del contemporaneo vero”.

Una mostra di forte impatto visivo e simbolico che merita assolutamente di essere vista.

Articolo di Stefania Vaghi


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