Alla Casa del Cinema di Roma la presentazione del lungometraggio “La Ballata dei gusci infranti”, opera prima della regista Federica Biondi, nota per i suoi pluripremiati short movie, prodotto da Linfa Crowd 2.0 e Muvlab ispirato al sisma nel Centro Italia del 2016 con Caterina Shulha, Simone Riccioni, Paola Lavini, Miloud Benamara, Barbara Enrichi, Samuele Sbrighi, e con la partecipazione di Lina Sastri e Giorgio Colangeli.
Al film è abbinata anche l’omonimo singolo del rapper Random, disponibile dallo scorso 22 marzo in radio e su tutte le piattaforme digitali, unica traccia cantata di tutta la colonna sonora curata da Zenit, produttore dello stesso artista.
Un film delicato, che ha come sfondo gli strepitosi paesaggi delle Marche, che non vuole essere solo un focus sul sisma tristemente noto del 2016 e sulla situazione di precarietà nella quale ancora versano le località colpite, ma vuole essere un inno alla vita, all’importanza delle radici, alla resilienza, quanto mai necessaria, come ci ha insegnato la pandemia che ancora ci perseguita e la guerra appena scoppiata ai nostri confini.
Uno spaccato di vita e di vite dei singoli personaggi che si incrociano, anche solo per un attimo, pur avendo esistenze distinte e separate che hanno come comune denominatore l’appartenenza ad un territorio al quale sono fortemente legati dalla vita e dal lavoro.
Il film che è stato caratterizzato da una lunga lavorazione di otto mesi ed è formato da quattro storie singole, come se fossero “corti”, ambientate ai piedi dei Monti Sibillini, nel cuore dell'Italia dove vivono quattro famiglie legate ad un destino comune.
Il collante per tutti e quattro gli episodi perfettamente miscelati tra loro è un personaggio un po' borderline, definito dai più “il matto”, Jacopo (interpretato da uno straordinario Samuele Sbrighi), che vive in roulotte tra i boschi, in un rapporto onirico ed ancestrale con la natura, che conosce tutto e tutti, anche e, soprattutto, i versi di Dante a memoria.
Stringerà un’amicizia con il nuovo parroco di un paesino di provincia, Padre Ghali, parroco africano atipico interpretato da Miloud Mourad Benamara (che lascia, finalmente, le sue consuete parti da caratterista extracomunitario), che anche lui viene additato come “strano e particolare” dai parrocchiani abituati con il vecchio Don Giulio.
Jacopo è il figlio di altri due protagonisti, l’attrice teatrale Alba (interpretata da una splendida e convincentissima Lina Sastri) e dal marito drammaturgo Dante (applauso a Giorgio Colangeli), anche loro ritiratisi a vita privata sull’Appennino, che hanno deciso di regalare ai loro compaesani una rielaborazione del Paradiso di Dante Alighieri, come spettacolo di fine carriera.
In un paese accanto troviamo Lucia (interpretata da una potentissima ed istrionica Paola Lavini) e la sua azienda, che tra campi ed animali, fuggito il marito, stanco di una vita poco agiata, si trova a gestire tutto da sola.
Sarà proprio Jacopo, con il suo fare un po' squinternato a darle una mano in una gestione insostenibile per una donna sola.
In un paese sempre del circondario troviamo gli ultimi due personaggi David (Simone Riccioni, nella sua doppia veste di produttore ed attore, bravo in entrambe) ed Elisabetta (Caterina Shulha, brava anche lei) che aspettano il loro primo figlio, tra paure e incomprensioni dovute anche alla casa nella quale vivono ed alle relative famiglie.
Uno spaccato di società contemporanea, travolta dal quotidiano, dalle problematiche che ognuno di noi affronta, la cui vita viene completamente messa in discussione e stravolta già dalle prime scosse di terremoto, fino al tragico epilogo finale.
Personaggi e personalità contraddistinte che fanno i conti con i propri dolori, il proprio passato, gli scheletri dentro l’armadio, ma che hanno tutti un leitmotiv che li unisce: il territorio al quale sono legati a doppio filo.
La “Ballata dei gusci infranti” non è un film sul terremoto del 2016, ne prende spunto e ne regala immagini ancora tristemente attuali, come fosse un episodio tragico dimenticato – così come il terremoto dell’Aquila – ma fondamentalmente è un film sulla capacità di aggregazione e di sostegno, sull’istinto di sopravvivenza che porta ognuno di noi a fare delle scelte di vita, anche più dolorose dell’evento stesso che ha destabilizzato le nostre vite.
Come ha dichiarato in conferenza stampa Samuele Sbrighi: “è un po' come se il terremoto fosse una metafora della vita e dei sentimenti universali”.
Un film coraggioso, come giustamente definito da Lisa Sastri, indipendente, che ha una dedica particolare allo scomparso regista, sceneggiatore e produttore maceratese Alessandro Valori, che ci regala delle immagini spettacolari di Arquata del Tronto, San Genesio e dello splendido Lago di Fiastra, solo per citare alcune località.
Un film che va visto per il suo lato umano, per la sua coralità e la sua attenzione al territorio nel quale è stato girato, per non dimenticare, perché nonostante tutto la vita deve continuare.
Ad un film così carico di significato è stata abbinata l’omonima canzone del rapper Random, che ci presenta una ballade struggente, perfettamente in tema con il film che nel ritornello canta:
“Non avere paura
Mi manchi come l’aria
Perdere cosa?
Tornare a casa
Una nuova storia”
Un applauso a tutti, alla regista che ci conferma la bravura che avevamo già apprezzato nei suoi corti, alla produzione, al cast, un film che colpisce al cuore, fatto col cuore di chi ha vissuto momenti dolorosi che rimarranno indelebili nella memoria.
Articolo di Stefania Vaghi
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