Fino al prossimo 22 maggio Villa Medici ospita l’esposizione “Gribouillage/ Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly” una mostra che sarà prima a Roma e poi a Parigi dal 19 ottobre al 15 gennaio 2023.
La mostra curata da Francesca Alberti e Diane Bodart con la collaborazione di Philippe-Alain Michaud vuole essere un vero e proprio percorso dal Rinascimento all’epoca contemporanea della pratica del disegno “non convenzionale”, dello scarabocchio in ambito artistico, dall’imbrattare le tele nel retro dei dipinti a vere e proprie opere d’arte.
Un viaggio artistico in una pratica “trasgressiva”, a volte a detta di alcuni regressiva, ma sicuramente liberatoria e senza regole.
150 le opere esposte a Villa Medici, mentre saranno circa 160 quelle esposte a Parigi che accostano opere dei grandi maestri come Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Bernini e artisti celeberrimi del contemporaneo come Picasso, Luigi Pericle, Giacomo Balla, fino ad arrivare a Basquiat.
Opere che provengono tutte de prestigiose istituzioni italiane ed europee dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, dall’Archivio Nazionale di Stato a Roma, dal Musée du Louvre di Parigi, dal Staatliche Museen di Berlino, dal Museu Nacional Soares dos Reis, Porto, solo per citarne alcuni.
Il percorso espositivo è diviso in sei sezioni tematiche: L’ombra della bottega, Il gioco del disegno, Componimenti inculti, L’infanzia dell’arte, Fantocci per terminare con Il richiamo del muro.
Lo scarabocchio occhieggia e diventa protagonista nel retro di quadri, sulle cornici, su dittici e trittici, su libri e quaderni, e ne diventa un pezzo d’arte unico.
Particolarmente preziosi e straordinari a piano terra i disegni tracciati sul retro del Trittico della Madonna di Giovanni Bellini, sulla scalinata la testa grottesca di Leonardo da Vinci e il taccuino di Delacroix. Catturano l’occhio dello spettatore le opere di Picasso, di Michelangelo, ma anche le opere dei Carracci, di Simone Cantarini, Algardi e Bernini, fino ad arrivare al piano superiore all’incanto di Basquiat.
Sono a Roma e poi partiranno alla volta di Parigi le porzioni di pareti staccate della bottega di Mino da Fiesole o dell’atelier di Giacometti; il Ritratto del Fanciullo con disegno di Giovanni Francesco Caroto; le fotografie di Brassaï e di Helen Levitt così come le varie opere emblematiche di Cy Twombly, di Asger Jorn, del gruppo Cobra, di Luigi Pericle e di altri maestri della modernità come Giacomo Balla.
In sede espositiva abbiamo incontrato i responsabili dell’archivio Luigi Pericle il Presidente Andrea Biasca-Caroni e la moglie Greta, direttrice dell’archivio in mostra con un’opera monumentale di particolare pregio e bellezza a cui ho voluto rivolgere qualche domanda.
Archivio Luigi Pericle a Villa Medici con un’opera straordinaria, ci dice qualcosa di più sull’artista Luigi Pericle?
E’ un’opera del 1965 “Matri Dei d.d.d.”, a tecnica mista su tela, dedicata alla madre di Dio. Luigi Pericle era un mistico, era un’artista che negli anni ’60 ha esposto con Picasso, Dubuffet, Sam Francis, etc. Era già stato famoso come illustratore sia in America che in Giappone, con la “Marmotta Max”, firmandola con l’altro suo cognome Giovannetti. Le sue illustrazioni senza testo vengono pubblicate sul Washington Post, sull’Herald Tribune, su Punch.
Diventato ricco, decide di trasferirsi in una villa ad Ascona in Svizzera, metà degli utopisti ed avanguardisti del 1900, della danza moderna, della liberazione sessuale.
Luigi Pericle rifugge la vita mondana e si trasferisce sul Monte Verità a “Casa San Tomaso” messa a sua disposizione dal suo mecenate miliardario basilese Peter G. Staechelin.
Dopo i successi degli anni ’60 espone a Londra alla Arthur Tooth & Sons Gallery, con i grandi dell’epoca, dopo 11 mostre, decise di staccarsi dal sistema dell’arte e continuare la sua ricerca in privato nella sua Villa di Ascona, continuando a dipingere.
Noi abbiamo trovato 3.750 opere nella villa, lui era senza eredi, abbiamo acquisito le opere, le chine, i libri e abbiamo fondato l’archivio omonimo dove sono custoditi 14.000 documenti che abbiamo scansionato, tra cui 1.500 oroscopi. Luigi Pericle era autodidatta, ha studiato il greco antico, il latino, il cinese, il giapponese, l’omeopata e l’astrologia.
La Casa era già appartenuta a Nell Walden, ex moglie di Herwarth Walde promotore di alcuni dei movimenti avanguardisti più importanti del Ventesimo secolo.
Abbiamo fatto una personale durante la Biennale del 2019 “Beyond the visible” presso lo Spazio Scarpa della Fondazione Guerini Stampalia, a settembre saremo a Londra e abbiamo prestato quest’opera alla mostra qui a Villa Medici.
Ci descrive l’opera in particolare?
E’ un’opera su tela, in tecnica mista, 80x130, è una specie di vascello-arcangelo, è un graffito, è una visione di Luigi Pericle del suo misticismo. Lui aveva una vera e propria visione astrale, era un metafisico, vedeva gli angeli. Anche i colori utilizzati sono una sua creazione, sono misture alchemiche, create con tecniche segrete medievali, che nessuno è riuscito a capire fino in fondo. Dagli anni ’70 lavora sull’amazzonite, su supporto rigido, su cui stende una serie di quasi 50 strati e attraverso un “grattage” o frottage”, richiama in superfice i colori che desidera. Il suo è un messaggio spirituale forte, che passa attraverso i suoi quadri, che sono meditazione pura.”
Articolo di Stefania Vaghi
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