A Casa Vuota Domovoi Del Duo Mozzarella Light

A Casa Vuota Domovoi Del Duo Mozzarella Light

Domovoi la mostra del duo Mozzarella Light: Giulia Ciappi e Marco Frassinelli invade gli spazi di Casa Vuota

stampa articolo Scarica pdf

Fino al prossimo 31 maggio lo spazio espositivo indipendente e “non convenzionale” Casa Vuota, ospita “Domovoi” la prima personale di un duo artistico di esordienti romani, i Mozzarella Light, al secolo Giulia Ciappi e Marco Frassinelli.

Una mostra creata appositamente per lo spazio, curato da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.

Un progetto installativo, capillare, fatto di membrane, luci, sculture cinetiche, suoni che ingloba tutta la casa come se fosse un tutt’uno con la stessa, come se fosse animata dalla presenza dei Domovoi, ovvero le creature invisibili, che, come vogliono le credenze popolari slave, sono protettrici del focolare.

Entrando nella casa, che resta rigorosamente al buio per meglio fruire il tutto, ci sono delle poche ma rigorose avvertenza da seguire, perché Casa Vuota in questo momento appartiene ai Domovoi: ascoltare la casa, rispettare i Domovoi, non accendere le luci, aspettare il tempo ciclico dell’illuminazione, non incrociare lo sguardo con la traiettoria dei laser, non stazionare davanti ai fasci luminosi, non muoversi quando è buio, attenzione a non travolgere le creature in movimento, non toccare le protesi della casa, non toccare e non urtare l’elemento traslucido… così potrete godere appieno dei tre ambienti che dal blu, al verde, al traslucido sono il cuore pulsante dell’opera site-specific dei Mozzarella Light.

Ho voluto fare subito alcune domande per capire il tutto e per conoscere meglio i due artisti.

Innanzitutto perché Mozzarella Light?

E’ nata come una sfida, che ci siamo lanciati, volevamo in qualche modo un po' spersonalizzare il nostro lavoro come duo, volevamo che ci fosse un nome univoco e che fosse del tutto estraniante, anche rispetto al lavoro artistico. Quindi Mozzarella Light era la scommessa, cercavamo un nome che non facesse riferimento né al mondo dell’arte né al nostro lavoro. Vorremo che il nostro lavoro parlasse a prescindere dal nome che noi abbiamo deciso di darci. E quindi abbiamo scelto un nome che non c’entra assolutamente nulla (e devo ammettere che ci siete riusciti!).

Questa è la vostra prima personale?

In una rete ufficiale assolutamente si. Abbiamo fatto molte mostre autofinanziate, che ci hanno molto aiutato per il nostro processo creativo, perché alla fine noi lavoriamo con spazi non convenzionali, affittando non galleria ma negozi abbandonati, garage, spazi da riqualificare, con interventi spot, di una sera.

Domovoi sono questi spiritelli del focolare, li troviamo nell’installazione luminosa o in quella sonora?

Secondo me è un’atmosfera è come se fossero presenti in tutta la casa, che magari si rappresentano con la luce, con il robottino o a volte con il rumore delle sculture cinetiche, ma è il senso di tutta la casa, che poi identifica il titolo.

Come mai il decalogo di cosa non si può fare?

In passato abbiamo lavorato in stretta relazione con il pubblico, con sculture che avevano sensori di presenza, di distanza, il pubblico era l’attivatore. Qui è il contrario il pubblico è invitato, è un ospite e deve rispettare quello che si trova davanti e per rispetto deve seguire le regole.

Con che cosa avete creato le installazioni luminose, se si può spoilerare?

Tutti i materiali che abbiamo utilizzato sono materiali che entrano in comunicazione con la luce, anche la membrana traslucida. Nelle due stanze i riflessi sono su vetri, tutti i dispositivi utilizzati sono così. Come sono stati definiti da Francesco e Sabino sono “protesi della casa”, sono degli elementi plastici con degli specchi che riflettono e sono stati studiati al millimetro, per poter dare la forma e la dimensione della stanza.

La membrana traslucida di materiale plastico è posizionata in moda tale da dare il senso del pieno e del vuoto, con questa inclinazione verso la carta da parati della casa, così come l’ombra riflessa.

Come la definiresti la membrana, come bisogna leggerla?

E’ una installazione site-specific, realizzata appositamente per Casa Vuota. Dove c’è una mancanza di simmetria, da una parte è pesante dall’altra no, un senso quasi di instabilità, con un materiale aderente, che deve dare l’idea dell’attraversamento ma nello stesso tempo di instabilità, ti lascia in un senso di sospensione, di “quasi non detto”.

Voi lavorate con la tecnologia a tutto tondo, usate materie plastiche, laser, la frontiera nuova dell’arte contemporanea, prossimi progetti?

Ci piace sperimentare. Abbiamo alcuni progetti , a giugno inauguriamo una mostra a Firenze ad ARTiglieria, con il collettivo Boca de Foco, un programma molto alternativo per la città di Firenze. Una mostra totalmente differente da questa, per portare un po' di freschezza alla città, dove sono chiamati soltanto artisti super sperimentali e dove presenteremo qualcosa di assolutamente nuovo.

Da quanto tempo collaborate insieme e come vi siete conosciuti?

Abbiamo iniziato a collaborare nel 2019 e ci siamo conosciuti a Tinos in un simposio di scultura. I nostri lavori erano inizialmente molto distinti, poi abbiamo fatto un progetto per un concorso che si è chiamato Spazi Intermedi ed è diventato la base di tutta la nostra ricerca artistica, prima di diventare un duo.”

Tecnologia e creatività per un duo tutto da scoprire, una mostra da non perdere per la sua assoluta particolarità e genialità.

Articolo di Stefania Vaghi

© Riproduzione riservata