Si è svolta lo scorso 30 giugno nell’Aula Magna della Corte di Cassazione di Roma la Conferenza “L’Eccellenza è donna – Storie di donne che aprono la strada verso il riequilibro di genere”, organizzata dalle Associazioni 7 Colonne e Tutti Europa 2030.
Il talk, diviso in tre aree tematiche: Esperienze; Donne, Pace e Sicurezza e Associazione e Attivismo, vedeva l’autorevole partecipazione di rappresentanti del mondo accademico, della giurisprudenza, pubblica amministrazione, economia, tra le quali, a moderare il secondo panel, la Dottoressa Maria Pia Turiello, nella sua triplice veste di criminologa forense, mediatrice per la risoluzione dei conflitti e direttore scientifico della SD&C Editore.
Una conferenza che ha avuto come focus l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”, e la Risoluzione n. 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite “Donne, Pace e sicurezza”, che intende promuovere il riconoscimento del ruolo attivo delle donne come “agenti di cambiamento”, in una prospettiva in cui le donne non appaiono più come “vittime” ma come risorsa essenziale nei processi di pace, negli interventi in aree di conflitto (missioni internazionali; mediazione e negoziazione; azione umanitaria; costruzione della pace), sia come leader ad ogni livello decisionale della vita pubblica.
Abbiamo intervistato la moderatrice della sezione: “Donne, pace e sicurezza”, la criminologa forense Dottoressa Maria Pia Turiello, nonché mediatrice per la risoluzione dei conflitti, temi quanto mai attuali in questo momento storico.
Dottoressa Turiello, modera il panel “Donne, pace e sicurezza” ce ne vuole parlare?
Siamo oggi in questo importantissimo evento “L’eccellenza è donna” in questo palazzo che per noi è un simbolo la Cassazione, io modererò il panel “Donne, pace e sicurezza”, mi sono occupata spesso anche della mediazione internazionale, faccio parte anche del tavolo di lavoro per la pace nel mondo. E’ un tema che mi prende molto, è uno dei miei obiettivi di inserire le donne nei tavoli di mediazione perché la resilienza delle donne riesce, a volte, a trovare dei punti di unione e di sintesi, che gli uomini non riescono a trovare.
Sappiamo bene che la donna soffre, soffre tanto, ma riesce sempre a rialzarsi e a trovare quella spinta maggiore e anche quella forza e quella carica per ribaltare le cose e le situazioni, sempre con uno spirito molto moderato.
Ai tavoli internazionali è quindi essenziale inserire le donne.
E giusto parlare di donne e sicurezza, dopo il periodo pandemico, perché sono proprio le donne e i bambini che hanno sofferto maggiormente la costrizione domestica?
Certo perché chi soffriva già e subiva delle situazioni di violenza, si è trovato costretto in un appartamento con l’abusante, con il carnefice, con il maltrattante e non poteva fare nulla.
La rete amicale e quella delle istituzioni gli era stata privata perché in lockdown. Quindi la donna ha sofferto maggiormente, ha supportato la famiglia ma ha sopportato anche quegli abusi perpetrati nei suoi confronti. Quindi la donna ha mostrato la sua resilienza, poi appena siamo riusciti a riaprirci e a riprendere la vita nella comunità e la vita sociale, la donna è riuscita a riprendere in mano la situazione e a denunciare, dove era necessario farlo, e ad andare via, abbandonando le mura domestiche.
Dimostrando la forza e il coraggio, tutelando sempre la famiglia, i figli.
Dottoressa Turiello lei è anche Direttore Scientifico della SD&C Editore, che progetti avete per la tutela della donna?
Si io sono il Direttore Scientifico della casa editrice SD&C. Stiamo preparando un bellissimo manuale sul “Codice Rosso” di cui avrò la curatela. Mi fa estremamente piacere perché siamo riusciti a riunire tantissimi magistrati, ognuno con il proprio spunto su questa legge che, purtroppo, è lenta e carente in alcuni punti.
Noi ci crediamo ancora nei testi, negli scritti e nei manuali. La maggioranza dei magistrati partecipanti al manuale è di sesso maschile, abbiamo pochissime donne, e ciò è estremamente positivo, anche l’uomo partecipa attivamente e parla di queste problematiche.
Durante e dopo la pandemia di quanto è aumentata la richiesta di aiuto da parte delle donne?
E’ aumentata, ma non in maniera esponenziale, le denunce sono aumentate, anche se sono aumentati i femminicidi. Non dobbiamo dimenticare: quasi ogni tre giorni ne avviene uno, questa è la triste verità.
La cronaca giornalmente ci parla di questo tipo di crimine, di omicidi-suicidi, dove, spesso, il carnefice si uccide, oppure omicidi di donne che volevano fuggire da determinate situazioni, magari separandosi, che è quasi sempre il fattore che scatena la violenza omicida.
Quanto è importante denunciare? E quanto è importante l’operato e l’ascolto da parte delle istituzioni?
La denuncia è assolutamente necessaria, però le istituzioni devono essere in grado di gestire le urgenze e le priorità. Ci stiamo battendo per la formazione di tutte le istituzioni, perché quando ci si trova di fronte a questi casi si deve essere in grado di capire la gravita della situazione e di poter concretamente aiutare. Aiutare la donna, portarla in sicurezza lei ed eventuali figli. Ci vuole formazione, molto donne si rivolgono alle forze dell’ordine, e dovrebbero essere tutelate, ma la persona che ci si trova di fronte spesso non è in grado di capire davvero la sofferenza o la violenza che sta subendo la denunciante.
La prima forma di tutela per le donne e la famiglia nasce all’interno delle case?
Si perché il background è quello, a volte le donne ci dicono che è normale subire uno schiaffo, magari perché già vissuto con la loro mamma e quindi è una cosa normale, la colpevolizzazione nasce proprio da questo. E’ radicata nella nostra società patriarcale. Bisogna partire dalle scuole e fare tanto informazione e formazione perché i giovani sono il nostro futuro e vanno educati al rispetto.
Stefania Vaghi
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