Alessandro Sardelli Ad Alice Nella Città Con Guerra Tra Poveri

Alessandro Sardelli Ad Alice Nella Città Con Guerra Tra Poveri

Nel corto in concorso per Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma, l'attore romano è il protagonista Manuel

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E’ stato presentato tra i corti in concorso ad Alice nella Città, lo spinoff più giovane e di tendenza della Festa del Cinema di Roma 2022, il corto “Guerra tra Poveri”, del regista gibutino Kassim Yassin Saleh, dove Alessandro Sardelli, attore romano, classe 1997, è uno dei protagonisti.

Un corto girato rigorosamente in bianco e nero, con una fotografia perfetta e una colonna sonora martellante azzeccatissima, che parla di periferia, di degrado, di razzismo e di lotte e guerre tra ultimi, tra gli sconfitti in partenza.

Guerra tra Poveri racconta la storia di una modesta famiglia italiana, madre e due figli (Matteo e Manuel), che da un giorno all'altro riceve l'obbligo di sfratto ritrovandosi senza una casa. Nella periferia della capitale dove spesso l'intolleranza si confonde con l'ignoranza i due fratelli verranno spronati dal cugino Sergetto - noto attivista di estrema destra - a farsi giustizia da soli e a riprendersi anche a costo della forza la propria abitazione assegnata a "sporchi extracomunitari". La notte stessa partiranno per questa missione armati di spranghe e sete di vendetta, il finale non lo spoileriamo perché va assolutamente visto.

Nel corto Alessandro Sardelli è Manuel, il fratello maggiore più borderline, rispetto a Matteo interpretato da Francesco Rodrigo Sirabella.

Manuel ha una sua morale personale e risponde con violenza alle difficoltà, sia personali che della sua famiglia.

Abbiamo incontrato Alessandro Sardelli al termine della prima di “Guerra tra Poveri” all’Auditorium della Conciliazione a Roma e abbiamo voluto fargli qualche domanda per meglio comprendere il suo personaggio e per sapere qualcosa di più sulla sua carriera di attore.

Che cosa ti ha spinto ad accettare la parte nel corto del regista Kassim Yassin Saleh?

In passato avevo già collaborato con il regista Kassim Yassin Saleh e uno degli aspetti che mi è sempre piaciuto nel suo modo di fare cinema è la sua continua ricerca della speranza e la tanta umanità delle sue opere. Di questo progetto, me ne aveva già parlato, prima ancora di girarlo, e mi aveva proposto il personaggio che interpreto. Io avevo letto la sceneggiatura, anzi me la sono “divorata” in mezz’ora e devo dire che è stata un’esperienza bellissima.

E’ un progetto a cui tengo veramente tanto, perché affronta tematiche sociali, tristemente attuali della nostra società, mettendo in evidenza il disagio sociale, i quartieri degradati, la povertà di molti e la profonda disperazioni di alcuni.

Praticamente racconta una guerra tra parti che sono già sconfitte in partenza.

Tu fai sempre delle parti da caratterista, delle parti molto da cattivo, mentre invece hai la faccia “da bravo ragazzo”, perché?

Non lo so, ma questa cosa è molto bella, perché rispetta la realtà della vita d’attore: quando recito sono totalmente un’altra persona, bisogna esser versatili in questo lavoro.

Ogni volta per me è una sfida, come rasarsi i capelli, farsi una svastica, vestirsi così. Io che non ho neanche un tatuaggio, anche perché se me ne faccio uno mio padre mi caccia di casa… Quindi è bello, ogni volta che interpreti quel determinato personaggio, quando entri in maniera assoluta nella parte.

E’ la tua prima volta alla Festa del Cinema di Roma e ad Alice nella Città?

Assolutamente sì. Avevo partecipato soltanto come spettatore. Oggi sono veramente emozionato di presentare il corto qui, in concorso, nella mia città. Il corto è ambientato a Roma, è tutto romano!

Hai iniziato la tua carriera giovanissimo a 16 anni, ce ne vuoi parlare, ci racconti un po' di te?

Sono sempre stato un appassionato di cinema, fin da piccolo, ma non avrei mai pensato di fare l’attore.

Un bel giorno un mio carissimo amico su facebook mi ha detto che c’era un provino per un film su Pier Paolo Pasolini, la mia prima reazione è stata: “Ma bisogna pagare?”, ma no, se ti prendono ti pagano loro, mi è stato risposto, allora si, magari lascio pure la scuola, questo è stato il mio primo pensiero.

Vado a fare questo provino dove eravamo 450 ragazzi e dopo una prima scrematura, mi hanno detto che ero stato preso, li ho pensato fosse uno scherzo, perché avevo 16 anni.

Poi mi hanno detto che la mia parte era quella del co-protagonista, io pensavo di fare la comparso, invece mi dissero che recitavo insieme a Massimo Ranieri e facevo la parte di Pino Pelosi, l’unico condannato per l’omicidio di Pasolini. Io conoscevo il cinema di Pasolini, ne sono sempre stato appassionato, anche prima di girare “La Macchinazione” e ho avuto sempre come figure di riferimento Franco Citti e Ninetto Davoli. Che, soprattutto per un ragazzo della mia età, risulta essere abbastanza difficile, da seguire sia come attori che come tipologia di cinema.

Poi da lì è iniziato tutto, ho preso parte al film “Manuel” di Dario Albertini, che abbiamo presentato al Festival del Cinema di Venezia, poi “Come un tatuaggio indelebile sulla pelle” e poi tante altre cose fino ad arrivare qui.

Alla fine non ho neanche lasciato la scuola (ride)…

Prossimi progetti, prossimi step, spoilerando lo stretto indispensabile?

Dovrei girare qualcosa nei prossimi mesi, però non è ancora niente di definito. Dovrebbe uscire un film ad episodi, dove sono protagonista di un episodio, che non sappiamo ancora se sarà distribuito al cinema o nelle piattaforme digitali e poi uscirà un mediometraggio che ho fatto insieme l’attore Francesco Rodrigo Sirabella (mio fratello Matteo in Guerra tra poveri), creando una vera e propria sinergia artistica.

Il corto “Guerra tra poveri” va visto, anche se non siete romani!

Stefania Vaghi

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