Incontriamo l'attore Alessio Praticò, calabrese d'origine, in un momento di grande ascesa professionale, tra mille impegni e set, diviso tra cinema, fiction e serie tv, dal film “Il Traditore” di Marco Bellocchio, alla serie Rai "Il cacciatore", da "Blocco 181" per Sky, a "Boris 4" per Disney+.
Ho voluto intervistarlo per sapere qualcosa di più sulla sua carriera, sui nuovi impegni e sui progetti futuri.
Alessio, 36 anni, dalla Laurea in Architettura a Reggio Calabria, alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, ora conteso tra cinema e TV, com'è cambiata la sua vita? E quanto conta ancora per te la tua terra d'origine, la Calabria?
La mia vita è cambiata nella misura in cui ho scelto di portare avanti una passione che coltivavo fin da bambino: la recitazione.
Dopo la Laurea in Architettura mi sono trasferito a Genova per studiare l’arte drammatica. Ma anche se fossi nato da un’altra parte sarei comunque partito. Personalmente non mi è mai piaciuta la retorica del ragazzo di Calabria che parte con la “valigia di cartone”, molto spesso partire è una scelta, non un obbligo. Ed è un modo per crescere sotto tutti i punti di vista. La Calabria e Reggio Calabria fanno parte di me ed è chiaro che contano molto, sono luoghi a me cari, come lo sono le persone che ci abitano e che molto spesso torno a trovare.
Personalmente ti ho conosciuto con “Blocco 181”, la serie Sky, in cui interpreti Nicola Rizzo il “sindaco” del Blocco, un po’ come l’Antonio Barracano ne “Il Sindaco del Rione Sanità” di Eduardo De Filippo. Colui che amministra ufficiosamente il quartiere, che lo protegge. È lo zio di Mahdi, uno dei tre protagonisti della serie. Ci parli del tuo personaggio, che cosa hai dovuto fare per calarti in una parte così complessa?
Nicola Rizzo è un personaggio carico di conflitti, nato e cresciuto in periferia, ha deciso di rimanervi e di costruire la propria vita in quei luoghi che conosce molto bene e nel quale si sente apprezzato. Rizzo si è assunto la responsabilità di gestire e proteggere il quartiere, diventando il riferimento degli abitanti. In lui c'è sì l'amore per il Blocco, ma anche quello per il potere.
Personalmente, già dalle prime letture, l’ho sempre accostato ad un personaggio shakespeariano, animato da un'urgenza di vita e di morte. Anche per questo motivo è stato molto interessante poterci lavorare, ho preso spunto proprio dai personaggi tipici del teatro shakespeariano per delineare le molteplici sfumature.
Sei uno dei nuovi personaggi della serie, ormai diventata cult, Boris, alla sua quarta stagione, presentata all'ultima Festa del Cinema di Roma, ci parli del tuo personaggio?
Intanto vorrei dire che entrare a far parte di Boris è stata un’esperienza straordinaria, da fan della serie, lo è stato ancora di più. Il mio personaggio, Angelo, è una new entry della quarta stagione. Angelo è una comparsa all’interno della nuova produzione girata da Renè Ferretti, “Vita di Gesù”.
Dal mio punto di vista, Angelo è un personaggio a tratti comico ed a tratti irritante, una sorta di mitomane, convinto, da comparsa, di essere un attore che potrà certamente trovare la sua occasione ed essere valorizzato dal grande Renè Ferretti. Fin da subito, Angelo si invaghisce della nuova assistente alla regia, Lalla, decidendo con una sicurezza che gli appartiene, di conquistarla a tutti i costi, anche in modo discutibile, generando alti livelli di imbarazzo. Ma alla fine? Ci riuscirà?
Che differenza c'è per te tra un film o una serie televisiva trasmessa in maniera "classica" in tv o al cinema e quelle trasmesse sulle piattaforme digitali che ormai spopolano tra Netflix, Amazon Prime, Sky, Disney e chi più ne ha più ne metta? Cambia la visibilità o il prestigio per un attore o è sempre la stessa? Le piattaforme digitali sono il futuro dell’intrattenimento?
Per quanto mi riguarda, dal punto di vista del mio lavoro di attore, non mi sono mai posto il problema della differenza tra il fare un prodotto televisivo, da piattaforma o per il cinema. Il mio compito è quello di essere credibile sempre, a prescindere se poi, il tutto, verrà visto attraverso il cinema, la televisione o una piattaforma streaming, appunto. Il vero prestigio è fare bene il proprio lavoro, secondo me.
Anche se è indubbio che l’avvento delle piattaforme abbia rivoluzionato il mondo dell’audiovisivo, aumentando la possibilità di avere molte più produzioni ed una certa distribuzione che riesce a raggiungere molte più persone, in termini di visibilità. Dal mio punto di vista non credo che le piattaforme digitali debbano o vogliano sostituire il cinema. Sono esperienze totalmente diverse e l’esperienza della sala cinematografica o la visione di uno spettacolo a Teatro, resteranno e saranno sempre esperienze impagabili.
La piattaforma è un’altra possibilità di vedere un’opera, non un’alternativa al Cinema, ecco.
Hai al tuo attivo collaborazioni importanti ed internazionali: dalla serie “Trust” del premio Oscar Danny Boyle che narra la storia del rapimento di John Paul Getty III, a “Il Traditore” di Marco Bellocchio, presentato al Festival di Cannes e selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar 2020. Che emozione si prova a collaborare con dei personaggi così celebri?
C’è sempre una grande emozione quando hai la possibilità di lavorare con registi di un certo calibro e perché no, dei veri e propri maestri, soprattutto all’inizio del lavoro. Emozione mista a timore, direi.
Poi, immergendosi nel lavoro si ha la possibilità di scoprire anche l’essere umano, dietro al Maestro. Credo che sia una cosa molto bella, una cosa che ti aiuta ad assorbire ed a rubare tutto quello che puoi, per crescere nel lavoro e non solo, ovviamente.
Al tuo attivo hai anche premi e riconoscimenti: nel 2016 vinci il premio Federico II come Miglior Attore Emergente al Festival La Primavera del Cinema Italiano, nel 2019 hai ricevuto il prestigioso Premio Internazionale Vincenzo Crocitti come Attore in Carriera, qual è un Premio che vorresti vincere o un riconoscimento ufficiale che vorresti avere?
Sarei un ipocrita se dicessi che non mi piacerebbe vincere altri premi prestigiosi, ma credo che tutto questo sia legato ad un percorso personale e di maturità ed è un “di più” rispetto al lavoro stesso.
Per essere chiari, non faccio il lavoro che faccio in funzione di eventuali premi, ecco. Invece, la possibilità di poter scegliere se fare o non fare un progetto ed una maggiore continuità lavorativa credo siano un grande riconoscimento ed un grande traguardo all’interno di una carriera.
Dove ti vedremo prossimamente e, soprattutto, progetti futuri?
Il 30 novembre uscirà su Netflix, “Il Mio Nome è Vendetta”, un action movie con la regia di Cosimo Gomez. Io sarò l’antagonista di Alessandro Gassman.
Sempre su Netflix, dal 7 dicembre sarò uno dei pretendenti di Pilar Fogliati, nella serie “Odio il Natale”, una commedia romantica con la regia dei Cric (Clemente De Muro e Davide Mardegan).
A gennaio invece, su Rai 1 uscirà la serie “Il Nostro Generale”, regia di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, con Sergio Castellitto. Io sarò il Capitano dei Carabinieri Umberto Bonaventura, stretto collaboratore del Generale Dalla Chiesa. Invece progetti futuri, vedremo...
Photo credits: Alessandro Rabboni
Stefania Vaghi
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