Fino al prossimo 9 aprile 2023, il Museo Casa di Goethe a Via del Corso a Roma ospita la collettiva “VIAGGIO IN ITALIA XXI – Lo sguardo sull’altro”, mostra a cura di Ludovico Pratesi, una sorta di viaggio fra le opere di otto artisti appartenenti a diverse generazioni, accomunati dal lavoro tra l’Italia e la Germania: Francesco Arena, Guido Casaretto, Johanna Diehl, Esra Ersen, Silvia Giambrone, Benedikt Hipp, Christian Jankowski, Alessandro Piangiamore.
Otto artisti, suddivisi in 4 sale espositive, in un confronto e colloquio perfettamente sinergico tra stili, che hanno come scopo chiave quello di rispondere ad un’unica domanda: come ti relazioni con l’altro?
34 opere in un viaggio che spazia tra gli stili dei singoli artisti: c’è chi affida alla parola scritta il proprio messaggio, come Francesco Arena e le sue incisioni sul bronzo simile a un panetto di argilla, sono più sofferenti e tragiche le parole dei messaggi di Silvia Giambrone, che raccontano una morte, purtroppo, annunciata e taciuta. E’ video il viaggio di Guido Casaretto, con le sue maschere e i suoi travestimenti che spaziano nel Mediterraneo; è fotografico il viaggio di Johanna Diehl in una contrapposizione di immagini che indagano sulla memoria storica di Roma, così come Esra Ersen che fa il fulcro sulla migrazione, tra inserimenti nella società e questione rifiuti sempre nella Capitale.
E’ pittorico, quindi più “classico”, il rapporto con l’altro di Benedikt Hipp tra il simbolico e il surreale, il viaggio diventa metafora, fisicità e vulnerabilità, persino desiderio.
Il percorso espositivo si chiude con la sala dove troviamo Christian Jankoswki e Alessandro Piangiamore che propongono, il primo, una lettura molto ironica dell’altro, col suo cast alla ricerca del “Gesù perfetto”, mentre è più spirituale ed onirica quella di Piangiamore con la sua opera “Qualche uccello si perde nel cielo”, in una visione quasi spirituale e poetico, tra piume e traiettorie celesti.
Ho voluto fare qualche domanda a Ludovico Pratesi, per meglio comprendere la mostra e il percorso espositivo.
Un viaggio che parte da Goethe e arriva al contemporaneo, un parallelismo tra artisti italiani e tedeschi, si parla di viaggio ma anche dell’uomo. Come nasce quest’idea?
Siamo nella Casa di Goethe, non può che influenzare in qualche modo le possibilità di apertura al contemporaneo. Un’istituzione che si è aperta fino adesso poco al contemporaneo, interessante e anche un po' banale che si parta da Goethe per andare verso il mondo contemporaneo. Goethe come viaggiatore nell’ottocento – i viaggi di oggi sono totalmente diversi – ha un filo conduttore simbolico molto labile che però ci ha permesso in qualche modo di creare un itinerario all’interno della mostra.
Un itinerario che è basato sul dialogo e sul concetto di viaggio come spostamento, più che come viaggio nel senso goethiano che chiaramente è molto diverso.
Spostamento e anche riflessione su quello che oggi è il significato di spostarsi.
Cosa vuol dire oggi spostarsi per gli immigrati che spazzano i rifiuti nei marciapiedi di Roma nel lavoro di Esra Ersen; cosa significa spostarsi per un artista contemporaneo come Francesco Arena che viaggia il mondo e prende dei piccoli appunti e poi li mette su piccoli panetti che sembrano di creta, ma in realtà sono di bronzo. Cosa significa spostarsi per Johanna Diehl che va a visitare l’Italia e cerca nell’Italia quelle tracce di una memoria complicata, con cui l’Italia non ha fatto ancora i conti!
Spostamenti anche, purtroppo, più intimi, più tragici, come quelli di Silvia Giambrone cha ha questo dialogo con questa amica intima, che poi si toglie la vita, questo è uno spostamento doloroso, dalla vita alla morte, viscerale.
Spostamenti un po' più geografici per il lavoro di Guido Casaretto che più di tutti ha colto la dimensione letterale del viaggio, con i Mamuthones, il Mediterraneo, la Turchia.
Benedikt Hipp lo ha fatto in senso simbolico e pittorico con la pittura, io volevo che ci fosse un pittore, perché oggi la pittura è tornata prepotentemente in auge e poi alla fine di questo viaggio, con alcune “pesantezze”, abbiamo deciso di invitare le persone a sorridere e alla leggerezza, sorridere con Christian Jankowski, con un lavoro molto provocatorio, seppure in maniera sottile e raffinata, questa è un’opera che io ho scelto di presentare in questa mostra, perché mi sembrava fondamentale. E poi Alessandro Piangiamore che con questo piccolo dettaglio della piumetta immagina gli uccelli che si perdono nel cielo come i bambini.
E’ un dialogo che è stato scelto appositamente 4 stanze, 8 artisti, anche tra artisti?
Esattamente. Le stanze erano obbligate, perché lo spazio per le mostre temporanee è questo. Abbiamo lavorato sul multiplo del due, e ogni stanza ha un dialogo tra artisti ma anche tra linguaggi diversi, abbiamo il video, abbiamo la scultura, abbiamo la stampa, abbiamo la pittura, anche la fotografia. Quindi un’idea di raccontare come gli artisti oggi interpretano il viaggio, ognuno con il proprio linguaggio espressivo.
Una nuova Casa di Goethe, anche visto l’insediamento del nuovo Direttore?
Esatto. La mostra mi è stata chiesta precedentemente, dalla ex Direttrice Maria Gazzetti, che è andata via quasi subito. Poi è arrivato Gregor H. Lersch che è molto interessato al contemporaneo e quindi c’è stato subito un dialogo abbastanza allo stesso livello, è stato un lavoro molto interessante.”
Una mostra che consiglio assolutamente di vedere.
Stefania Vaghi
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