Fino al prossimo 5 febbraio 2023 Palazzo Barberini a Roma, ospita la mostra “Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera”, a cura di Andrés Úbeda de los Cobos, vicedirettore del Museo del Prado, e organizzata con il Museo Nacional del Prado e il Museu Nacional d’Art de Catalunya.
Negli spazi della Sala Marmi, della Sala Ovale e della Sala Paesaggi di Palazzo Barberini sono esposti 16 affreschi, la pala d’altare di Annibale Caracci, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli., una selezione di disegni, un video prodotto dal Museo del Prado che illustra le vicende legate alla genesi della cappella Herrera, agli autori e all'iconografia, alla Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, alla dispersione dei dipinti e infine al loro restauro.
Spettacolare e di indubbio impatto artistico e visivo nella Sala Marmi la ricostruzione della struttura della Cappella, con identiche dimensioni, all’interno della quale sono stati inseriti gli affreschi secondo la sequenza originaria del ciclo. Gli affreschi sono ideati da Annibale Carracci per la decorazione della cappella di famiglia del banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona.
Gli affreschi sono opere dello stesso Carracci e della sua bottega, a quattro mani con Francesco Albani e di Domenichino, Giovanni Lanfranco e Sisto Badalocchio.
A fare gli onori di casa la Direttrice di Palazzo Barberini Flaminia Gennari Santori che ha affermato: “Questa esposizione è la terza tappa di una mostra che è iniziata al Prado il marzo scorso, ha continuato l’estate scorsa al Museu Nacional d’Art de Catalunya a Barcellona e si conclude a Roma.
Una collaborazione tra musei che ha riportato a Roma, dopo quasi 200 anni, gli affreschi della Cappella Herrera, realizzata tra il 1605 e il 1607 da Annibale Carracci e dai suoi collaboratori per il banchiere spagnolo Herrera, che era il socio di Ottavio Costa, committente della nostra Giuditta e Oloferne, un insieme di storie che si intrecciano.
Sono affreschi notissimi, gli ultimi attribuibili ad Annibali Carracci prima della malattia e del “passaggio” a Francesco Albani.
La Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli viene poi abbandonata alla fine del ‘700, gli affreschi in essa contenuti vengono staccati e portati in Spagna e dimenticati. Per poi essere restituiti dopo un lungo lavoro di restauro e di ricerca.
A Roma abbiamo scelto, a differenza di Madrid e Barcellona, di ricostruire questo ambiente, di ricostruire la Cappella, in modo da enfatizzare e sottolineare il rapporto dello spettatore con gli affreschi, la dimensione del rapporto tra chi guarda e il complesso della decorazione.
Siamo molto felici del risultato, soprattutto in funzione della versatilità degli ambienti di Palazzo Barberini.
Ha dichiarato infatti il curatore della mostra Andrés Úbeda de los Cobos ”Sono rimasto estremamente colpito dal lavoro fatto da Palazzo Barberini. Questo è uno dei primi progetti di cui mi sono occupato, un progetto iniziato molti anni fa, a Madrid che mi è piaciuto moltissimo, perchè racconta tante storie, che lo rendono, secondo me, molto particolare.
Si inizia dalla pittura a Roma di inizio del 1600, la pittura romano-bolognese. Una storia di collaborazione tra artisti, per creare una cappella per un banchiere spagnolo, un personaggio importante. Condita anche da una storia sentimentale: è stato ricostruito uno spazio romano che non esiste più e che esiste solo ed esclusivamente per la volontà di Palazzo Farnese, un qualcosa di emozionante.
All’epoca la visita alla cappella Herrera era obbligatoria, per la qualità eccelsa dei suoi affreschi e per l’importanza del suo protagonista Annibale Carracci.
Per noi, e per me personalmente, è molto importante comprendere come era il posizionamento delle pitture nel 1605-1610, mancano soltanto tre pezzi (2 nel muro frontale e un ovale laterale).
Un’altra storia è quella del distacco o “strappo” dei vari affreschi e del loro stato di conservazione. Lo strappo è avvenuto a Roma nel 1830, lo stato di conservazione all’epoca non era malvagio.
Le pitture sono state sicuramente danneggiate, ma sono state anche restaurate al massimo delle possibilità.
Lavorare con tre istituzioni differenti è sempre difficile, sarebbe un’ipocrisia dire il contrario, ma in questo caso preciso devo dire che lavorare sia con Barcellona che non Roma è stato un vero piacere.
Voi come italiani dovete essere molto orgogliosi di avere un Museo come questo.”
Termina la Direttrice Flaminia Gennari Santori: “Un progetto di grande piacere, di grande crescita, all’interno del Museo, da noi prodotto e disegnato. Un lavoro, il tuo Andrés, che ha messo in luce le diverse mani che hanno lavorato, con Annibale Carracci che si ammala, è il luogo dove Francesco Albani, diventa artista.”
Continua Andrés Úbeda de los Cobos: “Bisogna ringraziare soprattutto l’opera Pia di Roma che ci ha lasciato questo quadro fondamentale, senza il quale non sarebbe stato possibile fare questa mostra.
Cosa abbiamo imparato? In che maniera questa mostra è diversa da quella fatta a Madrid e Barcellona? Semplice sono 3 progetti con 3 team diversi che hanno immaginato 3 progetti diversi. Questa è la cosa più interessante.
La mostra dove meglio si capisce com’era la Cappella, come si vedeva è questa di Roma. Qui avete avuto la possibilità di ricostruire la cappella in toto, con le opere nella loro ubicazione principale e ci fa capire la ragione delle forme differenti delle pitture.”
Una mostra assolutamente da non perdere fino al 5 febbraio 2023 a Palazzo Barberini.
Stefania Vaghi
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