Fino al prossimo 12 febbraio il Teatro OFF OFF di Via Giulia a Roma, mette in scena KIM O Amor è a Cura nello spettacolo tratto dal testo “Unghie”, di Marco Calvani, adattato da Lucilla Diaz, Alessandro Brandao e Dandara Vital, con la regia di Fabio Massimo Iaquone e la produzione di Vanessa Bikindou.
Una interpretazione intensa, sofferta, estremamente realistica quella che porta in scena l’attrice brasiliana Lucilla Diaz, che interpreta proprio la protagonista Kim, una donna transessuale cinquantenne, che non si è mai identificata con il genere che le è stato assegnato alla nascita.
Sul palco, oltre alla straordinaria Diaz la celebre violinista H.E.R., al secolo Erma Pia Castriota, a cui è affidato il messaggio di apertura e chiusura della pièce teatrale.
H.E.R., transessuale anch’essa, come la protagonista del testo teatrale, attivista convinta e sempre in prima linea, ha al suo attivo anche la vittoria al contest Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty, oltre ad una carriera musicale eccelsa, che l’ha vista collaborare con i più grandi nomi del panorama musicale italiano: da Franco Battiato a Teresa De Sio, da Lucio Dalla a Donatella Rettore, fino alla collaborazione con Morrissey, voce dei leggendari Smiths.
Lucilla Diaz con estrema padronanza del palco, dove la scenografia rappresenta la sua abitazione ci racconta di Kim, delle sue paure, delle sue fragilità, ma anche del suo essere transessuale in un mondo che non accetta i diversi, che rilega i “non omologati” a lavori secondari (è bibliotecaia in una scuola di suore, nascosta alla vista di molti), e i meno fortunati, come la sua migliore amica, al marciapiede.
Una storia che, come afferma la stessa Diaz, ha conosciuto otto anni fa e di aver fortissimamente voluto portare sul palco, come a voler abbattere quella quarta parete che divide l’attore dal pubblico in sala.
La Diaz ci fa palpare con mano i sentimenti che si susseguono in Kim, le sue paure, i suoi dubbi, ma ci “sbatte in faccia” anche la triste realtà del quotidiano, del vissuto giornaliero di una transessuale che è ancora trattata da diversa, che è oggetto di scherno, di violenza, da parte di chi si considera normale.
Una famiglia che troppo spesso dimentica, un fratello inesistente, un datore di lavoro che la tiene al “guinzaglio” e la controlla spasmodicamente, un dottore che le ricorda che è prossima all’intervento per cambiare sesso e vita.
Ma è proprio tutto questo tourbillon che arriva a Kim all’alba di una nottata da dimenticare e la destabilizza irrimediabilmente. Sono le 6 di mattina, Kim torna a casa, devastata, insultata, graffiata, percossa, senza la sua parrucca nera e da li parte lo spettacolo: le telefoniate infinite i batti e ribatti con Suor Rita, la sua amica, il dottore, il fratello…
Tutto travolge Kim, l’alcool, la nottata, le mille informazioni che deve immagazzinare e che riportano alla luce antiche ferite, antichi dolori, mai dimenticati, da chi è vissuto a pane ed emarginazione e che sfociano in una rabbia troppo spesso sopita.
Lucilla Diaz ci regala le mille sfaccettature di una donna, di una persona e lo fa con una minima facciale straordinaria, un’interpretazione di pancia e di cuore, in un mix & match tra italiano e brasiliano, che funziona magistralmente, dove tutto il suo corpo vibra ad ogni singola battuta e trasuda emozioni.
Strepitosi gli interventi musicali della violinista H.E.R. che ci delizia con virtuosismi musicali non comuni accompagnati da effetti visivi di grande effetto e all’avanguardia.
Uno spettacolo che va assolutamente visto, che vuole essere un “occhio di bue” sulla condizione dei transessuali, di chi vive nella condizione definita disforia di genere che, purtroppo, ancor oggi, è fin troppo attuale con chi combatte tutti i giorni per non essere discriminato, deriso, ghettizzato, bullizzato e non riconosciuto dalla società moderna.
Stefania Vaghi
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