Orazio Gentileschi E L’immagine Di San Francesco A Palazzo Barberini

Orazio Gentileschi E L’immagine Di San Francesco A Palazzo Barberini

La nascita del caravaggismo a Roma

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Fino al prossimo 10 aprile 2023 le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini presentano la mostra “Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma”, a cura di Giuseppe Porzio, professore di storia dell’arte moderna presso l’Università di Napoli L’Orientale, e Yuri Primarosa, curatore del museo e docente a contratto di storia dell’arte moderna presso la Sapienza Università di Roma.

Al piano terra di Palazzo Barberini troneggia, esposto per la prima volta, “San Francesco in estasi”, di Orazio Gentileschi, notificato dallo Stato italiano su parere di Yuri Primarosa quale opera di eccezionale importanza storico-artistica.

L’inedito dipinto di Gentileschi è messo a confronto con tre importanti opere conservate a Palazzo Barberini e con un quadro proveniente dal museo del Prado: il San Francesco in meditazione attribuito a Caravaggio, il San Francesco sorretto da un angelo dello stesso Gentileschi, il San Francesco in preghiera del Cigoli e il San Francesco sorretto da un angelo di Madrid, altro capolavoro della fase giovanile di Gentileschi.

La Direttrice di Palazzo Barberini Flaminia Gennari Santori si è così espressa, parlando della nuova esposizione:

“Due parole su questa vicenda che è assolutamente interessante ed importante, perché questo quadro è una scoperta, è stato intercettato in un ufficio d’esportazione dal nostro curatore Primarosa, che lo ha portato al centro di una vicenda artistica fondamentale: l’esordio di Orazio Gentileschi. Quest’opera è un quadro straordinariamente interessante, è un’opera che dà conto e rileva un nodo storico importantissimo, per questo è una scoperta molto importante. Un’opera che non è stata esportata ma sta per essere acquistata da un museo pubblico ed in qualche modo privato, da una fondazione privata, da Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli, ma, forse, non si può ancora dire.

Rimarrà così visibile al pubblico, un’opera così nodale, e sarà contestualizzata con altre opere, a disposizione del pubblico e degli studiosi. Un’opera possibile con la collaborazione della Galleria Benappi Fine Art, un esempio di pratica di lavoro collaborativa, tra Sovrintendenza, Museo, Università, mercanti privati, una buona pratica che rappresenta al meglio anche il ruolo del museo statale, di diventare il punto di incontro e congiunzione di tutte queste realtà diverse che sono intervenute. Con queste opere si va al di là della nebulosa delle opere dei caravaggeschi o di Caravaggio e i caravaggeschi.

Come afferma Yuri Primarosa il curatore: “E’ una mostra di studio che comunica al grande pubblico un momento storico che i più non conoscono. Io sono reduce dalla mostra di Artemisia Gentileschi bisogna dare ad Orazio, cioè al padre, quello che è di Orazio.

La mostra punta i riflettori e nasce da una scoperta: l’occasione è stata la riemersione di questo dipinto, questo “San Francesco in estasi” di Orazio Gentileschi, accertato dopo la pulitura del quadro, che è stata eseguita a Firenze da Stefano Scarpelli, in maniera egregia.

Si tratta di un quadro molto interessante non solo perché è un quadro bellissimo con una resa della materia e con un tratto veramente straordinario ma perché ci riporta ad una vicenda storica, artistica, spirituale, di grande interesse per la pittura romana: la nascita del caravaggismo a Roma. Un fatto molto importante anche per questo Museo, dove queste opere sono contenute in un numero così cospicuo con dei capolavori assoluti. Nello spirito che contraddistingue molte delle iniziative di questo Museo, cioè quello di fare mostre e dossier e dei focus piccoli nelle dimensioni ma che puntano i riflettori su alcuni dipinti della nostra collezione, in questo caso il là lo danno il San Francesco di Caravaggio in deposito da Carpineto Romano e l’altro San Francesco con l’Angelo di Orazio Gentileschi che normalmente sono allestiti al primo piano del Museo, che è stato di recente riallestito dalla Direttrice Flaminia Gennari Santori insieme a tutta la collezione caravaggesca. E dunque il nuovo dipinto di Orazio Gentileschi si inserisce in questa congiuntura, essendo un tassello fondamentale nell’elaborazione di un linguaggio formale nuovo da parte di Orazio Gentileschi.

Orazio Gentileschi è un pittore toscano che si trasferisce a Roma abbastanza presto, classe 1563. Arriva a Roma adolescente, dove di fatto inizia a lavorare nel solco del tardo manierista convenzionale, nulla lascia presagire questa svolta che lui ha dopo l’incontro con Caravaggio. Che è un incontro sconvolgente, un giovane ragazzo che arriva dalla Lombardia, da Milano nel 1595 e cambia totalmente le sorti della pittura della storia dell’arte europea.

Orazio Gentileschi che conosce Caravaggio personalmente, è suo amico, frequentano gli stessi personaggi. Molti pittori conoscono i lavori di Caravaggio, molto pochi avevano un accesso privilegiato alla sua dinamica operativa, al suo studio, per un pittore che per ragioni storiche, biografiche non ebbe mai una scuola in senso ortodosso e dunque questo è il motivo per il quale Orazio Gentileschi ha potuto convertirsi così presto.

Questa conversione di Orazio ha anche una valenza esistenziale, un carattere religioso, ma non si traduce in una mera indicazione, non è un aderente alla scuola di Caravaggio, conserva un tratto di originalità che gli deriva dall’essere già formato. Sono pochi i pittori di questa congiuntura storica in cui si può osservare la trasformazione da seguaci del tardomanierismo a profeti del nuovo modo di dipingere. A Napoli Battistello Caracciolo, Carlo Senditto e a Roma Orazio Gentileschi. Giovanni Baglione che sarà coinvolto nel processo del 1603 che è un po' anche l’occasione storica che ci permette di dare un senso a questa esposizione.

Giovanni Baglione stenta ad acquisire la genuinità del linguaggio di Caravaggio e quindi questa disputa che è alla base del processo non è solo una disputa per ragioni personali è un modo di intendere la pittura. Che cos’era successo? Negli atti del processo che sono esposti in mostra, Giovanni Baglione aveva denunciato Caravaggio e Orazio Gentileschi, insieme ad altri colleghi per una diffusione non autorizzata di libelli diffamatori sul suo conto. Ma in maniera del tutto accidentale da queste carte, Orazio Gentileschi dichiara di essere amico di Caravaggio e di avergli prestato due settimane prime (fine estate 1603) una veste da cappuccino ed un “par d’ale”, due strumenti di scena, due costumi di scena, necessari alla pratica del naturale che evidentemente due amici si scambiavano.

La cosa abbastanza sorprendente è che il San Francesco qui esposto per la prima volta indossa un saio cappuccino e questa evidenza permette di collocare, insieme all’evidenza stilistica, il quadro in quel giro di anni. Il 1603 è una data estremamente precoce per dipingere un quadro influenzato da Caravaggio.”

Una mostra assolutamente da non perdere nella splendida cornice di Palazzo Barberini a Roma.

Stefania Vaghi

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