Sono le 20,50 quando padre Fiorello dà il benvenuto alla settantesima edizione del Festival di Sanremo. Un vero e proprio sermone, seppur nel suo stile, a difesa del suo amico Amadeus. Ed è proprio su Fiorello che voglio soffermarmi e spendere due parole.
Fiorello come detto nel mio precedente articolo, è uno con le spalle larghe nato per fare il mattatore...uno che piace per la sua versatilità a grandi e piccini dai tempi del karaoke. Ecco, da allora sono trascorsi 28 anni Fiore mio caro, un lungo lasso di tempo dove è stato tutto o quasi perfetto ciò che hai fatto ma negli ultimi tempi avverto una sorta di blocco creativo. Lo so che Viva RaiPlay è stato un format innovativo e di successo per tutti ma io ho dissentito dalla massa, non per il format ma per la tua performance che sembra non riesca a trovare la chiave del rinnovo.
Detto questo, in questi ultimi mesi hai sottolineato il valore della parola AMICIZIA. Hai mantenuto una promessa fatta 30 anni prima e ti ha fatto onore esserci ora come mattatore, ora come amico, ora come valletto quasi. Era importante per Ama che tu fossi lì, ci sei stato e ci sarai fino a sabato. Chapeau.
Ed è proprio Fiore a presentare il direttore artistico e conduttore della 70^ edizione del Festival di Sanremo. Amadeus, con un outfit firmato Gai Mattiolo, che ne rispecchia in pieno la personalità giocosa, fa il suo debutto finalmente sul palco del Teatro Ariston. Sprizza felicità dagli occhi, è il sogno che si realizza ed è perfettamente a suo agio. Per oltre 4 ore di diretta è stato impeccabile, non ha sbagliato nulla, un tempo, una pausa, un nome. Anni ed anni di radio hanno fatto sì che non perdesse mai il ritmo, ha tenuto una conduzione fluida fino ai saluti finali. Amadeus ha vinto il suo personalissimo festival e lo dimostrano i dati Auditel con 12 milioni di telespettatori con uno share del 51,24%, una partenza con il botto e che ha oscurato l’eccellente risultato dello scorso anno di Baglioni. Ed il popolo del #iononguardosanremo muto.
Va sottolineata subito l’importante novità di quest’anno: “È il Sanremo dell’inclusione, dell’accessibilità, della coesione sociale, della difesa della parità di genere e dei diritti civili. È il Sanremo della grande proposta digitale Rai. È il Sanremo che esce dal Teatro per coinvolgere la città. In una parola è il Sanremo del Servizio Pubblico, unica vera guida delle scelte editoriali di una Rai che deve essere di tutti”, come ha dichiarato l'Amministratore Delegato Rai, Fabrizio Salini.
La serata inizia con l’esibizione delle quattro nuove proposte: primo scontro Eugenio in Via di Gioia vs Tecla Insolia, passa prevedibilmente e senza sorpresa alcuna con il 50,1% Tecla. Secondo scontro Fadì vs Leo Gassman: non ci sono sorprese nemmeno in questo caso, passa Gassman con il 54%. Tecla e Gassman li ritroveremo nella semifinale di venerdì.
Alle 21,37 prima che scendano in campo le ugole dei 12 campioni, arriva l’ospite musicale più atteso: Tiziano Ferro che omaggia Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu. I sorrisi e la voce di Tiziano non hanno bisogno di tante parole ma ci hanno insegnato che poco importa se riempi gli stadi e sei famoso in tutto il mondo, l’emozione - quando è vera – non la tuoi controllare. E così nell’omaggio a Mia Martini, accade l’inaspettato. L’emozione prende il sopravvento, stecca, si commuove, abbraccia Amadeus e sussurra “Ho rovinato tutto che palle”. No Tiziano, non hai rovinato nulla. Le tue lacrime sono state così vere che anche i più grandi estimatori di Mia ti hanno dedicato solo parole belle. E le tue canzoni sono una carezza al cuore.
È un compleanno importante per il festival, si celebra la storia della musica italiana e come esimersi dall’invitare la coppia sanremese per antonomasia? Al Bano e Romina propongono un medley dei loro successi per congedarsi con l’inedito“Raccogli l’attimo”., scritto da Cristiano Malgioglio. Non so quanti di voi l’avranno sentito ma Romina che chiede sottovoce ad Al Bano “Quanto tempo abbiamo?” e lui che risponde “Tutto quello che vogliamo”, sottolinea la diversità dei due, più schiva lei più egocentrico lui. Senza entrare nel merito di un presunto playback, resta il fatto che hanno fatto cantare il teatro ed i telespettatori perché poi Sanremo ha questo effetto di tirar fuori il cantante che è in ognuno di noi.
Ed il popolo canterino non si sarà tirato indietro nemmeno con l’ospitata di Emma Marrone che dopo aver presentato insieme al cast ed il regista Gabriele Muccino il film “ Gli anni più belli“, ha regalato al pubblico sanremese un medley delle sue canzoni. Su di lei ancora non cambio idea, non mi convince ma ho rispetto dei complimenti letti un po’ ovunque. Come dicevano i latini de gustibus non disputandum est.
Di questo lungo resoconto ho lasciato volutamente alla fine le presenze femminili, il cui peso sul palco è stato decisamente diverso.
Diletta Leotta ha giocato sulla sua bellezza, con la consapevolezza di essere lì perché madre natura (e non soltanto) sono stati particolarmente bravi. “Sono bellissima, ma sapete la bellezza capita, non è un merito. Certo può essere un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui, starete pensando. Sono una conduttrice sportiva, ma sarei ipocrita se dicessi che il mio aspetto sia qualcosa di secondario. La bellezza è un peso che col tempo può farti inciampare se non la sai portare. Mia nonna Elena a 85 anni è ancora pazzesca. Con il tempo inevitabilmente quella bellezza viene meno, noi vorremmo evitare il tempo, ma questa sera vorrei fare un esperimento, per capire che effetto farà su di me. Nel 2076, quando avrò l’età di mia nonna, sarò felice? Mia nonna resta bellissima perché è vero che il tempo passa per tutti, ma non per tutti allo stesso modo. Lei mi ha insegnato a non essere semplicemente bella, ma studiare, sforzarsi per trovare un lavoro e poi anche l’amore”. Tu non hai colpe Diletta, la colpa è degli autori che - pur con le migliori intenzioni - ti hanno scritto un monologo da teenager che ha reso ancora più evidente il divario tra te e Rula.
L’altra presenza femminile è stata appunto la giornalista Rula Jebreal. La sua presenza ha un motivo preciso, raccontare il dolore di una donna vittima di violenza. Il suo monologo scritto con l’aiuto degli autori e di Selvaggia Lucarelli, è un pugno nello stomaco. Nel teatro cala il silenzio interrotto solo dalle parole e dalle lacrime di Rula. Raccontare di una vicenda personale ( la mamma vittima di violenza sessuale si è suicidata, ndr), non è semplice ma è stato per lei importante ai fini della sua battaglia. “Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine: la sera ci raccontavamo le nostre storie tristi, che toglievano il sonno. Erano le storie delle nostre mamme: stuprate, uccise. Mia madre ha perso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni: si è suicidata, dandosi fuoco. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, era stato il luogo della sua tortura. Brutalizzata e stuprata due volte”. Il monologo è intenso e vi invito a guardarlo e diffonderlo il più possibile. Fa male pensare alle vittime di violenza costrette a rispondere a domande sul loro abbigliamento al momento dello stupro. E Rula, nella sua dolcezza, si congeda con semplici parole “Domani chiedete pure come era vestita la Jebreal al festival, ma non chiedete mai più a una donna stuprata come era vestita quella volta..”.
La violenza sulle donne è un argomento che ha avuto una risonanza importante anche grazie alla presenza sul palco di Gessica Notaro, sfigurata con l’acido dal suo ex compagno tre anni fa. La Notaro, insieme ad Antonio Maggio, ha scelto di portare il suo messaggio attraverso le parole di un brano scritto da Ermal Meta: “La faccia e il cuore” sono parole delicate che in tanti avrebbero voluto in gara.
Ed appunto il Festival di Sanremo è in primis una gara e nel corso della serata si sono alternati i primi 12 campioni in gara, votati dalla sola giuria demoscopica.
In ordine di esibizione:
Irene Grandi – Finalmente io: da due autori come Gaetano Curreri e Vasco Rossi mi sarei aspettata qualcosa di sorprendente. Deludente lei ed il brano.
Marco Masini – Il confronto: Masini è fedele al suo stile. Festeggia i 30 anni di carriera mettendosi in discussione su un palco che lo vide sul gradino più alto nel 2004.
Rita Pavone - Niente (resilienza 74): Rita, nemmeno io ci ho capito niente....però per carità hai una bella carica poi sul resto discuteremo nei prossimi giorni.
Achille Lauro – Me ne frego: lo so, andrebbe valutato il pezzo che tutto sommato rientra nel suo stile ma la mise….inguardabile.
Diodato – Fai rumore: elegante, in pieno stile sanremese il brano. Nulla da dire se non parole positive, è sul mio personalissimo podio.
Le Vibrazioni – Dov’è: apprezzabile la scelta di portare sul palco una persona che traduce il brano nella lingua dei segni. Il brano è carino e ci ha riportato Beppe Vessicchio all’Ariston, cosa volere di più?
Anastasio – Rosso di rabbia: lo dico? Anastasio è candidato il Premio della Critica. Interessante la sua performance ma il suo diretto “avversario” – Rancore - si esibirà stasera. Vedremo.
Elodie - Andromeda: il brano porta la firma di Mahmood e si percepisce dalla prima nota. Buona l’interpretazione di Elodie, sicuramente si piazzerà nella parte alta della classifica.
Bugo e Morgan – Sincero: mah, Morgan non è uno che prende al primo ascolto ma è un musicsta dal quale ci si aspetta tanto. Da riascoltare.
Alberto Urso - Il sole ad est: indiscutibilmente bravo ma un po’ fuori contesto, il suo è un genere tutt’altro che pop ma che per promuoverlo lo spingono in queste vetrine.
Riki – Lo sappiamo entrambi: canzone pensata per le ragazzine, niente di entusiasmante. Lui ha delle potenzialità ma gli manca un brano importante.
Raphael Gualazzi - Carioca : penalizzato fortemente dall’orario (ore 1,10) però sveglia l’Ariston. È una garanzia ogni volta che partecipa al festival ma è sempre penalizzato dalle giurie.
La classifica della prima serata
1 Le Vibrazioni
2 Elodie
3 Diodato
4 Irene Grandi
5 Marco Masini
6 Alberto Urso
7 Raphael Gualazzi
8 Anastasio
9 Achille Lauro
10 Rita Pavone
11 Riki
12 Bugo e Morgan
Sara Grillo
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