L’arte è azione in generale, la vita è un link. Ogni cosa si collega ad altre e l’energia è quella di scoprire dove si può arrivare. Non si vuole omologare come attrice dei nostri tempi, ma si definisce artista a tutto tondo.
L’incontro con Paola Saulino è molto occasionale. Ci si presenta come di consueto. Ambedue concentrate da quell’interesse e dalla passione che smuove chi vuole raggiungere qualcosa.
Un obiettivo. La determinazione netta che la giovane artista emana è fonte di un’energia giovanile che le permette di essere molto attiva e di saper fronteggiare situazioni per migliorare il suo avvenire.
Tra masterclass che la porteranno a Los Angeles, tra corsi di burlesque, tra la sua bellezza evidente e, ogni tanto da sfruttare, Paola Saulino, napoletana, sa smuovere le acque intorno a lei. Di primo acchito sembrerebbe una vamp e basta. Ma la sua personalità va ben oltre le aspettative e ciò sorprende.
Forse l’apparenza inganna davvero. A lei piace l’imprevisto, essere sé stessa, far uscire la sua forza come forma caratteriale. Con la capacità di affrontare ciò che desidera con fermezza e fierezza. Spogliare una persona delle sue fragilità, dei suoi pensieri, del suo percorso di vita e di come si muove nella vita è fonte di conoscenza.
Andiamola a scoprire insieme, buona lettura.
Quale percorso di studi hai seguito e quale la tua laurea?
Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione, in particolare, seguendo un curriculum etno-antropologico. Avevo una forte propensione verso le materie umanistico-filosofiche, così ho preferito concentrarmi su molti esami di antropologia e filosofia. Ho discusso una tesi in Performance e Arte Contemporanea per la quale mi sono battuta particolarmente, sull'artista Matthew Barney, concentrandomi sul rapporto del suo operato in riferimento al corpo, al cinema e al mito. Desidero conoscerlo al più presto, appena andrò in America spero di averne la possibilità.
Dopo esattamente 14 mesi, facendo un certo tour de force, mi sono laureata, con più di un semestre di anticipo, in Imprenditoria e Creatività per il Cinema, Teatro e Televisione discutendo la tesi in Gestione e produzione nelle Imprese Culturali, riguardo la Traviata di Verdi per la regia di Ferzan Ozpetek. Mi sono concentrata sulla figura di Violetta, sulle sue scelte e sul suo corpo generoso, per fare un parallelismo tra il corpo scenico e il corpo imprenditoriale.
In che modo tendi a sfruttare i tuoi studi in ambito lavorativo?
In generale mi hanno aperto la mente, ho sempre cercato di far confluire tutte le cose che facevo nel medesimo contenitore, cioè Io. Quindi se mi interessava il potenziamento di me stessa, l'ho portato avanti in tutto ciò nel quale mi sono imbattuta. La cultura mi rende forte, è un'arma che uso, quello che so lo faccio valere, vedere e me ne vanto. Voglio fare la differenza e ogni cosa è utile, voglio avere di più degli altri. Il fatto che abbia fatto un percorso formativo, anche di tipo universitario, mi concede di essere molto più preparata su certi aspetti e questo serve, o comunque lo utilizzo al pari di quanto utilizzo il mio corpo e il mio aspetto. In generale tutto si può ricollegare a tutto, la vita è una rete, ogni link ti riporta ad altri link, è tutto potenzialmente collegabile. I miei studi, nella fattispecie, mi hanno fatto avere un panorama decisamente ampio, ma anche approfondito di tutto il mondo della Comunicazione e dell'Impresa dello Spettacolo e questo ho saputo sfruttarlo già diverse volte e con tagli incisivi che mi hanno permesso di mettere le cose in chiaro, darmi un peso specifico e fare una bella figura.
Come ti sei avvicinata al campo artistico/recitativo?
Probabilmente sono nata vicino a questo campo, solo che non sapevo cosa fosse o comunque come si chiamasse, poi ho scoperto che c'era il teatro e gli sono andata incontro, diedi semplicemente un nome a questa esigenza. La prima cosa che ho potuto fare è stata quella di cercare un laboratorio, mi informai, ero al liceo e entusiasta mi iscrissi al corso di teatro. In realtà si trattava di teatro-danza. Per i primi tre anni di formazione ho lavorato per lo più con il corpo, si studiava mimo, si facevano improvvisazioni a tema su musica, etc. Il primo nome famoso che ho sentito in assoluto fu quello di Pina Baush alla quale sono molto affezionata. Successivamente cercai la parola e mi iscrissi a una scuola di Teatro di Napoli dove, per quattro anni, ho studiato, e da tale percorso ho recuperato tantissimo. Lì ho imparato a pensare quando si recitano battute e ho acquisito più esperienza. Attualmente, invece, sono alla fine di un Actor Training presso gli Hollywood Tecniques Studios, dove recito esclusivamente in inglese e che mi spedirà a breve a Los Angeles per continuare le Classi negli Ivana Chubbuck Studios. Il percorso è durato 9 mesi in Italia e durerà almeno 3 mesi in America dove spero di poter rimanere più tempo. Questo ultimo passaggio lo sento come momento di svolta, sia personale sia artistica.
In generale sono molto ispirata dalla musica. Da bambina studiavo anche pianoforte, cominciai a 6 anni per circa una decina di anni. Ancora oggi se posso, con un po' di difficoltà, mi piace esercitarmi. Le altre influenze sono cresciute durante gli anni dell'Università avendo avuto l'opportunità di seguire corsi di Videoarte, Storia dell'Arte e Arte contemporanea.
Una tua recente intervista sottolinea, in modo energico, quanto per te sia importante l’arte e l’essere artista. Credi che l'Arte arricchisca gli animi e le menti? Spiegami questa tua idea
Sento di avere un ottimo rapporto con l'Arte contemporanea, mia grande passione. Mi sembra il modo più astratto e concreto, allo stesso tempo (che poi è nel contrasto che risiede la poesia), di essere artista. Mi interessa molto il percorso formativo dell'artista, da ciò che lo porta ad avvicinarsi all'arte figurativa fino al parto dell'idea conducendolo a creare una cosa così nuova la quale potrebbe ritenersi, in certi casi, geniale e stupida. allo stesso tempo. Basta ricordare Marcel Duchamp, Joseph Beuys,oltre a Barney, mio grande amore. E anche altri che mi ispirano da Yves Klein, a Fontana e Manzoni.
L'arte arricchisce sì, la mia mente e il mio animo, come anche il mio corpo, sinceramente. Per il resto credo nel concetto dell' Inutilità dell'Arte.
Mi sento un'artista, diciamo che potrei definirmi una performer. Per quanto riguarda le opere di Arte Contemporanea in senso stretto, diciamo così: «Spero di diventare un'attrice così ricca e famosa, da poter diventare una collezionista. Poi magari, posso diventarlo, anche se sposo un uomo molto ricco»….
La tua idea è che l’arte sia inutile. Non trovi che l’arte abbia e viva un senso più ampio?
Un oltre intangibile? Pensi che essa non sia e non possa essere accessibile a tutti?
Credo vivamente che l'arte sia inutile ed è proprio questo che la rende preziosa. E' un bene di lusso. Quindi è ricchezza, in tutti i sensi.
L'arte non risolve le cose necessarie, parliamoci francamente, non costruisce pozzi in Africa, ne salva i bambini dalla fame, etc. Credo ci sia più bisogno di bravi medici che di bravi artisti, nella vita!
Poi c'è l'arte, che va oltre e che può nutrire le persone, le può salvare. Personalmente sono stata salvata da espressioni artistiche. In alcuni momenti se non ci fosse stata la musica, i miei sogni, se non ci fossero stati i miei idoli: Marilyn, Michael Jackson, Moana, Maradona… (tutti con la "M"…ma questa è un'altra storia), probabilmente sarei stata risucchiata dall'aridità dei giorni comuni e delle persone comuni, frustrandomi della mia incomunicabilità e questo non so dove mi avrebbe potuto condurre. Ma è pur vero che questa sono Io!
Credo che l'arte faccia più bene all'artista che al pubblico, in fin dei conti. Questo credo di intendere. Per il resto l'arte è assolutamente di tutti, almeno quella! E tutti, anche senza educazione o grossi strumenti, secondo me, possono capire il bello. Mi spiego: anche l'ultimo dei contadini, se va a teatro riesce a individuare chi è forte e chi no, senza dubbio. La grandezza è visibile a tutti. Almeno nell'ambito del cinema, del teatro, della musica (più o meno) e della danza. Poi magari altre forme di arte figurativa avrebbero bisogno di una certa infarinatura per essere comprese a pieno. Certo è che ogni espressione artistica ha più livelli di comunicazione, presumibilmente chi la progetta ha un quadro ampio dei vari sensi, poi i diversi fruitori apparterranno sempre a diversi strati, per cui, ci sarà sempre chi si fermerà al primo livello intuendo solo il senso letterale e chi andrà oltre con altri riferimenti. Dipende da quanti strumenti si hanno e sinceramente anche da quanta sensibilità. Quando l'arte poi si propaga inizia davvero il suo percorso che va oltre e quello sarà diverso per tutti, perché la stessa cosa non è vista mai dagli stessi occhi.
Se pensi all'inutilità dell'arte, allora non esisterebbero pittori, scrittori, attori, fotografi e tanto altro. Ne sei consapevole? E come pensi che tutti gli artisti esistenti possano divulgare la loro voce?
No, esisterebbero lo stesso, infatti esistono, solo che l'arte continua ad essere inutile o comunque inconsistente. Molti prodotti artistici, spesso, sono intangibili e immateriali, partiamo da questo, altri effimeri e provvisori (si pensi al teatro e alla performance), altri soggetti a deterioramento (nastri, pellicole, quadri, tombe, templi, chiese, altari…). La Vita è inutile, da questo punto di vista finisce, resta intangibile, molte persone vivono come se non dovessero morire mai, a me non mi importa di nulla. A volte penso che è tutto così temporaneo e ciò mi rende libera di fare cose impensabili, perché penso che tanto non si risolve nulla, è come se fosse un'eterna malattia, ci si cura per un po' ma non c'è scampo, è questa la realtà e l'Arte è Vita e non potrebbe essere differente! Mentre divulgare la propria voce è il preziosissimo contentino dell'artista. Innanzitutto, già se fremi dalla voglia di parlare e ci riesci e hai qualcosa da dire, fai la differenza rispetto al marasma di pseudo creativi che perdono il tempo a lamentarsi del fatto che non hanno la possibilità di esprimersi. Balle! Se sei un artista devi avere la consapevolezza di tutta questa inutilità. E’ proprio quella la spinta ad azzardare e a non avere paura, a rischiare, a mettersi in gioco e non avere vergogna, a ragionare con il sesso aperto e con i piedi scalzi, a sentire ciò che vuoi e capire come ottenerlo. Chiaramente per divulgare la voce devi essere furbo, nichilista per certi versi, sicuramente non moralista, devi essere scaltro, accettare il compromesso, purché questo lo senti utile per un fine più alto, cioè l'urgenza del tuo messaggio/della tua azione/del tuo lavoro… Almeno così si dà un senso e credo che l'arte risieda proprio in questo passaggio, nella realizzazione di un progetto, di una vita professionale, perché è proprio nell'estrinsecazione di un'idea , che vive la magia, quella è la cosa difficile, non distruggersi di seghe mentali. In fondo il gioco di trovare modi per divulgare la tua voce è così divertente a volte ed è un ottimo mezzo per distrarsi, consolarsi, godersi le peripezie della vita quotidiana e mettere in moto energia, energia, quella forse non è inutile e pure essendo inconsistente, si sente tutta, si propaga, si trasforma, e certo non sarà mai provvisoria, forse solo l'energia potrebbe essere l'unica certezza della vita in senso ampio (scientifico, biologico, artistico, emozionale, personale, sessuale…)
In che modo si può coniugare l'arte al cinema o al teatro?
Credo che in generale il cinema si possa coniugare all'arte proprio per l'azione. Arte è azione in generale. In particolare l'origine della performance (che in sé è la disciplina che può rappresentarmi di più) nasce dall'azionismo Viennese, che a me piace molto, anche se le opinioni in merito sono molto contrastanti. Esso mette in scena immagini di natura psicologica /psicopatologica, sado-masochista, e autolesionista, con accenti profani e dissacranti (che adoro), e credo che l'arte, se esiste, deve essere profana e dissacrante, così come il cinema, che deve essere in grado di raccontarci cose che nella vita normale non si hanno le palle di fare, storie che vale la pena raccontare, il cinema deve essere stra - ordinario, nel senso di "Fuori dall'ordinario" e se non sei un artista almeno fruisci arte e cinema per avere la pallida sensazione che anche tu comune mortale puoi essere dissacrante. Uno dei massimi esponenti di tale movimento è Hermann Nitsch, che definisce il suo operato Teatro delle Orge e dei Misteri, le cui azioni sono violentissime in taluni casi e io sono profondamente ispirata da questo. Nitsch utilizza sangue e liquidi corporei mettendo in risalto le funzioni del corpo e le pratiche sessuali. Non mi dilungo perché non la smetterei più, ma in questo senso arte = vita, così come cinema = vita e la Vita è Sporca e questa cosa è fantastica e l'arte deve, ha il dovere di raccontarlo. Dall'azionismo deriva l'Happening, una forma di teatro che mette in scena la vita, in particolare come irruzione nella quotidianità. Anche la Performing Art deriva dall'azionismo, azione allo stato puro, che coinvolge tempo, spazio, corpo dell'artista e il rapporto di quest'ultimo con il pubblico, che può prevedere anche l'utilizzo di un medium. Da qui nasce il Living Theatre di Judith Malina e Julian Beck , questi sono sono collegamenti tra arte, teatro e cinema, e a meno che non si sappia nulla a riguardo, di ciò che è avvenuto nel Novecento, sono chiari, per me. E addirittura non credo si tratti di collegamenti, ma di naturali conseguenze e coerenti evoluzioni.
Da come ti esprimi l’enfasi scaturisce e la tua energia dirompe. Come consideri l'energia?Che tipo di energia senti di emanare e di trasmettere?
Energia violenta! Sento che mi attraversa un urlo e sento che ho voglia e bisogno di farlo uscire. In questo senso sono fortissima e mi dà noia che gli altri non ne siano all'altezza, il più delle volte. Gli uomini, per esempio, si impauriscono, scappano e lo avverto, lo sento. Capita che facciano gli spavaldi, a volte, poi miseramente cadono e spesso faccio uno sforzo per non vederli sempre come formiche. Il fatto è che basterebbe poco, solo essere se stessi e sicuri di sé. Ma tra i trentenni è cosa rara, figuriamoci tra i miei coetanei e comunque non è affatto scontato che a 50 anni riesci a gestire meglio le tue energie e azioni. I conti con la propria persona si fanno (se si fanno) quando sei pronto e non è raro che una vita, a qualcuno, non basti per essere pronto. A volte credo di essere una streghetta, ho proprio una dilatazione sensoriale.
In generale sento di avere una buona stella, c'è qualcosa che mi guida e mi lascio guidare, infatti devo dire che nonostante tante cose, non mi sono poi mai fatta male in maniera letale, come dire, ho sempre avuto l'intuito di sapere dove andare a parare, con chi e perché. Quando qualche volta sono "confusa" eventi esterni mi tracciano un percorso. In quel caso, sento di non voler forzare.
A tale energia guerriera e anche a una soglia del dolore fisico molto alta, devo dire che corrisponde materialmente un'energia limitata, mi spiego: sono come una batteria dell'I-phone, ho proprio un certo tempo di autonomia. E questo tempo se scade lo sento tutto. Quando sono attiva posso andare in over dose di energia, la concentro e la dono e riesco anche ad attingere con ottimi risultati dalla riserva, però quando esaurisco l'esaltazione, io ho esigenza di dormire. Dormo davvero tanto, il letto e il sonno sono le mie dimensioni, ho bisogno di ricaricarmi e a volte quando sono a letto divento anche più "piccola" , nel senso che avendo scaricato l'eccesso di forza, poi sono molto più gestibile, per certi versi sono molto delicata, devo riguardarmi, come qualcuno mi ha detto in passato, sono "Di Cristallo"….
Ho avuto l’opportunità di vedere il trailer di "The Hyperrealism theory" che ha partecipato all’ultima edizione del Festival di Cannes allo Short Film Corner. Per delle scene rimanda a Fellini e a quel sapore di sfumato che ci donavano i film d’autore. Che ne pensi e come spieghi il messaggio di questo corto?
Innanzitutto spero potrete vederlo presto per intero. Le immagini sono le vere protagoniste, raccontano i diversi passaggi della storia e la musica ha un ruolo importante, è bellissima. Il messaggio è quello della vita e questa cosa mi piace, come ho detto prima Arte = Vita. E' proprio la vita di un uomo scandita in fasi diverse, ognuna delle quali dipende dalle altre e le determina in qualche modo.
Io rappresento gli Errori, sono una escort. In particolare il mio errore è Essere l'Errore di un uomo, più che il mio errore. Che poi cosa è errore e per chi? Magari gli errori fanno bene. O magari vanno fatti, sono un passaggio che si cerca. A volte degli errori sono i migliori errori da poter (o dover) fare in un preciso momento della vita. Io ad esempio nella storia diventerò madre e la mia bambina è frutto di un errore o mi salverà dagli errori? Chi può dirlo? Sicuramente le azioni che compio, a un certo punto, hanno ancora un fine maggiore, cioè quello di proteggere una nuova vita, oltre che badare con forza a me stessa, quindi è un discorso anche di tipo machiavellico… Ad ogni modo, a parte la storia, i livelli di comunicazione del corto sono più di uno. C'è la trama, c'è la metafora, c'è il presente, c'è il ricordo, c'è il futuro.
Che ne pensi di questa omologazione di persone che desiderano fare gli attori e/o le attrici?
Non mi piacciono gli attori. Gli attori maschi poi, non mi piacciono proprio, li trovo stupidi. Non credo potrei facilmente innamorarmi di un attore, non certo di chi vuole farlo. Poi è chiaro se ti chiami Edward Norton o Will Smith credo che mi piacerebbe e come. In generale, per come li vedo io, nell'immaginario che arriva qui, poi magari uno di loro è insopportabile, antipatico e magari ha pure un pessimo alito, che ne posso sapere.
Spesso trovo che l'attore sia stupido. In fondo per fare l'attore un po' stupido devi essere, insomma che sfizio perverso si prova a essere nei panni sempre di persone diverse? Bisogna essere mancanti di qualche cosa per desiderare una cosa del genere. Poi dipende da quanto è grossa la mancanza. Se è fortissima magari diventi una star, se è piccola fai l'attore.
Forse è più facile per chi sceglie gli attori, scegliere quelli che sono più gestibili, che in sé è una grandissima dote, dipende da cosa si desidera. E da dove ci si trova. Probabilmente per una fiction girata in Italia è utile tale gestibilità, se sei a Hollywood e devi girare L'Avvocato del Diavolo cerchi personalità, cerchi qualcosa di insostituibile, qualcosa che sia quello e non altro. Chi può dire a Al Pacino come deve sentirsi Dio? Nessuno, perché se sei una star, il modo lo trovi. E quello è il tuo modo. Tuo e basta e non può essere di un altro. Anzi non deve! Così deve ragionare un attore. Un attore deve essere insostituibile, non gestibile, secondo me. Devi scegliere quell'interprete per quel ruolo, perché è suo e di nessun altro, come se non potesse farlo nessuno a parte lui. Così bisogna fare. Bisogna pensare con una pistola alla tempia, solo così puoi alzare le tue poste in gioco. Solo così puoi diventare un Al Pacino, ciò implica rigore e studio, ovviamente, non si diventa una star così, per caso. No, per niente, l'arte è meravigliosa proprio perché è costruita, c'è un processo preciso dietro. E la magia è proprio il fatto che tale costruzione può essere più vera della realtà. Come ho detto all'inizio, è proprio nel contrasto che risiede la poesia.
In conclusione, odio l'omologazione, non mi appartiene, ma dipende da cosa vuoi nella vita, se vuoi essere sfruttata dall'industria, fare le cose stereotipate, rappresentare dei caratteri e così via o affermare te stessa e avere qualcosa da dire, in breve posso dire che c'è una netta differenza tra fare l'attrice e essere una star. Sono due lavori diversi.
Come senti che la lettura e soprattutto la Poesia possa valorizzare una persona?
In generale la lettura è conoscenza e conoscenza è miglioramento, dunque aiutano senza dubbio a essere più brillanti e aperti, emotivamente educati. La lettura può avere appunto una funzione paideutica o anche di svago, anzi è utile leggere per passione, perché appassionarsi è un modo per sentirsi vivi e poi ci apre la mente rispetto a sentimenti e storie diverse dalle nostre. Riguardo la poesia, in particolare, mi interessa il modo in cui un poeta riesce ad esprimere in frasi, spesso piccole, in versi di poche parole, concetti molto più lunghi o proprio più complicati da spiegare. E' una cosa complicatissima secondo me, l'arte sta proprio in questa compressione; ma infatti la poesia è una cosa molto concreta, nessuna cosa astratta o nebulosa. La parola poesia deriva dal verbo greco poiéo, cioè io faccio, appunto passa proprio per l'azione, per il fare e un poeta prima di trovare la magia di scrivere dei versi, deve vivere, straziarsi, sentire e ragionare, ragionare tanto per capire come tradurre in un solo verso, un intero e/o frastagliato concetto. Un esempio può essere una frase che tutti noi conosciamo dal Riccardo III, Il mio regno per un Cavallo, interessante a mio avviso, quanto una frase così piccola possa racchiudere un concetto ampissimo e disperato.
Una Poesia per te importante.
La prima cosa poetica che mi viene in mente è la guerra epica. Siccome è in versi vale lo stesso, è solo un po' più lunga di una poesia, perché è un poema. Parlo dell’Iliade.
Una frase conclusiva per salutarci?
MY MIND IS MY POWER AND MY BODY IS SRONG.
La Mia Mente è il mio Potere, e il mio Corpo è Forte!
Grazie del tuo tempo e della tua disponibilità.
Grazie a voi per avermela chiesta.
Annalisa Civitelli
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