Il Pallone Torna A Rotolare, O Forse No

Il Pallone Torna A Rotolare, O Forse No

Sempre più dubbi circondano il mondo del calcio italiano nelle ultime ore e la ripresa sembra sempre più lontana: il fronte dei dubbiosi rischia di allargarsi ulteriormente.

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Fare un riassunto di quanto successo negli ultimi mesi in merito alle scelte che ruotano intorno al mondo del calcio è sicuramente un esercizio piuttosto complicato dal momento che le idee sono sembrate fin da subito poche e piuttosto confuse oltre che estremamente volubili. Non fa di certo eccezione quanto sta accadendo nelle ultime ore proprio quando sembrava che la ripresa potesse aver intrapreso un buon percorso, quantomeno chiaro con le prime date delineate verso una ripresa che avrebbe dovuto compiersi il prossimo 13 giugno con l’avvio della Serie A.

In questo momento però anche questa road map è fortemente a rischio, poiché molte squadre nutrono dubbi sull’applicabilità concreta dell’ultima versione del protocollo che contiene una serie di disposizioni a cui tutti sono tenuti ad adeguarsi per poter concretizzare la ripresa. Tra i punti più controversi c’è senz’altro quello relativo alla responsabilità oggettiva del medico sociale in caso di nuovi contagi. Se questo scenario non dovesse essere modificato, difficilmente le società accetterebbero di correre un tale rischio, che dal punto di vista economico potrebbe anche essere potenzialmente più devastante dei danni economici che causerebbe un eventuale mancata ripresa della stagione.

Tra le società più dubbiose in merito alla ripresa degli allenamenti collettivi, che da disposizioni governative sono autorizzati a partire da lunedì 18 maggio, c’è sicuramente l’Inter che potrebbe non iniziare le sessioni di allenamenti in gruppo. A destare maggior perplessità in casa nerazzurra sono alcuni punti del protocollo: a cominciare dalla gestione logistica del ritiro, per passare ad eventuali nuovi casi di positività al coronavirus, fino ad arrivare forse al punto più controverso che appunto tocca la responsabilità diretta dei medici sociali in caso di contagi nel corso del periodo di ritiro.

La posizione dell’Inter non è comunque isolata ed il fronte delle società perplesse coinvolge un gran numero di club ed è chiaro che se la situazione non dovesse trovare una soluzione in tempi piuttosto rapidi, tutti i progetti di ripresa potrebbero subire un definitivo arresto. Al momento è difficile capire come potrà andare a finire ma la sensazione è che finché la società non riceveranno garanzie sulla mancata responsabilità diretta dei medici. difficilmente potranno ammorbidire la propria linea. La posizione delle società fa seguito ai dubbi esternati nelle ultime ore dall’associazione che raggruppa i medici sportivi ed a quelle dell’associazione italiana calciatori che in questo momento sembra essere anch’essa abbastanza riluttante alla ripresa.

Tralasciando la guerra di posizione tra le varie parti in causa che tocca certamente aspetti che vanno dalla strategia di livello politico al valore economico del prodotto calcio, alla salvaguardia e tutela dei posti di lavoro che questo mondo genera, direttamente o indirettamente, fino all’indispensabile salvaguardia della salute degli atleti, andrebbero forse fatte alcune considerazioni più pratiche. In caso di nuove positività una squadra sarebbe costretta alla quarantena di 14 giorni, quindi salterebbe come minimo quattro partite; in un calendario già saturo come quello che si presenterà eventualmente in caso di ripresa, è chiaro che basterebbe che una squadra non fosse in grado di giocare per 14 giorni per far saltare definitivamente ogni programma di ripresa. Ma anche se si dovesse decidere di seguire il modello “alla tedesca” con la quarantena riservato solo agli eventuali positivi (va detto che anche in questo caso ci sono alcune eccezioni come quelle della Dinamo Dresda messa totalmente in quarantena con calendario rinviato),cosa potrebbe succedere qualora una squadra si trovasse con 3-4 positivi al virus a cui aggiungere magari un numero importante di infortunati o squalificati, visto che ci sarà un calendario estremamente fitto? Un altro fattore di cui tenere conto è quello relativo al fatto che i calciatori vengono da un lungo periodo di inattività; come si è già visto in casa Roma e Napoli con gli stop forzati di Pau Lopez e Manolas, la frequenza degli infortuni potrebbe aumentare considerevolmente rispetto ad una situazione normale ed è chiaro che anche questo potrebbe essere un fattore da tenere in considerazione. Va aggiunto anche l’elemento di diffide e squalifiche che, essendo a fine stagione, potrebbero togliere dalla disponibilità degli allenatori diversi giocatori in ogni partita. Tutto questo disegna un quadro decisamente complicato da decifrare in cui ogni giorno che passa la ripresa sembra essere più lontana, con buona pace di coloro che credono che il calcio non possa sopravvivere senza una ripresa immediata delle attività e della Uefa che sembra vivere in un mondo parallelo dal momento che continua ad imporre date a mesi di distanza quando sportivamente non si è in grado di capire cosa succederà domani.

Una volta definito il quadro si aprirà la questione su come gestire eventualmente la composizione dei vari campionati in caso di mancata ripartenza delle attività agonistiche e la conseguente mancata definizione delle classifiche. In caso di non completamento dei tornei è difficile immaginare che le società possano accettare eventuali retrocessioni con danni economici notevolissimi con una porzione piuttosto consistente di stagione ancora da giocare. Ecco perché, a meno di clamorose novità che blocchino eventualmente ogni ricorso lo scenario più probabile resta il blocco delle retrocessioni verso le categorie inferiori e la promozione delle squadre, che attualmente ne avrebbero diritto, nelle categorie superiori. Questo forse sarebbe l’unico modo per evitare una serie di infinita di ricorsi che inevitabilmente finirebbero per paralizzare non soltanto la stagione 2019-2020, che sembra ampiamente compromessa in sé e per sé, ma soprattutto getterebbero nel caos più totale anche la stagione successiva. Va detto che per il momento questa eventualità di allargamento dei campionati non è stata presa troppo in considerazione perché il primo pensiero di tutti è sempre stato quello di riprendere e completare la stagione ma a fronte di uno scenario così complicato. Forse questa sarebbe la soluzione più logica, incastrando la stagione 2020-2021 con il girone d’andata prima dell’europeo, attualmente in programma a giugno e il girone di ritorno, dopo la manifestazione continentale per nazionali. la stagione 2022 che già prevede il mondiale in inverno quindi un eventuale passaggio al calendario secondo anno solare potrebbe risolvere buona parte dei problemi che attualmente sembrano paralizzare in modo del calcio.

Federico Ceste

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