I Dubbi E Le Prospettive Di Una Ripartenza Piena Di Incognite

I Dubbi E Le Prospettive Di Una Ripartenza Piena Di Incognite

Tra tante incertezze si cerca di tornare alla normalità, ma potrebbero cambiare molte cose.

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Proprio nelle giornate che sanciscono di fatto la ripartenza della maggior parte delle attività produttive dopo il periodo di blocco quasi totale delle stesse dovuto all’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro paese , è opportuno trarre un primo bilancio in merito all’operato del governo in questa situazione così particolare. Certamente con è semplice, e soprattutto non corretto, farlo senza conoscere le concrete possibilità dimanovra ed i margini d’azione che un’emergenza come questa concede ad uno Stato come il nostro, ma qualche considerazione è possibile e doveroso farla.

Nella prima parte di questa emergenza era chiaro che lo sforzo primario delle istituzioni doveva essere forzatamente legato all’aspetto sanitario: l’aumento della capacità di rispondere efficacemente alle mutate esigenze del nostro sistema sanitario,la necessità di implementare più che significativamente la disponibilità di posti in terapia intensiva ed al contempo di garantire una quantità di dispositivi di protezione ai vari comparti della pubblica amministrazione e del settore sanitario, l’acquisto di una quantità di dispositivi inimmaginabile fino a poche settimane prima. Ora che l’aspetto sanitario sembra essere tornato sotto controllo e la macchina organizzativa sembra essersi messa in moto pur con qualche limite, le priorità fondamentali diventano altre. Da parte dei cittadini occorre continuare ad affrontare questo momento di lento ritorno alla normalità con cautela: è un dovere civico e di responsabilità che tutti siamo chiamati ad avere come il senso di responsabilità nell’ osservare le precauzioni necessarie per evitare di mettere in pericolo noi stessi e gli altri. Nonostante quest’auspicio alcune immagini mostrate in varie parti d’Italia dopo questi primi giorni di riapertura destano non poche perplessità sotto questo punto di vista.

Come detto però ora la fase più delicata riguarda il settore economico che ha oggi più che mai la necessità di riprendere un percorso positivo, ed in questo senso vanno prese in grande considerazione le istanze delle categorie produttive che da Nord a Sud stanno chiedendo a gran voce di poter ripartire per non vanificare ancora più pesantemente gli sforzi di un’intera vita lavorativa. Questi vedono in questa pandemia il rischio di non riuscire ad avere una ripartenza tale che possa garantire alle proprie famiglie e a quelle dei propri dipendenti introiti sufficienti per un livello di vita normale.

Probabilmente è su quest’aspetto che il governo ha fin qui dimostrato una maggior latitanza ed in questo si misurerà l’efficacia futura dell’azione governativa. Nella gestione della fase di ripartenzaserve un supporto adeguato alle esigenze dei singoli settori produttivi. Un’adeguata azione governativa non è opzionale ma assolutamente fondamentale per garantire che la crisi economica non finisca per fare decisamente più vittime della pur grave emergenza sanitaria che ha colpito non soltanto il nostro paese ma l’intero pianeta. Come sempre però non bisogna correre il rischio di fare di tutta l’erba un fascio perché è chiaro che ci sono alcune categorie che con questa crisi soffriranno più di altre ed eventuali aiuti andranno certamente distribuiti tenendo conto delle differenze tra chi può immaginare una ripresa a pieno regime e chi invece sarà comunque costretto ad una ripartenza molto lenta. In alcuni ambiti strategici come quello del turismo permangono dubbi sull’effettivo ritorno alla normalità che è facile immaginare avverrà con tempi piuttosto lunghi, portando ripercussioni anche all’indotto che questo ambito genera per la nostra economia. Già nella fase 1 alcuni governi europei, con la Germania in testa, sono sembrati decisamente più reattivi nel fornire il supporto economico al proprio settore industriale e nell’assistenza a chi è temporaneamente dell’impossibilità di garantirsi un guadagno congruo. I 600 € proposti per le partite Iva sono senz’altro un primo passo, non e sufficiente troppo spesso non ancora concretizzato che se dovesse confermarsi così lento anche nei mesi successivi potrebbe davvero mettere in ginocchio una grossissima fetta dell’economia nazionale.

Questa crisi può rappresentare anche un’opportunità di riqualificazione delle nostre attività produttive ma dev’essere supportata da un’adeguata azione di impulso di quei settori dell’economia che vedranno inevitabilmente ridotti drasticamente i propri introiti a seguito di questa pandemia. La vicenda del credito alle imprese sarà uno dei punti cardine per permettere al sistema produttivo di ripartire senza essere costretto a tagli draconiani che potrebbero causare un livello di disoccupazione senza precedenti con tutte le implicazioni sociali che una situazione di questo tipo inevitabilmente si trascina con sé. In questo senso diventa fondamentale un cambio di passo che non sia solo frutto di operazioni di facciata utili per le conferenze stampa, ma passi concreti che portino i fondi necessari a disposizione di chi ne ha diritto nel più breve tempo possibile. Probabilmente si potrebbe trovare un modo per rendere più sostenibile la pressione fiscale per chi è chiamato a fare investimenti utili in questa fase di ripartenza. In tutto questo il “decreto rilancio” potrebbe essere una buona base di partenza ma si deve senz’altro concretizzare senza troppi indugi e ritardi. In una prossima fase sarà importante che lo Stato possa garantire investimenti in opere pubbliche utili per rimettere in circolo forti somme di denaro in grado di dare una sostanziale boccata d’ossigeno alla nostra economia.

Non è difficile immaginare che comunque vadano le cose questa crisi così profonda ed inattesa sancisca un vero e proprio spartiacque nel nostro modo di vivere e deve essere anche un grimaldello utile per evidenziare le criticità di un sistema economico e politico che basava la propria sopravvivenza sul breve termine per ottenere vantaggi da riscuotere nel breve periodo, senza considerare troppo le criticità che le scelte di raggio breve possono comportare a distanza di più anni. In una fase successiva a questa emergenza per i paesi europei potrebbe diventare prioritario trovare una via comune per tentare quanto meno di uniformare il più possibile la pressione fiscale nei vari paesi dell’Unione europea. Questo può essere davvero un passo importante per evitare gli aspetti di concorrenza interna che tolgono senso ed utilità al percorso comune dell’Europa. Solo il tempo potrà dire se questa crisi avrà affossato il progetto comune europeo o avrà dato allo stesso nuova vitalità ed utilità evidenziando concretamente le criticità che fino a prima dell’emergenza Covid qualcuno probabilmente aveva fatto finta di non vedere.

Federico Ceste


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