Sarah Zappulla Muscarà E Enzo Zappulla

Sarah Zappulla Muscarà E Enzo Zappulla

Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura. Un amore tra le righe.

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Lo scorso 29 maggio la Redazione Unfoldingroma ha assistito alla presentazione del libro Si dubita sempre delle cose  più belle. Parole d’amore e di letteratura. Nella Sala Squarzina, Teatro Argentina, sono intervenuti gli autori, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, il presidente del Teatro di Roma, Marino Sinibaldi, il direttore letterario del gruppo RCS Libri, Mario Andreose, i giornalisti Paolo Fallai, responsabile delle pagine romane del Corriere della Sera, e Filippo Arriva, capo ufficio stampa del Teatro dell’Opera di Roma.

Sarah Zappulla Muscarà, Università di Catania, e Enzo Zappulla, Presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, hanno curato l’opera cartacea Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura. Edizioni Bompiani, vanta di 2.150 pagine, 800 lettere e 86 immagini.

La ricostruzione di un amore tra Federico De Roberto e Ernesta Valle Ribera. Lui catanese, lei colta e raffinata gentildonna milanese, si incontrano per la prima volta a Milano nel salotto della contessa Virgina Borromeo. Era il 29 maggio 1897. De Roberto si invaghisce immediatamente di Ernesta Valle Ribera tanto che il loro ardito rapporto epistolare, fra le righe poetiche e ricche di desidero, sarà fonte e sinonimo di forte erotismo.

La presentazione si è rivelata uniforme e molto interessante dal punto di vista storico, letterario e di ricerca. Erano presenti, inoltre, gli attori Lia Tanzi e Giuseppe Pambieri i quali hanno affascinato il pubblico dando voce, corpo e sangue ai due amanti mediante la lettura delle loro appassionate lettere.

Queste ultime sono state conservate alla Biblioteca Universitaria di Catania e custodite dalla nipote di De Roberto, Nenella, considerata come una figlia. Grazie a queste epistulae si è potuti risalire alla storia d’amore creando l’opportunità di ricostruirla cronologicamente passo passo.

La curiosità è che il tomo, oltre a evocare immagini, luoghi, distanze e date, si riempie di stati d’animo degli scriventi, Federico De Roberto e Ernesta Valle Ribera, attraverso la loro storia d’amore appassionata e passionale, non escludendo lo sguardo analitico e minuzioso incentrato sulla letteratura siciliana.

Unfoldingroma, così, ha rivolto delle domande agli autori di Si dubita sempre delle cose più belle. Parole d’amore e di letteratura, Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla, affinché comprendere come il sapore delle lettere, di questi tempi, possa essere rimembranza antica, conoscere che tipo di viaggio intraprendevano e soprattutto quanta ricerca sia stata intrapresa per tutto il lavoro svolto.

Buona lettura

Quanta ricerca vi è dietro questo progetto finalizzato a rivelare i segreti più intimi di uno scrittore della statura di Federico De Roberto? E come avete lavorato per mettere in ordine la cronologia di un corpus di lettere così numeroso?

Non è stato facile mettere in ordine il corposo carteggio, anche perché scrivendosi quotidianamente Federico e Ernesta indicavano soltanto il giorno, raramente il mese, mai l’anno, ma grazie al bollo riportato nelle buste o a spie interne siamo riusciti a datare tutte le lettere. Straordinaria la loro importanza oltre che per la varietà e ricchezza delle notizie che contengono perché, capovolgendo l’immagine sin qui consegnataci dall’opera, quella di un De Roberto austero, schivo, riservato, misogino, antifemminista, ci rivelano un innamorato appassionato.

Che differenza trovate fra l’amore attuale e quello che scaturisce dal carteggio?

Oggi, nel tempo della posta elettronica, dei messaggini, aumenta lo stress e diminuisce la riflessione. Immergersi nel monumentale carteggio d’amore vergato a mano oltre un secolo fa da Federico De Roberto e Ernesta Valle non ci restituisce pertanto soltanto il segno della penna e il carattere della grafia ma pure un commovente piacere quasi dimenticato che ci restituisce il piacere di ricevere lettere gelosamente custodite in buste affrancate e timbrate, di calcolare il tempo trascorso in viaggio prima di accingerci ad aprirle, di sentire il suono dello strappo insieme al profumo della cellulosa, di assaporare, nel lento scorrere dello sguardo sulle righe, un messaggio a noi soli destinato. Un rito di variegate, irripetibili emozioni che si sta irrimediabilmente perdendo.

Quanto è importante per voi promuovere la conoscenza della cultura siciliana a tutto tondo?

Siamo sempre stati affascinati dalla ricchezza e profondità della letteratura e del teatro siciliani, da Verga, Capuana, De Roberto, Martoglio, Pirandello, Savarese, Lanza a Brancati, Patti, Bonaviri, Addamo, Marangolo. E, in ambito teatrale, da attori quali Giovanni Grasso, Angelo Musco, Mimì Aguglia, Virginia Balistrieri, Rosina Anselmi, Turi Ferro, Leo Gullotta, per ricordarne soltanto alcuni.

Quali poesie d’amore suggerireste ai lettori che, magari, siano riconducibili al lungo rapporto epistolare tra Rico e Renata, come solevano chiamarsi?

Le poesie di Saffo e di Catullo.

Come viaggiavano le lettere all’epoca della Bella Époque e quanto tempo impiegavano per arrivare a destinazione? Avete avuto modo di capirne le dinamiche?

Le lettere viaggiavano per posta, quindi con la ferrovia, e, come nel caso di Federica e Ernesta, vale a dire di un amore clandestino e segreto, venivano recapitate “Fermo in posta”. La posta viaggiava in maniera assolutamente regolare, tanto ch’era possibile conoscere l’esatto orario di partenza e quello di arrivo a destinazione. Solo raramente si verificavano piccoli ritardi. Una lettera spedita da Catania di pomeriggio (ore 15) arrivava a Milano non più tardi di 24 ore dopo. Oggi ci appare incredibile!

Grazie davvero ai due autori per il loro tempo e la pazienza. 

Annalisa Civitelli

Per chi volesse leggere la recensione dell'evento inserisco il link dell'articolo

Si dubita sempre delle cose più belle. E non voglio neppure chiamarti anima.


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