Unfolding Roma presente all’ inaugurazione di Percorsi Superiori in Galleria Acquario a Roma, incontra Monica Menchella, artista poliedrica che ci racconta della sua personale, in mostra fino a domenica 20 settembre 2015.
Quando e come è iniziata la tua passione per la pittura?
E' iniziata da bambina: quando facevo le elementari ho frequentato insieme a mia sorella un corso di pittura con il maestro Carmelo Stuto, che mi ha insegnato con gioia e, spesso, ironia come tenere in mano un pennello, come usare i colori; insomma quelle piccole cose che costituiscono il bagaglio base di chiunque voglia avvicinarsi alla pittura.
Come definiresti la tua tecnica pittorica ?
Trovo difficoltà nel definire la mia tecnica pittorica, è a tratti informale ma spesso compaiono delle figure che mi rincorrono ormai da una vita. Spesso le figure hanno doppie letture alcune volte si "lasciano scoprire" con facilità altre sono "timorose" anche se sempre curiose e desiderose di dialogare con l'osservatore. Ma le mie figure non vogliono essere ritratti, forme ben definite, ma essere di tutti e per tutti, restando anonime e quasi sempre senza volto.
La tua professione di architetto influenza i tuoi dipinti?
Penso che il percorso di studi, ma non solo quello, influenzi anche senza volerlo il " modo" dell'artista. Siamo ciò che vediamo, ciò che "mastichiamo", ciò che ascoltiamo . Ma, forse ciò che fa di più o che ha fatto di più la professione di architetto su me è il desiderio di libertà, la voglia di far esprimere Monica senza tutti quei vincoli, a volte necessari ma perdonatemi a volte no, che attanagliano "comprimono" se non " soffocano".
Noto un grande uso dei colori primari perché?
Perchè forse spesso ci si dimentica delle basi ma si parte da lì. Di recente mi sono spostata verso toni più chiari, ma la nettezza e la forza dei colori primari mi ha sempre attirata. Parto sempre da loro, li curo, osservo; forse usarli per me è quasi un modo per dirgli "grazie".
Da architetto sei abituata ad osservare la città: vi sono tele che esprimono questo concetto?
A dir la verità ho sempre notato molto di più i particolari, di una città o di una casa osservo spesso il piccolo. Certo, è triste osservare come spesso l'urbanistica di una città non sia ben progettata, o che nuovi interventi deturpino il "ben fatto" del passato, ma non credo di riportare ciò nelle mie opere. Sono molto più interessata alle "emozioni" date dalle persone che si muovono nelle città, dalle loro vite, dai loro tanti interrogativi. Mi piacerebbe questo, si, che per ascoltare ci fosse un pò più di "silenzio", nelle città, nelle case.
E’ giusto definire la tua arte “istintiva”?
Lo è se pensiamo a come realizzo un opera: ho un'idea e la trasporto su una tela, una tavola o una carta in poco tempo, ma poi ci rifletto perché spesso non so neppure io il perché abbia avuto quell'intuito, quell'ispirazione. Allora appunto sto in "silenzio" e cerco di ascoltare cosa quelle linee o quel colore mi vogliono dire. Alcune volte non ho la pazienza di saper aspettare (un po’ come succede nella vita) ma se lo faccio quelle linee e quel colore mi regaleranno tanto o forse "ci" regaleranno tanto. Allora aspettiamo.
C’è chi intravede nei tuoi quadri un rinvio al Modigliani, confermi che per te sono figure ovoidali evocative di palloncini e clown?
Le figure ovoidali mi accompagnano da sempre e le influenze ci sono forzatamente. Se siano influenze pittoriche che vengono dal passato-i palloncini dei clown- o se magari semplicemente siano un rimando inconscio alla mia forma del viso piuttosto allungata non so dirlo. Tendo anche ad inclinare i volti e anche quello spesso lo faccio io nella realtà però chissà!
Quanto è importante per te il disegno, quanto la pittura?
Prima ero molto più legata al disegno, coloravo meno e lasciavo poca libertà al colore. Ora, pur essendo disegno e pittura ancora inscindibili, riesco a vedere una maggiore libertà nel mio uso del colore: non voglio che sia sempre bel delineato da linee, lo lascio libero di andare, di "sporcare", ciò mi emoziona.
Nell’intro di apertura è stata citata l’Odissea, cosa ti lega al mondo antico? Cosa al moderno?
La risposta sarebbe troppo lunga. Come architetto io sono più per le "ristrutturazioni" che per le demolizioni e ricostruzioni. Ricucire riutilizzando può dare splendidi risultati soprattutto in un paese come il nostro, ma io mi sento ancor più una restauratrice, una restauratrice di affreschi, quindi come non posso essere legata al passato, agli odori che si sentono tra i vicoli dei piccoli paesini, alle leggende, ai racconti delle persone anziane? Provengo da una famiglia dove il passato non si dimentica, lo si usa forse nel mondo moderno dove comunque sono immersa, lo stiamo dimenticando. Si ha sempre poco tempo, per tutti diventa impossibile persino fare una sana costruttiva chiacchierata tra amici, si usano altri mezzi lo sappiamo ma quanto di vero non ci "concediamo" utilizzando solo quelli?
I prossimi progetti?
Esporrò dei quadri a San Felice Circeo in occasione di MAD (Museo d’Arte Diffusa) Odissea Contemporanea 2015. Le esposizioni si apriranno venerdì 18 Settembre alle 18,00 presso la porta del parco e, subito dopo, presso la residenza di Torre Fico.Poi tra dicembre e gennaio terrò una personale presso l'abbazia di Valvisciolo ; solo l'anno successivo sarò a Genova non dimenticando il mio amato teatro che mi vedrà nel frattempo impegnata al Museo Gambellotti di Latina per un omaggio a Kandisky con l'aiuto di un fantastico gruppo di attori.
Ilaria Battaglia
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