Marco Marsullo

"Lo scrittore è sicuramente il ruolo che sento mio nel mondo esterno..."

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Unfolding Roma Magazine incontra Marco Marsullo, giovane scrittore che con il suo ultimo "I miei genitori non hanno figli" (Ed. Giulio Einaudi) raccoglie anche il plauso del pubblico de Il tempo che fa.

Marco, da buon napoletano, parlaci della tua città, quanto ancora Gomorra la rappresenta?

Napoli e Gomorra sono due cose distinte, per il semplice fatto che se parliamo di Gomorra stiamo parlando di un libro (e ormai di un film e di una bella serie tivù) che rappresenta la storia narrata nel libro e di null'altro. Che sia ambientata a Napoli è un dato accessorio. Napoli non è Gomorra, Napoli è una città che fa da sfondo alla narrazione di quel testo. Se poi intendevi domandarmi della camorra, usando la locuzione Gomorra, il discorso è lungo e articolato e non sono la persona più qualificata, da un punto di vista professionale, per farlo. Posso parlarti da scrittore e da cittadino nato e vivente lì, e posso dirti che la camorra è una piaga che attanaglia la città, come tutto il resto dell'Italia. Le criminalità organizzate non vanno mai inscritte nel perimetro della città che le identifica nei media, è l'errore più grande per sottostimare il problema e valutarlo come un'attrazione da circo. La camorra, come la mafia la ndrangheta e tutte le altre, vanno combattute dal basso verso l'alto. Da Napoli fino ad Aosta. Dalle strade alle poltrone politiche. Non c'è alcuna distinzione.

Ti consideri più giornalista o scrittore? Reputi ancora un’arma la penna, oggi la tastiera?

Assolutamente scrittore. Non sono un giornalista, non ho alcun titolo per definirmi tale, e soprattutto non voglio rubare il ruolo a chi che per guadagnarselo ha sudato parecchio. E a volte non vede neanche riconosciuto il suo lavoro da un punto di vista economico. Io ne so qualcosa perché quando ero più ragazzino volevo farlo di lavoro, e ho collaborato con tantissime testate senza percepire un centesimo. Per carità, è stato anche giusto partire per imparare, ma poi mi sono accorto che non era quello che volevo fare. Lo scrittore è sicuramente il ruolo che sento mio nel mondo esterno. Quando scrivo sui giornali, come la Gazzetta dello Sport, lo faccio in tale veste, come editorialista, scrittore prestato alla carta stampata.

Sul corriere della sera ho letto di questa tristissima notizia che coinvolge per avvenimenti tragici nuovamente la Calabria:Reggio Calabria, donna uccisa, arrestata la figlia 17enne: «Per punizione le vietò l’uso del pc» La studentessa ha ucciso la madre, infermiera di 44 anni. In questi mesi non ha mostrato segni di pentimento. In che società viviamo ?

Credo che sia molto delicato addentrarsi in una vicenda come questa. Dove c'è morte ci dev'essere, in primo luogo, il rispetto e il silenzio. Non me la sento di ricondurre la morte di un essere umano alla società in cui viviamo. Omicidi e violenze ci sono sempre state, dall'alba dei tempi. Chiaro che l'uso del pc come movente di un assassinio fa rabbrividire, ma non bisogna strumentalizzare mai niente, soprattutto i fatti di cronaca.

Leggo che scrivi per trovarti ovunque, quale è il tuo posto preferito?

Ho alcune città che mi fanno stare più sereno, alcuni luoghi in cui mi sento a casa. La Calabria, dove sono cresciuto in tutte le estati della mia vita, Napoli in alcuni luoghi, come Roma. Senza dubbio anche Madrid, è una città dove sono tornato più volte. Mi sono sentito libero in Sardegna, un pomeriggio in macchina mentre ero lì per presentare un libro. Sono momenti che fanno di alcuni luoghi una casa.

"Se sei educato, se vedono che lavori tanto, con tatto ed educazione risolvi problemi infiniti. Essere gentili non costa nulla. L'educazione spesso ti salva dal burrone al contrario di chi seminando vento raccoglierà solo tempesta.." Walter, scrittore per strada: sul marciapiede con la macchina da scrivere Walter è partito da Roma e ora girerà l'Italia, marciapiede per marciapiede, in un insolito viaggio di promozione del suo nuovo romanzo. Tu che sei stato ospite da Fazio ti ritieni un privilegiato? Ti piacerebbe incontrare questo ragazzo ?

Ho letto qualcosa su facebook di questo ragazzo, che credo anche di avere tra le amicizie di facebook. Prima di tutto gli faccio il mio più grande in bocca al lupo e mi complimento per questa passione, e per la trovata insolita e divertente di girare l'Italia a vendere il libro. È una bella idea. Io sono un privilegiato per tanti motivi, nel mio lavoro. A pubblicare con un marchio così importante e seguito come quello di Einaudi, ad essere stato tradotto all'estero, e per tanti altri motivi, piccoli e grandi, non ultimo l'ospitata a Che tempo che fa con Fazio e la Littizzetto (a cui devo fortemente la mia presenza lì). È stata una vetrina importante, una trasmissione seguitissima. Io ho sempre lavorato tanto, tentando di ridare in cambio a chi mi legge dedizione e presenza. Rispondendo sempre a tutti, spendendo ogni grammo della mia energia alle presentazioni o nelle interviste. Questo paga, credo. Almeno, con me sta pagando. E ne sono felice. Anche perché non saprei fare altrimenti, è un modo di comportarmi che ho dentro, al di là del lavoro.

Sul tuo sito web ti definisci il “demente di sempre”, demente talentuoso?

Ah questo non devo dirlo io. Io posso dire di essere un demente il più delle volte, e sottoscrivo. L'autoironia fa parte di me, e sempre lo sarà. Per il talento parlerà il tempo e chi mi leggerà. Io penso solo a scrivere.

Parliamo sempre della trasmissione di Fazio, il giornalista e scrittore Mughini :"i 24mila euro netti (e dunque 50mila lordi) pagati all’ex ministro greco per l’ospitata di 20 minuti da Fazio nascono dalla necessità spasmodica di buona parte del palinsesto di rai3 di “offrire” qualcosa di sinistra al suo pubblico che ne arde ’’. Ha ragione o torto ?

Non mi interessa granché, se devo essere sincero. Parlare dei soldi di un politico greco quando in Italia svaniscono milioni in opere mai terminate e in appalti truccati mi sembra un po' riduttivo.

Nel tuo ultimo libro, parli di autobiografia, è stato difficile per te essere figlio fino ad oggi? Ma in generale quanto ritieni che il ruolo genitoriale sia da comprendere se non giustificare come figlio?

Essere figlio è una fatica silenziosa. Nei gesti e nei comportamenti dei genitori, ma anche nei propri. È un universo senza leggi che batte grazie all'amore, che però a volte è doloroso e frustrante, perché è un amore cieco e obbligato dal destino. Ci vuole pietà, equilibrio e una buonissima dose di pazienza per fare il figlio. Come il genitore, d'altronde. Però per altri motivi, abbastanza simili, ma con altre risonanze.

Marco quale è l’ingrediente per colpire con favore un personaggio come Luciana Littizzetto?

Non saprei, onestamente. Credo che Luciana Littizzetto sia una lettrice attenta e appassionata come tanti, solo che fa (benissimo) un mestiere che le dà un ruolo di spicco nello spettacolo italiano. Spero, e credo, l'abbia colpito la bellezza del romanzo, la sua autenticità. Ne sono stato felicissimo, sia per le parole spese in diretta radio su Deejay che per quelle su Rai Tre, con Fazio. Ma soprattutto per quelle spese in privato, fuori onda. È stato un premio, per il mio lavoro, che mi porterò sempre dentro.

Progetti futuri?

Scrivere,ovviamente. Libri in uscita nei prossimi anni già sono programmati. Se vi va, li trovate in libreria. Spero proprio ci andiate, quando sarà il momento.

Ilaria Battaglia


 

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