Nell'armonia anche le piccole cose crescono, nel disaccordo invece svaniscono anche quelle più grandi.
Forse
non tutti sanno che questo è il motto della più antica polisportiva
romana, la Società Sportiva Lazio. Ci piace ricordarlo oggi, dopo un
derby calcistico agrodolce come quello giocato ieri, per invitare tutti i
sostenitori della squadra più antica della capitale a rimanere uniti ed
a non cercare per forza di cose il colpevole di quella che sarebbe
potuta essere una grande vittoria e si è invece rivelata solo un più che
meritato pareggio. Sicuramente il giorno dopo la stracittadina possiamo
parlare di due punti lasciati per strada, di un risultato che certo va
stretto alle casacche bianco e celesti che da subito hanno affrontato la
gara per vincerla, ma non per questo bisogna trovare nel difensore,
attaccante od allenatore di turno il capro espiatorio. Tutti possono
sbagliare, ma bisogna dare atto ai nostri beniamini di aver affrontato
il derby come andava fatto: gettando il cuore oltre l'ostacolo,
spaventando i cuginetti prima, soffrendo poi uniti e compatti il loro
ritorno e reagendo infine orgogliosamente sino a sfiorare il colpaccio
nei minuti finali. Abbiamo visto i nostri ragazzi giocare con rabbia e
determinazione, quando sono andati sotto la Nord a fine partita abbiamo
capito dai loro volti che erano più delusi di noi per quel che poteva
essere ma non è stato. Ma è da li che bisogna continuare: da quelle
facce tristi ma fiere e dagli applausi che sono stati loro tributati. Da
questa unione, da questa, appunto, concordia. Quella può e deve essere
l'arma in più. Uniti come vuole il nostro motto possiamo essere più
forti della cattiva sorte che ha mandato la deviazione di Mauri sul
palo, della cattiva sorte che non ha permesso al nostro panzer di darci
l'ennesima gioia sul filo di lana, della cattiva sorte che ha fatto si
che il guardalinee nell'occasione del primo goal giallorosso si
distraesse senza vedere che il vincitore della Selfie Cup era
leggermente in fuorigioco. Già, in fuorigioco. In pochi lo hanno
sottolineato: lo ricordiamo noi, ma andiamo avanti senza piagnistei,
lasciamoli ad altri. Se i giocatori sentiranno riconosciuto il loro
impegno, siamo certi che la prossima gara giocheranno con ancora più
sicurezza, perchè sapranno di avere alle loro spalle quel muro umano
pronto a tutto pur di sostenere il simbolo che portano sul petto. Quel
muro umano che ancora una volta ieri ha dato spettacolo. Fosse per la
Nord il derby sarebbe di una noia mortale: sempre lo stesso vincitore.
Altri livelli, altra originalità, altra cifra stilistica. Certi teloni
di Mastro Disegnello andrebbero salvaguardati come opere d'arte vere e
proprie ed anche quello che rappresentano concettualmente dista anni
luce da ciò che viene malamente rappresentato, quando accade, dai nostri
dirimpettai.
Ieri un'enorme raffigurazione del dantesco Caronte che
trasporta un mucchio di anime giallorosse nell'eterno dolore, eterno
come il 26 Maggio. Il tutto servito sopra un rigoroso e compatto
scacchiere di bandiere biancocelesti che già da sole sarebbero state
sufficienti a surclassare quello che i " malvestiti", come li definiva
amichevolmente uno striscione della Nord, provavano ad inscenare alle
loro latitudini: una rievocazione, già proposta peraltro diversi anni
fa, dei loro capitani figli della città....Peccato che fra le brutte
copie dall'incerto tratto proposte su piccoli vessilli, figuravano anche
calciatori che proprio figli di questa città non sono stati, da
Giuseppe Giannini di Frattocchie, ad Amedeo Amedei di Frascati, Bruno
Conti di Nettuno, Francesco Rocca da San Vito Romano etc. etc. Tornando
invece allo spettacolo offerto ieri dai nostri impagabili tifosi, uno
striscione su tutti ci piace ricordare: il "Mio nonno tifava Lazio. Il
tuo pure! " non ha bisogno di commenti, parla da solo.
In campo,
invece, purtroppo il match non è stato altrettanto a senso unico, anche
se la Lazio ha sicuramente giocato meglio. Un primo tempo giocato con
un'intensità tale da sbaragliare ogni velleità di difesa giallorossa ha
portato i biancocelesti al riposo sul 2-0. Felipe Anderson si è acceso
di nuovo e il suo marchio è stato impresso su entrambe le reti: un
assist ed un goal, oltre a numerose serpentine che hanno gettato la
retroguardia romanista nel panico e Maicon, suo principale antagonista,
nell'imbarazzo. Oltre al Pipe, ci sono piaciuti particolarmente Biglia e
Parolo, entrambi in forte crescita e ripresa e capaci di abbinare
qualità e quantità elevate nel fermare e far ripartire l'azione; Basta,
che ha macinato chilometri spingendo in maniera ossessiva sulla sua
fascia di competenza ed appoggiando costantemente l'azione offensiva
laziale e De Vrij, che riesce ormai a trasmettere sicurezza a tutto il
reparto e cresce di partita in partita. Nel secondo tempo invece,
dall'inizio della stagione vero tallone d'Achille, la rete subita
sfortunatamente appena all'inizio e la normale reazione di una squadra
che a detta del suo stesso allenatore vincerà sicuramente lo scudetto e che ieri
doveva effettuare il sorpasso sulla Juventus agguantando il primato in
classifica, hanno portato la Lazio ad abbassarsi pericolosamente verso
la propria area sino a subire il goal del pareggio. Ma se in questa fase
la Roma, tranne che con i due cross da cui sono scaturiti i goal, non
ha comunque mai impensierito la porta di Marchetti, è vero invece che la
Lazio dopo il pareggio si è rimboccata le maniche e, spavalda, ha
ricominciato a tessere il gioco rendendosi, lei si, pericolosissima
nell'occasione del palo di Mauri e del tiro di Klose.
Non disuniamoci
quindi, non imbocchiamo strade che portino a colpevolizzare questo o
quel giocatore, restiamo uniti, fieri di quello che ieri si è visto in
campo e sugli spalti. Nella concordia cresceremo; bisogna solo capire
fino a dove......
Simone Pisani
UnfoldingRoma
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