L'AQUILA 2009-2019

“L’aquila 3.32. La generazione dimenticata” il film documentario che dà voce a chi ha vissuto da vicino quella lunghissima ed interminabile notte. Articolo di Michela Di Mattia

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L’attore avezzanese Lino Guanciale è stato il conduttore d’eccezione del film documentario “L’aquila 3.32. La generazione dimenticata( per la regia di Dario Acocella)” andato in onda lo scorso 5 aprile su Rai 2, in occasione del decennale del terremoto che il 6 aprile 2009 colpì L’Aquila. Guanciale percorre le strade del capoluogo d’Abruzzo per raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti in un toccante documentario.

In particolare vengono ripercorsi i 14 giorni che precedono il terremoto, concentrandosi sugli edifici divenuti tristemente simbolo della tragedia.

A parlare ed essere intervistati sono ragazzi, studenti, alcuni dei quali risiedevano nella casa dello studente e che hanno perso i loro amici/coinquilini e che con profonda emozione descrivono gli eventi, le sensazioni e come la sorte, il destino li abbia salvati da quella terribile tragedia.

Le vittime sono state in tutto 309, di cui 55 studenti, 8 dei quali vivevano nella casa dello studente, residenza permessa solamente a chi aveva un basso reddito e buona media di voti.

A 10 anni dal sisma, i politici parlano di ricostruzione, ma quella di cui nessuno parla è la ricostruzione delle persone e delle loro vite. Con un terremoto di questa portata crollano muri e le sicurezze delle persone, i punti di riferimento. Non si ha più una casa, costruita o comprata con tanti sacrifici, crollano i sostegni della vita.

Guanciale intervista diversi ragazzi che vivevano alla casa dello studente, che raccontano nel dettaglio quella notte e ciò che è successo a loro e alle persone che sono scomparse con la scossa delle 3.32, che viene definita come un mostro che arriva da lontano, facendo crollare palazzi nell’arco di pochissimi secondi.

Valeria racconta di quando era sommersa sotto le macerie e i rumori che le giravano intorno, riferisce di come cercasse di farsi sentire ma nessuno, inizialmente, si è accorto di lei. Si muoveva a malapena, sentiva gli operai muoversi sopra di lei, ma nessuno la vedeva. Ha trovato la forza di sperare e di ripetere dentro di sé gli obiettivi che ancora doveva raggiungere nella sua vita, in primis il conseguimento della laurea e la voglia di diventare mamma. Pensava: “Se non sono morta, è perché qualcuno mi salverà” Dopo ben 23 ore, Valeria viene finalmente estratta. 

Roberta, che alle 3.32 era in macchina con un amico, perché c’erano stato scosse precedenti che non la lasciavano riposare e dormire, racconta come i primi minuti dopo la scossa fosse come una scena di guerra. Gente che correva nelle strade scalza e in pigiama, con buste di plastica con dentro quello che erano riusciti a prendere nella fretta e con la paura. Per lei, non è facile convivere con l’essere sopravvissuti ad un evento del genere, perché dice “convivi con un senso di colpa per il fatto stesso di essere sopravvissuti”.

Eleonora, affetta da sordità profonda, sotto le macerie, ha urlato ma nessuno la sentiva. Lei voleva uscire e aveva il braccio bloccato e aveva la paura di morire lì sotto e l’idea che la spaventava di più era quella di morire lentamente. Lei è stata l’ultima persona ad essere stata estratta viva.

Matteo, sotto le macerie, si sentiva intrappolato e senza più speranze. I suoi occhi si erano chiusi perché la polvere era tanta ed era diventata quasi cemento. Evidenzia come di fronte a questi eventi, si parla sì di ricostruzione e finanziamenti per rimettere su le case, ma nessuno viene risarcito per i danni fisici subiti. Lui, per esempio non usa più normalmente il braccio destro che è quello che ha subito maggiori danni e continua a fare fisioterapia.

Testimonianze dirette commosse e commoventi che danno conto di quanto potesse essere stato difficile affrontare il ‘mostro che urla’ e nel contempo del forte dolore per aver perso amici, fidanzati, compagni di studio e figli, studenti fuori sede, i genitori dei quali hanno dovuto attendere il ritrovamento e il triste rito del riconoscimento e accettare l’incolmabile vuoto di un figlio che non torna più a casa.

In occasione del decennale, L’Aquila è stata illuminata da tantissime fiaccole, accompagnate dal rumore dei passi del lungo serpentone umano. La veglia di preghiera e la commemorazione è stata seguita da media nazionali e internazionali e tra gli ospiti c’è stato il premier Giuseppe Conte. Ad aprire il corteo è stato lo striscione “Per noi, per loro e per tutti" in onore e ricordo delle 309 vittime, i nomi delle quali sono stati scritti in un lenzuolo e alle ore 3.32 i rintocchi delle campane sono stati a loro dedicati.

“É impossibile dimenticare per chi c’era, e fa rabbia vedere chi da lontano dimentica o ha già dimenticato questa generazione.”

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