Maria Teresa Murgida nonostante si accosti alla poesia solo in tempi recenti ha già ottenuto ottimi risultati in diversi concorsi nazionali. Per questa recensione è stata portata alla mia attenzione la raccolta di poesie “Il filo quotidiano” edito da Compact edizioni (pp. 80 € 9,00).
C'è la vita nei versi della Murgida, già dalla dedica d'apertura. La vita nel suo divenire quotidiano attimo dopo attimo senza che vengano trascurati i più piccoli dettagli che per l'autrice diventano fondamentali per rappresentare il suo sé.
L'autrice parla al passato senza che vi sia l'ombra della nostalgia piuttosto si avverte la volontà di custodire i ricordi e quindi contemporaneamente di guardare al futuro.
Ogni componimento è avvolto dalla rassicurante calma della maturità mentre una linea temporale accompagna i versi raccontando esperienze fatte e abitate dalle persone amate o che sono state amate.
Sembra che sia il vento - elemento molto presente - a trasportare i pensieri dell'autrice. Un vento che accompagna un'atmosfera quasi mistica fatta di silenzio ma anche di speranza e fede.
La poesia, come nella migliore tradizione, diventa strumento di liberazione: /si gettano sul foglio / le gramigne del cuore / di inchiostro scuro //.
Diventa elemento vivo quasi persona amica a cui rivolgersi: /da dove venite versi?/.
I versi di Teresa Murgida sono molto evocativi: la vista, (/Riluce il bianco dei panni al sole.//, udito, /Aspetto i rumori del risveglio.//), Tatto (/La tua bocca è una spiga pronta,/ umida di brina/ la tengo tra le dita.//), Olfatto, (/Respiravi il mio sangue da sei mesi.//), Gusto, (/leccare le nuvole.//) per un'esperienza di lettura molto coinvolgente.
Nonostante un certo ermetismo la poesia della Murgida è chiara e scorrevole.
L'autrice privilegia distici, terzine e quartine ma in versi liberi, senza rime, poche figure retoriche per lo più metafore.
Alla fine un cambio di rotta inaspettato: i versi diventano prosa restando fedeli allo stile proprio dall'autrice.
La sensazione è che sia un controcanto dei versi in cui si avverte la trasformazione del pensiero che diventa verso poetico. Fa la sua comparsa, stavolta in modo chiaro, il tempo presente della maturità con tanto di ringraziamenti per quel che è stato e che sarà: “Ho imparato a contare le rughe. Me ne prendo cura, nella corsa delle ore. Le guardo nello specchio e ricordo da dove sono arrivate. Una per una, ognuna con la sua storia. Spalmo un unguento speciale, contiene accettazione e olio essenziale dell’autoironia”.
Ha coraggio Teresa Murgida nel momento in cui decide di aprirsi al mondo condividendo la sua vita più intima e i pensieri che l'hanno caratterizzata nel passato e nel presente. È pronta al futuro e vi corre incontro per afferrarlo a piene mani. “Oggi mi vedo”, scrive l’autrice alla fine della sua raccolta di poesie, oppure potremmo dire, alla fine del suo “filo quotidiano”.
Buona lettura
Francesca Uroni
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