Si stanno sciogliendo finalmente i dubbi circa la vicende che hanno portato alla morte del Vicebrigadiere di Somma Vesuviana Mario Cerciello Rega, ucciso a Roma nella notte tra il 25 e il 26 giugno. Il tutto comincia quando due studenti americani: Elder Finnegan Lee e Gabriel Christina Natale Hjorth si recano a Trastevere in cerca di droga e agganciano, vicino piazza Mastai, Sergio Brugiatelli, italiano di 45 anni che si presta a far da mediatore per arrivare ai pusher e, per garantire la buona riuscita dell'operazione, dà ai giovani in pegno la sua borsa. Arrivati in prossimità dei pusher Natale Hjorth (quello dei due che parla italiano dato che i nonni vivono a Fiumicino ndr) contratta il prezzo di un grammo di cocaina, ma, dopo aver pagato gli 80 euro pattuiti, si ritrova con un'aspirina polverizzata. Durante lo scambio nasce una zuffa e così, prima ancora di rendersi conto di aver subito una "truffa”, i due americani scappano portando con sé la borsa di Brugiatelli. Quando quest'ultimo li chiama per chiederne la restituzione i due, che hanno ormai accertato l’imbroglio, dicono di volere in cambio 100 euro e una dose di coca. Dopo aver accettato le condizioni e preso appuntamento in zona Prati alle 3 di notte, Brugiatelli chiede aiuto Mario Rega, carabiniere che conosce da tempo, e lui decide di accompagnarlo all’incontro insieme al suo collega Andrea Varriale. È un'operazione, quella per il recupero del borsello, non concordata con la locale Stazione dei Carabinieri, bensì un "favore" personale, motivo per cui entrambi i militari si presentano in borghese e disarmati. Quello che accade dopo è cronaca: credendo di trovarsi di fronte ad un amico del pusher Lee estrae il coltello e si getta contro Rega sferrandogli otto colpi, due dei quali, uno al cuore e uno alla schiena, si riveleranno fatali per il Vicebrigadiere che, soccorso dal collega, muore poco dopo.
A questo punto inizia il balletto delle versioni discordanti che cercano di spiegare quanto accaduto quella notte. Si parla, prima, di una donna derubata, di un cavallo di ritorno, poi di nordafricani, poi di un italiano e un albanese e solo in serata inizia a emergere una verità diversa da quella raccontata dai primi testimoni. In apparenza potrebbe sembrare un'involontaria serie di equivoci, in fondo si tratta di una vicenda poco chiara che, per essere risolta richiede di vagliare ed eventualmente scartare molte ipotesi; ma ciò che lascia perplessi è il fatto che a lanciare la bufala dei magrebini arresati per l'omicidio è un rappresentante delle forze dell'ordine: Valerio Galuppi, finanziere residente a Montero Romano, che, alle 13 di venerdì 26 luglio, tramite la pagina Facebook "Puntato, l'App degli Operatori di Polizia'', annuncia la cattura di ''tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine'', con tanto di foto segnaletiche, ovviamente false, dei presunti colpevoli. La fake news viene rilanciata anche dalla pagina ''Soli non siamo nulla. Uniti Saremo Tutto'', con la didascalia ''Ora lasciateli a noi colleghi ed al popolo, faremo noi giustizia'', e rimane online diverse ore, ottenendo più di cinquemila condivisioni. A diffondere la menzogna contribuiscono anche il Ministro dell'Interno Matteo Salvini che twitta: «Caccia all’uomo a Roma, per fermare il bastardo che stanotte ha ucciso un carabiniere a coltellate. Sono sicuro che lo prenderanno, e che pagherà fino in fondo la sua violenza: lavori forzati in carcere finché campa» e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che si accoda scrivendo: «Provo rabbia e tristezza. L’Italia non può essere punto di approdo di certe bestie. Vicinanza a famiglia e carabinieri, spero questi animali vengano presi e marciscano in galera». Il quotidiano Libero, già in passato condannato per aver diffuso notizie fuorvianti e con intenti marcatamente discriminatori, titola: «Carabiniere ucciso a Roma, l’identikit della belva nordafricana: le meches lo incastrano?». Sulla stessa linea anche i primi articoli pubblicati da Il Messaggero e SkyTg24 che però ritrattano non appena emergono nuovi aggiornamenti. Migliaia di visualizzazioni anche per il video pubblicato dal quotidiano La Verità con protagonista Mario Giordano: «Sono stati due nordafricani, due risorse, come direbbe Laura Boldrini».
A chiarire tutto è la rivista statunitense Wired, nota anche come "La Bibbia di Internet", che ricostruisce il percorso della fake news, rintracciandone l’origine e facendo finire Galuppi nei guai. Ad oggi, però, non è ancora chiaro come la pagina Facebook di Puntato che ha 181mila follower abbia ottenuto le foto, né se siano realmente corrispondenti a persone fermate durante l’indagine.
Adriana Fenzi
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