Rastrellamento di cittadini romani, di fede ebraica, avvenuto nel ghetto il 16 ottobre del 1943.Sono passati 76 anni da quel tragico evento.Accadde di sabato, giorno di festa della fede ebraica. Dall'alba e fino alle prime ore del pomeriggio, su ordine del Capo della Polizia Tedesca Heinrich Himmler, la Gestapo, comandata dal tenente colonnello Herbert Kappler, fece circondare da 365 soldati Tedeschi la zona del Tempio Maggiore (Sinagoga), il Portico d'Ottavia e le strade limitrofe.Dopo l’armistizio dell’8 settembre, comunicato via radio dal maresciallo d’Italia Pietro Badoglio e considerato come un atto di tradimento dagli ex-alleati Tedeschi, furono tanti gli atti di violenza nei confronti degli Italiani.Letteralmente “strappati via” dalle loro case e dalle loro famiglie, sorpresi nel sonno ancora con pigiami indosso, increduli, tra pianti, urla di dolore, ordini secchi e incomprensibili, 1259 persone (689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini/e) furono caricati su camion e portati via. Solo 15 uomini e 1 donna (Settimia Spizzichino, deceduta ne 2000) fecero ritorno a casa, nessuno tra i bambini/e rivide mai più i propri genitori e parenti.Arrivati alla stazione Tiburtina, vennero ammassati all’interno di vagoni merci e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz; un viaggio durato diversi giorni, in condizioni pessime, soffrendo la fame, la sete e il freddo. Al loro arrivo, furono ricevuti dal Comandante del campo di concentramento, Rudolf Hoese, e dal Dottore Josef Mengele, noto per la sua crudeltà negli esperimenti medici e di eugenetica (soprannominato, per questo motivo, l’angelo della morte).Questo fu un fatto tragico, forse tra i più eclatanti avvenuti a Roma, durante la seconda guerra mondiale, nei confronti della Comunità Ebraica; una ferita ancora aperta per i sopravvissuti.Deportati, torturati e uccisi per un solo motivo: essere di fede ebraica.È importante e doveroso rammentare questa tragedia, farla conoscere ai giovani e tenere vivo il ricordo, per fa sì che non succedano mai più crimini del genere. Il 27 gennaio 2001, “giorno della memoria”, venne posta una lapide nel luogo dove furono deportati i 207 bambini/e che non fecero ritorno a casa, con su incisa la frase: “E non cominciarono neppure a vivere”.
Articolo scritto da Mario Di Marzio
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