Nella capitale esiste un giornalismo calcistico parallelo a quello professionista: uno dei principali artefici di questo modo di comunicare il calcio che nessuno ti racconta è nella figura di Massimiliano Cannalire in arte Max. Allora raccontaci la tua prima cronaca che emozione ti ha suscitato...
"Andavo ancora alle scuole medie e un dirigente della squadra della mia parrocchia, che si era fusa con altre realtà del centro storico di Roma, l'Unione Sportiva Roma Centro, mi disse di seguire la squadra Allievi Romani (si chiamavano così, all'epoca, i provinciali di oggi) e di buttare giù un tabellino e qualche riga. Iniziò tutto così, con quel dirigente, Lavio De Sanctis, che recapitò la cronaca al Corriere Laziale. E la cosa andò avanti per tanto tempo...".
In tanti anni di campi di periferia ti sei scontrato con parecchi presidenti e dirigenti chi ricordi con maggiore affetto e chi invece non vorresti rincontrare...
"Scontrato no, direi di più incontrato, con tantissimi confrontato e soprattutto rispettato, vista la loro funzione sociale. Scontri ce ne sono con quelli che non comprendono che un giornalista lavora sulla sua maniera di vedere le cose. Che non è condizionabile con nulla e per nessun motivo. Altrimenti scrivano da soli, gli articoli".
Parliamo di personaggi negativi. Nella tua carriera hai avuto modi di denunciare finti stregoni, l'amico di quello, etc. etc.?
"Sì, mi è capitato, di far comprendere ai genitori che per essere procuratori non basta andare dinnanzi a loro vestiti in giacca e cravatta con tante parole al seguito. A una certa età non serve, il procuratore-apprendista stregone. Poi quando si è trattato di rivelare malefatte, una volta verificate, non mi sono mai posto il problema tipo "vado a pestare i piedi a questo o a quello". E credo che un libero pensatore non si debba porre quel tipo di quesito, se vuole continuare il cammino in un settore delicato quale è quello dell'informazione".
Il calcio che racconti è pulito?
"Non sempre ma nella stragrande maggioranza dei casi sì. Non è pulito quando si danno 2.000-2.500 € al mese per giocare tra i dilettanti, dal punto di vista del rispetto del danaro e del valore che do' io al lavoro. E' pulito quando vedi tanti dirigenti, allenatori, giocatori impegnarsi per vincere o per rappresentare una sorpresa. Società di nicchia che si vanno a battere con grinta e con un buon gruppo, con quelle più attrezzate".
Dei campioni di oggi chi ricordi con affetto scalciare sui campi di periferia?
"Ne ho visti parecchi. Penso a Groppioni, scoperto da Giampiero Guarracino a un torneo estivo che andavo a vedere con lui, a Rignano. Che è andato alla Primavera del Napoli, a Bari poi ora dovrebbe militare in Serie A in Ungheria. A Napoleoni, che il direttore sportivo soffiò alla Spes Montesacro che commise l'errore di non tesserarlo subito. Lui lo portò al Tor di Quinto, e, vinto lo scudetto, andò al Widzew Lodz, in Polonia, poi in Grecia, al Levadiakos. Adesso gioca nella Serie A ellenica, ma con l'Atromitos. Oppure Ferdinando Sforzini, che prima di Pescara e Grosseto era diventato sempre con Guarracino e Paolo Testa allenatore campione regionale allievi nel 2001, per andarsene poi tra Romania, al Cluj, e l'Udinese, e poi al Bari. Il caso più clamoroso è stato Davide Moscardelli, che nel 2001-2002 militava nel Guidonia e l'anno prima nel Maccarese, portato in Eccellenza da una Prima Categoria, il Tre Fontane, dal bravo d.s. Bernardo Iannicelli. Questo ragazzo giocava con le giovanili della Roma, in precedenza. Da Guidonia andò a San Giovanni Valdarno, in C2, poi Rimini, Trieste, Piacenza, Chievo e Bologna. Ma quanti, come lui e Nando Sforzini, potrebbero fare bene pure con Roma e Lazio? Non dimenticatevi che Roma e Lazio si erano già perse uno come Materazzi!".
Presumo non lavori da solo. Chi ringrazi giornalmente per l'ottima comunicazione che dai ogni domenica?
Tanti colleghi, esperti e più giovani, che spesso si muovono per passione, per la voglia di proporre il loro modo di raccontare una partita, un campionato. Ringrazio l'editore, che mi concede la possibilità di dire la mia, la struttura, e gli ascoltatori, che sono il nostro motore principale. Senza di loro nemmeno gli sponsor si sarebbero mossi, no?!"
Chi dei tanti ragazzi che hai avuto,oggi si è affermato nel mondo del giornalismo sportivo?
"Ti rispondo con quella che era la mia squadra all'inizio degli anni '90, quando ancora militavo con Radio Fiumicino e già conducevo a Power Station, sopra il Qube, a Portonaccio. I miei inviati si chiamavano e si chiamano, sotto altre bandiere, oggi: David Rossi, Luca Fallica, Dario Bersani, Simone Pieretti e Dario Castaldo. Ti bastano, come nomi? Hanno iniziato tutti con me, e sono persone pulite che lo ricordano spesso, anche troppo. Bersani una delle persone più leali e oneste che ho mai incontrato, Fallica un signore, dotato di raro senso della fratellanza. E anche di sense oh humour. Uno squadrone. C'erano pure Marcello Brandolini, Alessia Gabelassi, l'arbitro di Basket Alessandro Laureani, con i vari Paolo Russo, Italo Marchetti e Gianni Ciufo dal Sud del Lazio; i già affermati Giampiero Baldi, Vittorio Guida, Lorenzo D'Angelantonio. Se uno ha ancora rapporti umani con questi grandi signori, significa che qualcosa di buono avrò fatto, non credi?".
Oltre alla radio ed alla comunicazione ti piacerebbe fare giornalismo d'inchiesta. Se sì che tipo di reportage?
"Sì, mi piacerebbe. Vorrei sapere, per esempio, se la commissione che eroga i soldi per l'editoria dispone anche di un comitato di controllo per capire dove vadano realmente a finire questi soldi. Visto che non è la prima volta che sentiamo di editori disinvolti e paraculi che quando c'è da prendere, acchiappano, e sperperano per cose personali e private, e magari familiari; poi vieni a sapere che i dipendenti non prendono gli stipendi da mesi e mesi. Ma non da due o tre, bensì da otto o nove. E nella nostra regione questa sta diventando una tendenza. Che tutela ha, realmente, il contribuente? Che tutela ha, chi lavora in queste testate?".
La delusione di questi anni che ti ha maggiormente colpito?
"La scomparsa di Paolo Testa, sul piano personale, ha avuto un impatto fortissimo. E anche pensando ai tanti ragazzi che ha saputo guidare sul piano del comportamento prima che tecnico e tattico. Questa sì, è stata la "botta" più pesante. Per la bellezza della persona e la serietà dell'essere umano. Perché come allenatore hanno parlato i risultati".
In questi giorni in maniera "ufficiosa" sta uscendo la notizia che è stato abolito il colloquio per il conseguimento del tesserino dell'ODG. Si parla di una tua vittoria. Qual'è la tua opinione?
"Ti giro una "notizia": la mia vittoria più grande ancora deve arrivare, in diverse sedi. Dovrà finire, sta vergogna, che c'è gente che ha campato barattando la consegna di un tesserino dovuto ai collaboratori in cambio di due anni e passa di lavoro gratis con sfruttamento assoluto. E sono gli stessi che hanno fruito di milioni e milioni di euro di finanziamenti parassitari, studiati come incoraggiamento iniziale per l'editoria! Bisogna avere pazienza, che poi le sentenze e le decisioni arrivano".
Grazie Max sei stato esauriente e cristallino,disponibile,in bocca al lupo per tutti i tuoi ragazzi che ogni domenica corrono ancora dietro un pallone per sport.
© Riproduzione riservata