Dopo aver assistito alla prima tappa del Viaggio d’amore di Gabriele La Porta e del suo team composto da Enzo Garramone ed Egidio Senatore, Unfolding Roma intervista l’ex direttore della RAI, la cui eleganza e signorilità risaltano immediatamente agli occhi e alle orecchie di chi gli sta davanti. I suoi toni gentili e pacati, infatti, permettono all’interlocutore di lasciarsi coinvolgere in discorsi e pensieri di grande profondità, anche quando la calma lascia spazio alla passione che il nostro intervistato mette quando affronta il tema che sente sicuramente più a cuore: l’amore.
L’unico programma televisivo della RAI dedicato alla poesia è stato il Suo, dal 1996 al 2010. La TV è pronta per questi tipi di programma? Pensa che possa essere trattato un tema così “poco commerciale” forse, come la poesia, un tema così profondo come l’amore.. O non c’è ancora spazio per tutto questo in TV?
Il modo per trattarlo in TV c’è, tant’è vero che ogni qualvolta ci siamo avvicinati è stato successo. Evidentemente, però, alcune persone che erano più in alto loco rispetto ai direttori, avevano un modo di fare snervante e soprattutto mostravano di non credere poi in realtà alla poesia. Peccato, perché avremmo potuto fare un buon lavoro. Quello che è stato possibile lo abbiamo fatto e anche di più, attraverso una serie di programmi concatenati tra loro che andavano in onda ovviamente in orario notturno, perché quello era ciò che desideravo. Io desideravo andare di notte perché c’è un pubblico diverso, un pubblico molto attento, infatti così è accaduto. E siamo stati tutti molto meglio, fino a quando non è arrivata la pensione, e allora ho dovuto salutare e andarmene.
Come ha vissuto l’esperienza da Direttore RAI?
L’ho vissuta benissimo, tenendo conto che il direttore della RAI, così come lo intendevo io, era non soltanto un direttore, ma una persona che amalgamava, metteva insieme anche coloro i quali, per esempio, avevano una visione diversa o anche un po’ aggressiva, magari per sostenere che la poesia non serve più. Ed è proprio lì che io andavo, è proprio lì che aprivo i dibattiti, è proprio lì che noi andavamo a configurarci. Sarebbe andato tutto veramente bene, se non ci fosse stata la mia pensione. Ma ho numerose richieste altrove e credo che le cose andranno ancora meglio.
È stato un direttore diverso, che ci voleva.
Io la ringrazio moltissimo. Non sono mai stato un arrogante, basta chiederlo a quelli che erano i miei dipendenti se io ho mai alzato la voce. È una cosa importante, perché non alzare mai la voce vuol dire non prendersela mai, avere sempre il sorriso e diventare tutti sempre più uniti e, come dicevo all’inizio, amalgamati. Quando questo avverrà, saremo una vita avanti.
Chi sarà il futuro direttore della RAI, secondo lei?
Direttore della RAI… Guardi, io francamente non trovo nessuno che mi piaccia in modo particolare, e gli altri sono andati via, anzi, gli altri sono stati in condizione di dover andare via, che è una cosa molto antipatica tra l’altro. Quindi francamente non so prendere parte di questo o di quello perché in realtà rinnoverei molte persone, e siccome non voglio farmi troppi nemici, oltre quelli che già ho per dire le cose come stanno, devo fermarmi qui, necessariamente.
Poco fa diceva che l’importante è essere amalgamati e avere sempre il sorriso sulle labbra. Ha deciso di portare in giro per l’Italia un progetto importante, profondo e coraggioso come quello dell’amore: Viaggi d’amore e d’altre stelle, che tra l’altro ho visto e per il quale le rinnovo i miei complimenti.
Ah, ma grazie! Calcoli che siamo andati in giro con molte persone, proprio perché c’era il piacere di frequentare situazioni dove ci fosse la poesia regina, oppure brani teatrali che fossero loro i segmenti più significativi. E in ogni caso, una partecipazione corale era quello che mi aspettavo ed era quello che avevamo ottenuto. Poi purtroppo, contrariamente a quanto accaduto altre volte, mi hanno messo… Ha presente la canna con sopra il fagottino, quello che mette sulla spalla? Quello dei cartoon per i bambini?
Si!
Ecco, io sono tornato in quell’epoca lì! E tutti a telefonarmi per dirmi “Ah, ci dispiace!” ma io sono felicissimo, perché non ho mai fatto altro che lavorare, lavorare, lavorare, sempre in base alla poesia e all’amore. E la domanda sta aumentando in modo esponenziale!
Come mai ha scelto un tema universale come l’amore eppure così difficile da trattare? C’è bisogno di fermarsi a conoscere a fondo l’amore?
Si, secondo me si. C’è molto bisogno di conoscere l’amore perché la prepotenza, l’arroganza, l’incapacità di relazionarsi agli altri è quello di cui siamo fatti ormai. Io adesso, le ripeto, lo sto facendo con il mio braccio destro, Egidio Senatore. E noi siamo sempre in giro, praticamente su un mese stiamo fuori venti giorni, ma è una cosa che ci piace moltissimo. Perché ci piace? Perché è un modo di cementare, come ho detto poco fa, un modo di unificare, non più castelli dove si butta l’acqua bollente addosso, simbolicamente, agli assalitori, ma castelli dove si tengono cerimonie sacre e cerimonie importanti, cerimonie in nome dell’amore. Perché è evidente che quando c’è un afflato molto potente, ecco che nascono anche i baci, quei baci dal profondo naturalmente, quei baci che noi tutti ci portiamo dentro e che non abbiamo il coraggio di manifestare. Ecco, quando questo sarà fatto, sarà fatto in pienezza e io potrò dire di essere davvero felice e ci sarà subito un’altra persona o più persone pronte a sostituirmi e in questo caso sarò il più felice di tutti.
Prima ha parlato del suo braccio destro.
Si, Egidio Senatore ed Enzo Garramone.
Lei e Garramone sembrate un po’ il diavolo e l’acqua santa (Ride).Perché ha scelto proprio lui? Perché siete davvero così diversi o perché invece c’è qualcosa che vi accomuna?
Ci accomuna la tolleranza, ma anche il coraggio di affrontare le cose. Se mi permette, farei i nomi di quelli che sono indispensabili al mio progetto di lavoro da quando sono andato via dalla RAI: Egidio Senatore ed Enzo Garramone – queste sono le due persone, come dire, vitali per quanto andiamo a fare; e poi un mio parente, mio figlio Michele.
Come è stato, a proposito, lavorare con suo figlio?
Lui è molto diverso da me, è una persona anche aggressiva volendo, però entusiasta, e devo dire che non è facile per un padre e per un figlio lavorare insieme. Finora ci siamo riusciti e spero che ci riusciremo ancora nel futuro.
Immagino soprattutto avere il peso e la responsabilità di avere un padre così importante e così, forse, ingombrante.
Si, ma io mi nascondo bene. Quando andiamo alle rappresentazioni teatrali, per esempio, sto molto attento a non alzare troppo le righe – che poi è la mia natura, perché io mi entusiasmo. Ma in questo caso prendeva il mio posto perché a sua volta lui è uno entusiasta sull’amore, quindi come tale ci siamo "riamalgamati".
Dopo i suoi studi sul tema e, immagino, le sue esperienze personali, oggi è riuscito a trovare una definizione della parola ‘amore’?
Una divinità. Una divinità che non chiede nulla, ma che dà tutto quello che ha.
Una domanda sul sociale e sull’attualità: cosa pensa dell’expo, di questa iniziativa che ha coinvolto l’Italia in prima persona? Ciò che è successo a Milano il primo giorno (i black bloc, successivamente i padiglioni cadenti) ha dato adito a molte polemiche.
L’unica cosa che posso dire è che sono arrivato e c’era la fiera del libro. Devo dire che era molto ben costruita e ben fatta. Un pieno come non l’avevo visto mai, perché io sono andato a tutte le manifestazioni expo sui libri e devo dire che non mi aspettavo tanto pubblico. C’era ad esempio una sorta di tenda che si immaginava fosse nel deserto, ma sono dei voli fatti con la mente e invece si era stanziata la massoneria italiana. Era la prima volta che parlavo con tanti di loro tutti insieme e devo dire che erano molto contenti di me, pur sapendo benissimo che non sono affatto massone, ma io a mia volta mi sono affidato a loro e quindi è venuta fuori anche in questo caso una volontà di stare insieme, di portare avanti un progetto che si poggia sugli angoli fondamentali della nostra esistenza: amore e amare.
L’ultima domanda: cosa pensa della politica oggi, dato che alle elezioni comunali di Roma del 2013 si è candidato alla carica di consigliere comunale con il Movimento Unione Italiano?
Oh, per carità! Approfitto della situazione perché avevo raccomandato di non coinvolgermi, invece sono usciti dei bigliettini col mio nome unito a quello di un altro politico che non nomino. Mi dispiace moltissimo perché l’ho presa come una forma di sopruso, io non avevo dato nessun assenso.
Beh, intanto abbiamo chiarito questo malinteso.
Io le do la mia parola d’onore che è stato messo qualcosa che non aveva niente a che fare con me. Ma non perché disprezzassi quelle persone, soltanto che non amavo partecipare come persona di ordine politico. Non pensavo che fossi collegato, o mi è stato detto e non me ne sono accorto.
Lucrezia Leggio
con la preziosa collaborazione di Ilaria Battaglia
© Riproduzione riservata