La Maledizione Del Pio Albergo Trivulzio

La Maledizione Del Pio Albergo Trivulzio

La casa di cura milanese, già salita agli onori delle cronache all'inizio degli anni novanta, è nuovamente al centro dell'attenzione per la gestione dei casi di Covid-19

stampa articolo Scarica pdf

Il "Pio Albergo Trivulzio" nasceva nel lontano 1771 per volontà del Principe Antonio Tolomeo Trivulzio all'interno della sua stessa abitazione, a Milano, con la precisa volontà di andare incontro alle necessità delle persone meno abbienti. Dopo tutta una serie di ristrutturazioni, all'inizio del novecento l'attività veniva spostata in una nuova sede, quella attuale sulla strada per Baggio, conforme agli standard sanitari dell'epoca e tenuto costantemente aggiornato fino ai giorni nostri.

La casa di cura salì agli onori delle cronache giudiziarie per la prima volta nel febbraio del 1992 e non per qualcosa di banale: all'epoca, infatti, il presidente del Trivulzio era Mario Chiesa, membro di spicco del PSI e prima persona a vedersi recapitare un mandato di cattura da parte dell'allora PM Antonio di Pietro dando il via a quella che si sarebbe poi rivelata una delle inchieste più importanti della storia del nostro paese: Mani Pulite, più comunemente conosciuta come "Tangentopoli".

Sembrava tutto lasciato alle spalle, tanto che la casa di cura milanese nel tempo si era riguadagnata il rispetto, ingrandita e rappresentava una piccola "città nella città", che ormai può vantare tre sedi nel milanese: un esempio di coordinamento tra sanità pubblica e privata al servizio degli anziani e dei meno abbienti. Questo almeno fino ad un mese fa, perché in piena emergenza ci ritroviamo a parlarne in maniera negativa, per fatti in qualche modo più gravi rispetto a quelli di tre decenni fa.

É di queste ore, infatti, la conferma di un focolaio di Covid-19 all'interno della sede storica del Pio Albergo Trivulzio che avrebbe causato svariati decessi nel mese di marzo, che parrebbe siano stati mascherati dalla dirigenza dell'istituto. Se si sia trattato di semplice negligenza o qualcosa di più dovrà essere stabilito dagli organi giudiziari. Fatto sta che, nei giorni scorsi, è arrivata la denuncia da parte del personale sanitario per una grande sottovalutazione dell'emergenza nelle prime settimane, che era culminato nel divieto di utilizzare i dispositivi di protezione individuale da parte dei lavoratori.

Una denuncia fatta sin dai primi di marzo da parte del Dott. Bergamaschini, allontanato all'inizio dei marzo per aver chiesto di fornire al personale almeno le mascherine e ora reintegrato soltanto dopo una battaglia legale, che si è conclusa catalogando tutto come un fraintendimento. Il risultato di tutto questo, oltre ai già citati pazienti deceduti, comprende due medici ammalati con sintomi gravi, alcuni operatori ufficialmente infettati e tutti gli altri costretti a lavorare a ritmi folli senza nemmeno essere nemmeno stati sottoposti al tampone, con la sola consolazione arrivata negli ultimi giorni di poterlo fare almeno indossando i DPI.

Insomma, una vera e propria maledizione per il Pio Albergo Trivulzio, che non trova pace e rischia di essere soltanto la punta di un iceberg di cui fino a questo punto si è parlato troppo poco: le case di riposo ai tempi del Covid-19. Le caratteristiche di questo virus, estremamente infettivo e letale in particolar modo per le persone di una certa età, rischiano veramente di trasformare le RSA in vere e proprie incubatrici che rischiano di portare via persone quasi a grappoli, se all'interno non ci si organizza nel migliore dei modi per individuare preventivamente gli ammalati e separarli dagli altri ospiti per essere curati in reparti appositi.

Non è il caso di creare panico, ma è giusto che lo stato e le regioni intervengano immediatamente per effettuare maggiori controlli prima che si possano ripetere casi come quello di cui abbiamo parlato.

Matteo Tencaioli

© Riproduzione riservata