Nonostante la chiusura dei musei, imposta dal nuovo dpcm, la Galleria dell’Accademia di Firenze non si ferma, anzi porta avanti i lavori di manutenzione e risanamento delle opere che era stati programmati, in accordo con il Mibact. Il direttore della Galleria, Cecilie Hollberg “come già annunciato in precedenza, il grande cantiere della Sala del Colosso è iniziato un mese fa. Quasi tutte le opere, escluso quelle inamovibili, sono state spostate negli ambienti dedicati alle esposizioni temporanee, sottoposte a una valutazione del loro stato di conservazione e stiamo lavorando a un piano di veri e propri restauri. E sono lieta di annunciare che oggi, mercoledì 11 novembre, iniziamo con La Resurrezione, una splendida tavola di Raffaellino del Garbo, degli inizi del XVI secolo, che con la sua monumentale cornice lignea è stata trasportata presso i laboratori di restauro che si prenderanno cura di questo dipinto in tutta la sua complessità.”
Prima di procedere al restauro, verrà realizzata una campagna diagnostica multi-tecnica non invasiva integrata da imaging fotografico e metodologie di analisi, per avere una visione più chiara e dettagliata sui materiali costitutivi dell’opera e sulla tecnica di esecuzione, con lo scopo di ottenere delle informazioni essenziali per procedere alla manutenzione della tavola. A questo proposito, la responsabile dell’ufficio restauro della Galleria dell’Accademia di Firenze, afferma “Questo intervento riguarderà sia il supporto ligneo che gli strati pittorici e sarà condotto per gradi. Il complesso insieme delle operazioni che interesseranno gli strati pittorici procederà da una pulitura eseguita dopo gli opportuni test per individuare la metodologia da usare ed il livello più corretto da raggiungere, alla stuccatura con integrazione delle parti pittoriche, prima di arrivare alla protezione finale". Perciò il restauro non si limiterà solo alla tavola ma s’interverrà anche sulla cornice lignea a tabernacolo, intagliata e dorata, in stile propriamente cinquecentesco. Infine si effettueranno le delicate operazioni di fermatura e consolidamento, di pulitura selettiva, di stuccatura, d’integrazione delle lacune e di protezione finale.
Tra il 1500 e il 1505 la famiglia Capponi, aveva commissionato la Resurrezione a Raffaellino Dei Carli detto Raffaellino Del Garbo, per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto. Dal punto di vista stilistico, osservando l’opera ci sono chiari riferimenti a noti artisti a lui contemporanei, per esempio: alle composizioni del Ghirlandaio per quanto riguarda l’impostazione della scena o nei tratti graziosi e delicati è evidente l’influenza del Verrocchio e di Lippi. Questo ci dà un indizio molto interessante, ovvero è indice che Raffaellino Del Garbo si teneva costantemente aggiornato sulle ultime tendenze e riusciva con maestria a combinarle con le sue fonti di ispirazione per realizzare opere di grande efficacia espressiva e narrativa.
Raffaellino del Garbo è nato a San Lorenzo a Vigliano nel 1466 ed è deceduto a Firenze nel 1525 circa. In tenera età rimase orfano e prima fu affidato a un parente Pasqualino di Carlo e poi venne allevato dalla famiglia Capponi. Perché viene detto “del Garbo”? deriva dalla via del Garbo, a Firenze, dove aveva la sua bottega dal 1513 al 1517. Dalle Vite del Vasari sappiamo che si è formato nella bottega di Filippino Lippi.
Articolo di Federica Fabrizi
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