Uomo a tutto campo, intelligente, furbo e di grandissimo impatto. Quando gli hanno chiesto se il ritorno di Lukaku in Premiere League gli avesse, in un certo senso, fatto rimpiangere la scelta fatta la risposta è stata : “Non sono una persona che guarda a queste cose, preferisco concentrarmi su me stesso e non dimostrare al Chelsea che ha sbagliato a cedermi, sarei potuto rimanere a Londra dove sono nato e cresciuto, restare nella mia confort zone ma il mio obbiettivo era quello di confrontarmi con un'altra piazza, un'altra cultura, superare i miei limiti e dimostrare a me stesso che avrei potuto fare bene anche altrove”. Idee chiare dentro e fuori dal campo, un accenno di maturità che forse a ventitré anni non ti aspetti, “l'uomo” in mezzo al campo che riesce a dare equilibrio e stabilità anche quando non segna, ma stasera tra i marcatori è entrato anche lui : Tammy Abraham.
Una Roma dai numeri importanti:28 tiri totali di cui 9 in porta, 81% di possesso palla con una precisione sui passaggi vicinissima al 100%. Ci può stare che sia necessario tener conto del livello tattico e tecnico dell'avversario ma in un periodo storico, neanche troppo lontano, la vittoria non sarebbe stata così scontata, ma soprattutto non sarebbe stata così netta.
Si parla sempre più insistentemente della “cura Mourinho”, di quella spinta psicologica che sembrava essere il tallone d'Achille della Roma, quel gap che, anche con le cosiddette piccole, diventava una voragine facendo perdere punti e sicurezza; nella scorsa stagione dopo un girone d'andata immacolato nei confronti proprio delle squadre non considerate papabili per la lotta allo scudetto, la Roma cadde in un vortice di sconfitte e pare proprio, per mancanza di convinzione e forse per quel rapporto di mancata fiducia tra allenatore e panchina.
Mourinho si ripete, ancora 4-2-3-1e ancora Abraham davanti con Mkhitaryan, Pellegrini e Carles Perez -unica modifica al posto di Zaniolo squalificato-, con Cristante e Veretout a centrocampo Ibanez, Vina, Karsdorp e Mancini in difesa; la stessa formazione delle precedenti uscite anche per testare l'efficacia delle scelte con il modulo di Castori, più duro rispetto alle altre avversarie formato da un effettivo 5-4-1 con Belec tra i pali, Gyomber, Aya,Jarozynski, Kechrida, M Coulibaly, Di Tacchio, L. Coulibaly,Ruggeri e Obi e Bonazzoli come unica punta.
Un primo tempo un po' a rallentatore dove comunque i giallorossi hanno avuto un gran controllo del match pressando alto e cercando profondità, grazie agli inserimenti di Veretout e Pellegrini che all'occorrenza sono arretrati insieme a Cristante per creare più densità, ma che hanno potuto contare anche sulla gestione degli spazi da parte dei treqartisti con Carles Perez che ha tenuto a bada sia Aya che Kechrida.
L'occhio di Abraham arriva ovunque; oltre al gioco un lavoro di supervisione nei confronti dei compagni, preciso nel raccogliere e abile ad anticipare le giocate, una cattiveria agonistica che carica la squadra e speriamo, non diventi un handicap sul lungo raggio. Si, perché è giusto cavalcare l'euforia, è giusto gioire di un elemento di alto profilo che si mangia gli avversari ma è anche doveroso ricordare che al Chelsea era la terza scelta dell'allenatore e, visto sul campo, non credo per demeriti tecnici quanto più, per una particolare indole che Mourinho ci auguriamo riesca a calibrare.
Protagonista del match fin dalle prime battute, è Pellegrini che lancia subito Vina in porta,ma Belec para con agevolezza, poi Abraham imbeccato da Mancini, prova a deviare in porta. E' chiaro che la Roma sia impaziente di chiudere subito la partita, ma la Salernitana regge e scalpita riuscendo ad arginare gli arrembaggi giallorossi grazie ad un Bonazzoli che si vede costretto anche a coprire la fase difensiva, una mossa che gli taglia le gambe perché il giocatore perde spesso ritmo e lucidità trovandosi in alcune occasioni davanti alla porta avversaria ma senza concretizzare; merito anche della difesa giallorossa e di un portiere che, sebbene scomodato pochissime volte, hanno saputo amministrare il reparto con buon senso. Alla mezz'ora ancora un cross di Carles Perez per Abrham che sfiora di testa, la Roma ci prova fino all'ultimo giocando in contropiede ma la Salernitana non molla e salva il primo tempo sullo 0-0.
Una buona Roma che prende le misure e aggiusta la manovra di salita contro un'avversaria ordinata e serrata.
Nel secondo tempo cambiano ritmi e obbiettivi, i giallorossi prendono maggior possesso del campo e sia Karsdorp che Vina diventano più incisivi e rapidi nelle ripartenze. Il contropiede diventa l'arma in più Aya perde colpi e Pellegrini è bravo a carpire l'attimo sull'imbeccata di Vina, tiro in porta e Belec non può nulla. 0-1, la sblocca il capitano.
I padroni di casa calano di intensità perdendo punti di riferimento con la Roma che, riesce ad essere sempre attenta a non farsi sfuggire il pallone innescando triangolazioni che confondono ancora di più i granata : Abraham indietro per Mkhitaryan, cross per Veretout che non sbaglia il centro, 0-2 nonostante ormai la difesa campana sia concentrata in pochissimi metri. Sprazzi per gli uomini di Castori con Bonazzoli che non concretizza un assist di Obi, nonostante il passivo la Salernitana prova ad aprirsi allungando le linee e rivedendo il modulo con l'ingresso di Simy, mossa incauta ma necessaria che permette però alla Roma di trovare nuovi sbocchi: prima Abraham con un tiro a giro di destro, poi gli ospiti ci prendono gusto giocando a flipper sul prato verde e senza troppa fatica arriva anche lo 0-4 che consegna la doppietta a Pellegrini. Sullo scadere la fiammata di Shomurodov che va di poco fuori a sfiorare il palo alla sinistra di Belec, un quarto d'ora in attacco in coppia con Abrham, giusto così per prendere confidenza con l'inglese.
Tarani Laura
fonte immagine emanuele gambino
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