Il caro materiali non è una bolla, ma un cambiamento sistemico. A sostenere questa previsione sono i professionisti del comparto edile italiano, in una lettura di scenario giustificata dall’andamento del prezzo delle materie prime negli ultimi 24 mesi.
Covid-19 e invasione dell’Ucraina hanno prodotto rincari da capogiro. Il ferro è aumentato del 300 per cento in due anni, l’acciaio (importato lo scorso anno dall’Ucraina) passato dal +77,6 per cento al +113 per cento. Il costo del bitume è cresciuto del 20 per cento nei soli primi dieci giorni di marzo 2022, mentre erano già “impazziti” i costi di alluminio e rame, +106 per cento e +71,2 per cento negli ultimi due anni. Grossi problemi anche per le opere di edilizia semplice, sostituire gli infissi costa tra il 50 e il 70 per cento in più rispetto ad un anno fa a causa dell’aumento del legno e dell’alluminio.
Il cambiamento degli scenari internazionali ha prodotto un’altra evidente stangata; se prima il rischio era un rallentamento delle attività dei cantieri, oggi, in alcune circostanze, si affaccia lo spettro di una sospensione prolungata dei lavori. Ad essere coinvolti non sono solo gli interventi per la realizzazione di grandi infrastrutture, e dunque i progetti del PNRR, ma anche quelli di edilizia abitativa.
Se da una parte i bonus hanno spinto molti italiani all'acquisto della prima casa o alla ristrutturazione, il caro materiali impone una revisione delle tempistiche di consegna degli appartamenti.
“Servono interventi per calmierare i prezzi e misure per compensare i maggiori costi sostenuti dalle imprese - spiega l’amministratore di CAM Spa Ing. Angelo Marinelli - Secondo le rilevazioni fatte dal Mims (Commissione tecnica istituita dal Ministero delle Infrastrutture) solo 36 materiali su 56 hanno fatto segnare aumenti superiori all’8 per cento, per due terzi dei materiali si arriva fino al +20 per cento. E’ un bene che le compensazioni relative al secondo semestre 2021 abbiano una dote economica maggiore, ma mi associo alle considerazioni fatte da Ance, non solo nel Lazio, sulla necessità di una revisione del listino dei prezzi alla francese, quindi in tempo reale. I costi delle opere si adeguano al rialzo o al ribasso, sempre seguendo le rilevazioni dei singoli materiali. E’ una misura che fornirebbe almeno un “paracadute alla categoria”.
Nonostante i rincari la CAM ha deciso di assorbire i maggiori costi utilizzando i materiali prescelti in fase di progettazione, mantenendo inalterata la qualità delle dotazioni innovative proposte.
Sono 4 i nuovi edifici del gruppo attualmente in costruzione in quartieri semicentrali della Capitale, tra cui un intervento di restauro e ristrutturazione di una palazzina d’epoca, il tutto per un totale di circa 350 appartamenti. Le unità immobiliari sono state tutte vendute sulla carta anche grazie all’applicazione del superbonus 110% e all’adozione degli incentivi previsti dal Decreto Sostegni bis, come il mutuo under 36.
Da Domus Tiburtina, collocata tra via Monti Tiburtini e via Tiburtina, a Villa Paolina in Largo XXI Aprile, da Nuova Bonelli in Via di Villa Bonelli a Pietralatella in Via Pollio passando per Via Benzoni e Via Simone Martini, dove prenderanno il via a breve i lavori di due nuovi complessi di edilizia residenziale.
“Da settembre 2021 abbiamo registrato ritardi nell’ approvvigionamento dei materiali. Gli acquirenti adesso sollecitano le consegne degli appartamenti ma le difficoltà insorte nel reperire alcuni materiali - aggiunge l’Ing. Angelo Marinelli - non consentono di rispettare la programmazione prevista. Ciò nonostante abbiamo deciso di non penalizzare chi ha scelto di affidarsi alla CAM per acquistare un bene prezioso come la casa cercando di ridurre al massimo i ritardi. Tuttavia, nell’insieme, sono numerose le giornate lavorative perse a causa di queste problematiche. Alla luce di tale situazione sono d’accordo con quanti hanno sostenuto, nelle scorse settimane, la necessità di nuovi strumenti legislativi per modificare i contratti, anche aprendo, in casi particolari, ad una risoluzione consensuale senza conseguenze giuridiche”.
L’articolo 29 del decreto Legge 27 gennaio 2022, n. 4 – cd. “Sostegni-ter” aveva introdotto una nuova disciplina in tema di revisione dei prezzi e aggiornamento dei prezziari nei contratti pubblici, ma per il momento il Governo sembra aver rinunciato ad un nuovo intervento. Nei giorni scorsi, però, la sentenza del TAR della Campania 2117/2022 ha stabilito che sarà possibile impugnare da subito i bandi che contengono prezziari non aggiornati, interrompendo almeno in futuro la necessità di dover procedere alla realizzazione di opere e servizi senza una effettiva copertura dei costi.
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