I Ki-MONO sono Moreno (voce e chitarre), Davide (sintetizzatori, programming e chitarre), Phora (basso) e Teo (batteria). Un rock contaminato da suoni elettronici e distorti che attinge dai primi anni 2000, passando dai Foo Fighters ai Deftones, tra i riferimenti musicali del gruppo novarese. L’album d’esordio, “Avanguardie Inospitali”, pubblicato ad ottobre, è stato prodotto da Max Zanotti, già al lavoro con Deasonica e Rezophonic. Il disco è stato anticipato dal singolo “Due”, il cui videoclip, ad alta rotazione su Rock Tv, è stato diretto dal regista americano Rob Barriales. Unfolding Roma ha incontrato i Ki-MONO alla vigilia della pubblicazione di “Avanguardie Inospitali”.
Un titolo non facile e di sicuro impatto per un’opera prima. Cosa sono per voi le avanguardie inospitali?
Le avanguardie inospitali sono i nostri tempi. Nella nostra visione alterniamo rabbia, riflessione e speranza. Come racconta anche la copertina, infatti, la protagonista delle liriche dell’album è la guerra quotidiana tra disagio e ansia, rappresentati dal mostro, e la voglia di riscatto del guerriero.
Quale occasione vi ha fatto incontrare e, soprattutto, in quale istante avete deciso di dover suonare in gruppo?
Io (Phora) e Moreno ci conosciamo fin da quando eravamo adolescenti. Poi entrambi suonavamo, negli anni ci siamo avvicinati e ci siamo piaciuti, così è nata la voglia di fare qualcosa insieme. A noi si sono uniti negli anni Teo e Davide con lo stesso spirito. Abbiamo anche iniziato una collaborazione per i live con Andrea Caniato, docente Lizard, che sta sposando il nostro progetto diventando piano piano il quinto membro della band.
La vostra musica parte sicuramente da una matrice rock per poi evolversi in suoni distorti e i sintetizzatori diventano protagonisti. Una fusione che è stata alla base di grandi album pubblicati nei primi anni duemila. Qual è stato il disco, se c’è stato, che vi ha ispirati così tanto da farvi pensare, “voglio suonare in una band”?
Beh, ce ne sono moltissimi ovviamente! Un disco che ha segnato un po’ tutti potrebbe essere “Make Yourself” degli Incubus.
Avanguardie Inospitali vede la produzione artistica di Max Zanotti, già al lavoro con realtà indipendenti molto apprezzate come Deasonica e Rezophonic. Cosa ha visto Max in voi che lo ha spinto a produrre il vostro disco? Vi siete scelti a vicenda o è stato un incontro casuale?
Bisognerebbe chiederlo a lui! Scherzi a parte, Max è un musicista ed un arrangiatore pazzesco. Noi lo abbiamo contattato perché ci piace molto il suo lavoro ma avevamo anche altre possibilità. Le preproduzioni del disco, infatti, ci hanno dato la possibilità di poter valutare con chi affrontare la realizzazione del disco. Max ci ha colpito molto, oltre che per la bravura, per l’approccio e per l’idea che aveva. Credo sapesse già che direzione prendere e noi siamo felici del lavoro che abbiamo fatto insieme.
“Due” è il singolo di lancio, il videoclip è stato girato a New York dal regista americano Rob Barriales. Com’è nata questa collaborazione?
È stato un po’ casuale: abbiamo contattato Rob dopo aver visto alcuni suoi lavori che ci hanno colpito, poi a lui è piaciuto il pezzo e da lì è iniziato tutto. La realizzazione non è stata una passeggiata ma vedere il prodotto finito è stata una gran bella soddisfazione. La cosa curiosa è che non ci siamo ancora incontrati di persona!
Parliamo di live. Nel 2010 avete suonato all’Heineken Jammin Festival, e in quell’anno il palco ha ospitato band come 30 Seconds to Mars e Editors. Che ricordo avete di quel festival e qual è stata la reazione del pubblico alla vostra musica?
Certamente un ricordo meraviglioso! Abbiamo vissuto un’esperienza davvero memorabile per cui non finiremo mai di ringraziare Rock TV che ci ha dato la possibilità di viverla.
“Numeri e routine”, “Due”, “Il mio numero”: tema ricorrente quello dei numeri. C’è un motivo ben specifico?
Assolutamente no! Non ci avevamo nemmeno fatto caso prima che tu ce lo chiedessi! Effettivamente è curioso ma del tutto casuale.
E’ recente l’autoesclusione di Sara Loreni da X Factor. C’è chi ha parlato di mossa pubblicitaria, chi ha giudicato il gesto come fedeltà alle proprie convinzioni fino all’ultimo. Voi ci avete mai pensato ad un talent? Qual è il vostro giudizio al riguardo?
Credo che ci sia troppo accanimento nei confronti dei talent, in fin dei conti sono show televisivi, e quindi spettacolo. Questo genera dei fenomeni mediatici che hanno la possibilità di mostrarsi e che di conseguenza possono sparire o stare a galla. E’ come per i reality show, anche questi creano dei personaggi. Sta poi alla gente darne il giusto credito. Chiaramente i talent offrono una vetrina importante per farsi vedere, non la vedo una vergogna provarci.
Quali sono i vostri prossimi appuntamenti live? Pensate ad un ritorno in giro per festival?
Abbiamo finalmente iniziato a portare in giro la nostra musica e il nostro nuovo disco. Abbiamo suonato al Legend di Milano e al circolo Big Lebowski di Novara, prossimamente suoneremo al Rock and roll di Miano (sabato 21 novembre) e allo 049 di Novara (mercoledì 2 dicembre). Stiamo lavorando ad altre date, compresi i festival, ovviamente, che ci piacciono moltissimo anche per la possibilità di condivisione con altre realtà.
Carmine Della Pia
Unfolding Roma
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