Valeria Raimondi,classe ’84,nasce a Roma e dopo essersi diplomata al liceo classico si laurea nel 2012 alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma in Teoria della letteratura. Dopo qualche anno passato a lavorare in una delle librerie più importanti della capitale, Valeria pur di seguire le sue aspirazioni, decide coraggiosamente (visto il momento storico che stiamo vivendo) di abbandonare un lavoro certo e di rimettersi in gioco,trasferendosi a Milano per frequentare un corso da copywriter ed a Roma per un successivo stage in una delle più importanti agenzie internazionali di copywriting. Nell’Agosto 2013 il suo “Potenzialità (http://enjeudemont.wordpress.com/2013/08/03/potenzialita/) arriva primo nel concorso per racconti brevi indetto dalla rivista Vanity Fair avente come tema Ritratto di Signora. Oltre alla pubblicazione del breve racconto sul noto magazine, la Raimondi si aggiudica una borsa di studio del valore di quasi 20.000 euro per frequentare la scuola Holden di scrittura di Baricco a Torino. Conosciamola meglio.
Ciao Valeria, tema del concorso era Ritratto di Signora. Come è arrivata l’idea di “Potenzialità” e che tipo di donna è quella ritratta nel tuo racconto?
In verità si trattava di un racconto che conservavo nel cassetto col titolo “La cruna dell’Agosto” e che mi è sembrato calzante al tema del concorso. Si tratta di una riflessione strutturata in forma di racconto dettata dalla noia agostana e totalmente autobiografica in cui i momenti vuoti di una donna annoiata vengono da lei percepiti come momenti di potenzialità inespressi. Penso che spesso viviamo nell’aspettativa di qualcosa, più felici nell’immaginarne le potenzialità che nel riuscire a concretizzarla. E’ come nel Sabato del Villaggio, l’aspettativa di una cosa più bella della cosa stessa. La potenzialità può nascere da qualsiasi tipo d’ispirazione; difficile però è metterla in atto.
C’è dunque qualcosa di autobiografico in “Potenzialità”?
Si. Quello dell’ispirazione è un momento creativo indolente che prende a tutti, un mood agostano, il mood delle città vuote ad agosto che possiamo ritrovare per esempio in “Un sacco bello” o “Caro Diario”. Quindi direi che si tratta anche per me di un momento autobiografico.
“Potenzialità” è il tuo primo racconto?
No. Ho già scritto un altro racconto nel 2007, “Cuori Solitari”, col quale ho vinto il concorso Roma Noir 2007 ed inoltre mi hanno pubblicato anche un racconto nell’antologia “Macchemù” per Giulio Perrone Editore .
Quando e come è nata la passione per la scrittura?
L’ho sempre avuta, sin da bambina. Sono stata sempre una persona molto curiosa. Pensa che a 4-5 anni ho scritto l’articolo ”Anche Cracsi (sic)non si arrende”. Chissà cosa mi aveva colpito o cosa avevo sentito. Fatto sta che mia madre lo lesse e, all’inizio, pensò che l’avessi copiato. Mi sgridò anche perché insistevo di averlo scritto di mio pugno. Quando capirono che era farina del mio sacco mi regalarono la mia prima macchina da scrivere.
Sappiamo che una delle tue grandi passioni è l’enigmistica, materia oggetto anche della tua tesi di laurea. Si può dire che questa sia il trait d’union tra la passione per la scrittura e le potenzialità creative proprie del copywriter?
Direi piuttosto che sia il copywriter a fare da trait d’union tra scrittura artistica e libera da costrizioni e l’enigmistica, in cui invece l’aspetto costrittivo è per forza di cose più evidente. Io penso di avere gli strumenti per muovermi tra queste regole e costrizioni letterarie. L’ispirazione è importante, ma è meglio per me avere un tema che inventare da zero. Ritengo di avere gli strumenti più per sviluppare che per creare. Per metterla con una metafora calcistica, è come se io fossi un calciatore bravo, con piedi buoni, un campo su cui giocare, degli avversari da battere e degli obiettivi da raggiungere. Senza campo, avversari ed obiettivi tornerei ad essere la mia signora nel potenziale silenzio d’agosto.
In bocca al lupo. O, per dirla con un gioco di parole alla latina, Vale atque Vale.
Simone Pisani
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