Laura Nasoni

"Sono l’arte e la cultura che salvano l’uomo, e penso che la scuola sia necessaria alla propria formazione e al saper convivere civilmente nel mondo"

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Unfolding Roma ha avuto il piacere di incontrare e intervistare l'attrice, nonché regista e fotografa Laura Nasoni. 


Ciao Laura, raccontaci un po’ di te e di quello che fai nella vita…


Ciao Valerio, ciao a tutti. Cosa faccio nella vita e chi sono…in questo periodo me lo chiedo spesso anche io cadendo facilmente in crisi d’identità post 25 anni, però cercando di essere sintetica anche se sarà difficile: sono attrice, regista e fotografa. Mi sono laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma in Grafica e Fotografia, dove ho incontrato una giovane illustratrice (Claudia Intino) che per un progetto aveva in mente di girare un corto. Un giorno mi ha scritto, dopo che mi aveva studiata per un po’ di tempo tra i corridoi dell’Accademia di Via Ripetta, dicendomi che la mia fisionomia dai tratti scandinavi sarebbe stata perfetta per interpretare un personaggio all’interno del suo corto (all’epoca portavo un caschetto biondo platino stile Raffaella Carrà ed il personaggio che dovevo interpretare era la costellazione Andromeda). Con un po’ di perplessità mi sono cimentata in questa avventura non avendo minimamente idea di cosa fosse la recitazione, lo facevo per amore dell’arte e per un senso di collettività che in fondo caratterizza tutto quello che faccio ancora oggi. Fatto sta che dopo questa esperienza mi sono innamorata della recitazione e ho pensato “cavolo che figata il cinema, l’audiovisivo in generale…in un unico prodotto posso inserire tutte le cose belle che ho studiato e condiviso fino ad oggi in Accademia: arte visiva, musica, fotografia, grafica ecc…voglio farlo anche io”. Così, in occasione della mia tesi di laurea, ho sviluppato il mio primo cortometraggio dal titolo “Shoot me for Life”, una storia d’amore tra due fotografe, i quali personaggi li ho scritti ispirandomi a Terry Richardson e Francesca Woodman. Dopo essermi laureata ho studiato recitazione presso l’Accademia Internazionale di Teatro (Circo a Vapore) dove ho affrontato un tipo di studio molto più rappresentativo che realista…una bellissima esperienza che però, mi ha portato a capire che avrei preferito affrontare studi di scuola realista. Ad oggi non potendomi permettere corsi e workshop costosi, continuo a studiare da sola sui libri, mi sto appassionando alla tecnica Chubbuck e quando ho l’opportunità mi alleno con un training professionale per attori a Roma, l’Estad. Per il resto faccio teatro, provini, scrivo, creo, guardo film, leggo, esco, vedo gente, mi guardo attorno e cerco di nutrirmi anche con le piccole cose che solitamente passano inosservate in una città come Roma, che se vuole ti consuma. Sto lavorando anche come assistente al montaggio e aiuto regia, attualmente per un progetto di sketch Comedy in onda su Rai 1 (RealBook, da un’idea di Stefano Disegni) con un giovane regista, Ludovico Di Martino, all’interno della sua Produzione “Orchestra Film”.


Parliamo di attualità. Bombe e terrore nella metro di San Pietroburgo. Almeno 9 i morti. Il terrorismo ha colpito anche la Russia. Come si combatte tutto questo? Hai paura a vivere nella tua città?

No, adesso come adesso non ho paura, perlomeno non prendo spesso i mezzi, vado poco in centro e in contesti pieni di gente per questioni mie legate a disturbi d’ansia. Sicuramente non ho certezze, c’è tanto di occulto e inespresso verso noi comuni cittadini che sarebbe presuntuoso sparare sentenze su come si combatte il terrorismo e guai a fidarsi dei media che, a mio avviso, sono i primi a fare del terrorismo. Dal mio punto di vista posso dirti che personalmente non ho paura, perché l’Italia è uno Stato di passaggio: attaccare Roma o qualsiasi altra città significherebbe forse far chiudere le frontiere una volta per tutte, bloccare il processo di emigrazione, seppur io creda che i terroristi non arrivino con i barconi, ma sono già tra noi, questo anche secondo una buona percentuale dell’opinione pubblica. Abbiamo le organizzazioni criminali che vendono le armi, abbiamo il Vaticano che è un altro complice. Tanti tasselli che se ricomposti mi fanno pensare che se avessero voluto attaccare Roma avrebbero potuto già farlo in qualsiasi momento.

Secondo l’Istat la disoccupazione è in calo dell’11.5%. Si alza l’occupazione giovanile, ma anche la percentuale di quelli che non cerca lavoro. Quant’è difficile per un giovane riuscire a fare il lavoro dei suoi sogni ad oggi?

Fino a qualche mese fa ti avrei detto “è facile se si è determinati e si ha talento” perché ho avuto la fortuna di lavorare per una società editoriale, per la quale dovevo produrre un tot di video sketch Comedy al mese (canale YouTube “La formica argentina [shots]”). Lavoravo insieme al mio compagno (Luca Mordenti), ogni settimana lui scriveva sceneggiature, organizzava la produzione ed io mi occupavo di preparare le inquadrature, l’ordine del giorno, di parlare con la squadra tecnica, dirigere il tutto, recitare insieme a lui e, infine, mi occupavo del montaggio. Pensavamo di essere molto fortunati, ma che in fondo non era da tutti avere la capacità di produrre così tanto, low budget e con dei ritmi così serrati. Ad oggi la produzione si è fermata perché siamo alla ricerca di sponsor per iniziare ad avere un tornaconto e proprio ad oggi che sono ferma, giù di morale per questo e con la paura fottuta di non poter più pagare un affitto, ti dico che è molto difficile trovare lavoro, che nonostante l’anno e mezzo passato a produrre, nonostante tutte le altre tipologie di lavori svolti fino ad oggi (grafica e fotografia), non è facile farsi valere tra tante altre persone che come me sono brave in quello che fanno, c’è molta competizione, bisogna avere la “cazzimma”, come si dice a Napoli, e bisogna essere davvero affamati per trovare quello che si cerca. 

Salma Hayek confessa: “Senza il mio fisico non sarei mai entrata ad Hollywood”. È così fondamentale rispettare determinati canoni di bellezza per aver successo nel mondo dello spettacolo?

Di sicuro Hollywood e l’America in generale non sono un punto di riferimento molto sano per quanto riguarda l’estetica, anche se Matteo Garrone ha lavorato con la Hayek ne “Il racconto dei racconti” e sinceramente credo che l’abbia scelta non solo per il suo fisico, ma anche per altri fattori. La maggior parte delle star hollywoodiane sono anche talentuose oltre che essere belle in modo assurdo. Lì è fondamentale essere sempre al top perché a Los Angeles arriva gente da tutto il mondo ed il livello di competizione è il quadruplo più alto che da noi in Europa. Per quanto riguarda l’Italia, dipende da che tipologia cerca il casting per la produzione e dipende da quale settore del mondo dello spettacolo intendiamo. Di sicuro gli anni ’90 e il Berlusconismo non hanno aiutato le seconde di reggiseno a farsi strada in TV, non hanno mostrato canoni di bellezza giusti e di sicuro prima in TV ci lavoravano personalità interessanti e capaci davvero. Ma era tutto più bello, anche la pubblicità era bella da guardare! E non lo dico perché sono amante del Vintage, basti guardare una puntata random di Techetecheté. Per concludere, il teatro vuole una fisicità, un corpo energico, il cinema è un mondo a parte…c’è il cinema d’autore, c’è il cinepanettone, poi c’è la TV con la pubblicità e le fiction che vogliono una faccia. Per me l’importante è rendersi conto di cosa si vuole fare nella vita e sopratutto è importante saper riconoscere con serenità e consapevolezza i propri limiti, perché non tutti possiamo far tutto.

Parliamo della Rai: scoppia il caso tra Magalli e Adriana Volpe: “Io sessista? Le donne forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa lei a lavorare da 20 anni…”. La Volpe non ci sta e replica: “In quanto donna devo essere rispettata sul posto di lavoro. Magalli persevera con un comportamento maschilista. Ora voglio giustizia per me e per tutte le donne che subiscono insulti e offese sul lavoro”. Chi ha ragione?

Magalli tutta la vita, anche se sinceramente non me ne frega più di tanto.

Roberto Saviano a New York registra un video dedicato alle scuole. Invita i prof a buttare i libri e a spiegare la vita reale: “la scuola deve parlare dei social, della violenza, di “Dan Bilzerian”. Che idea hai della scuola? Ti piacerebbe portare in scena un’opera di questo scrittore?

Wow, non ci avevo mai pensato, tra l’altro in quinta liceo ho sviluppato la tesina sulla Camorra partendo proprio da Gomorra e passando poi per tutti gli scandali della DC, di Tangentopoli. Si che mi piacerebbe, amo sempre lavorare su tematiche che affrontano il sociale.

Che idea ho della scuola…diciamo che ai tempi del liceo la vedevo come una grande sofferenza, odiavo stare ferma, seduta per tutte quelle ore ma al tempo stesso mi piaceva ascoltare le lezioni di Filosofia, Storia dell’arte e Lettere e credo che “buttare i libri” non sia esattamente una soluzione. Sono l’arte e la cultura che salvano l’uomo e penso che la scuola sia necessaria alla propria formazione e al saper convivere civilmente nel mondo, ma credo fortemente che per rafforzare questo senso civile bisognerebbe aggiungere la materia “Teatro”: quello che ti insegnano a Teatro dapprima di iniziare a studiare un testo è saper stare con gli altri, condividere uno spazio, aiutarsi nei momenti di difficoltà…non capisco ancora perché non sia una materia obbligatoria! Anche se molti attori ad oggi non hanno la minima idea di cosa significhi essere lì sul pezzo, pronti ad aiutare il proprio collega in un momento di difficoltà in scena.

La scrittrice e autrice tv Carla Vistarini scopre che la dedica alla moglie, fatta ai David dall’attore toscano Roberto Benigni, e’ una scopiazzatura di una frase di 30 anni fa di Vittorio Sermonti, pubblicata nell'avvertenza all'Inferno di dante, edito dalla bur nel 1987: si può perdonare questo “errore” a questo grande artista : ti piacerebbe lavorare con lui?

A chi non piacerebbe lavorarci. Gli scrittori, i critici e gli autori devono per forza dire e scrivere qualcosa nei loro salotti borghesi, altrimenti non camperebbero. Penso che questo errore, se così vogliamo chiamarlo, è tranquillamente perdonabile con il discorso che Benigni ha fatto al Quirinale sempre in occasione dei David.


Un uomo distrutto da una donna vale meno? William Pezzulo, sfregiato con l’acido dalla ex, racconta il suo calvario: “Se la vittima è un maschio, è molto meno considerato. Quella lì è stata condannata a 10 anni e a pagarmi 1 milione ma non ha soldi. Quello che ha fatto è peggio che uccidere, ma non la odio. La rabbia la riservo nei confronti della giustizia, dello Stato...". Sei della stessa idea?

Un po’ di tempo fa ho visto un servizio su di lui, mi pare proprio a “Le Iene”, e ho pensato esattamente la stessa cosa. Anzi, ho detto al mio compagno “pensa quanti uomini ci sono nella sua stessa condizione, o magari uccisi o chissà che, ma nessuno ne parla”. I diritti delle donne vanno difesi, ma sono più per difendere i diritti umani in generale.

Hai lavorato in scena con la regista Vittoria Citerni da Siena portando in scena “Giro di Vite” di H. James. Per una attrice come è stato interpretare questo personaggio? La Citerni è riuscita con la sua direzione a creare quell’inquietudine del personaggio che interpretavi?

“Giro di Vite” è un’opera complicata, piena di sottotesti e doppi sensi, una di quelle opere la quale trasposizione teatrale andrebbe concepita con delicatezza e curata nei minimi dettagli, con un bagaglio culturale ed un’esperienza teatrale non indifferente. Vittoria è una ragazza molto giovane, determinata, con tanta energia e voglia di fare. Ho scoperto l’opera man mano, in fase di prova, leggendo il romanzo di James e guardando il film “Suspence” di Clayton ed è proprio man mano che ho capito in che personaggio complesso mi stavo impelagando. Dopo un’approfondita analisi, ho capito che l’istitutrice è una donna con un passato di violenze subite e le vicissitudini all’interno dell’opera sono un continuo processo di riscatto per purificare la sua anima, ma molto spesso chi cerca riscatto è recidivo e torna a fare del male o a farsi del male (basti pensare al passato dei serial killer o alle donne che subiscono violenza da parte dei loro compagni). Non è stato facile, sopratutto parlare di pedofilia con dei bambini veri in scena, anche se il più delle volte ho lavorato per sostituzioni con i personaggi e devo dire che questo mi ha aiutato a non trascinarmi le angosce fuori dal teatro. Su questo ho lavorato molto da sola, con l’aiuto di coach talvolta, con l’aiuto regia Tommaso De Santis ed insieme alla mia compagna di scena Paola Bardellini. Con Vittoria, in fase di prova, abbiamo più lavorato sulle intenzioni di battuta e sulla memoria del copione. 

Attrice ma anche amante della fotografia. Come nasce questa tua passione?

Come ho scritto nella mia presentazione, nasco prima come fotografa che come attrice. L’amore e la passione vengono fuori nel 2010, quando tutti gli hipster si compravano la Reflex e si facevano le foto allo specchio o davanti tutte le superfici traslucide. Forse ero una di loro anche io a tratti, non rinnego i miei 20 anni. Ad ogni modo, dopo che mi ero girata tutta Roma a fare foto street e Berlino già andava di moda, ho iniziato ad appassionarmi di fotografia di viaggio, ma allo stesso tempo ero attratta anche dai corpi, dalle forme e dai volti. Ricordo che dissi “mi piacerebbe prendere una specialistica in Moda o Reportage”, così dopo aver fatto l’Accademia di Teatro mi sono ricordata che avrei dovuto completare i miei studi, così ho preso un Master Specialistico in Fashion Photography and Still Life Advanced allo IED di Roma, anche se, avendo già intrapreso da tempo la strada della recitazione, mi attiravano molto i visi degli attori e delle persone interessanti. Non a caso ad oggi mi occupo quasi esclusivamente di realizzare book per attori dal punto di vista fotografico. Non nego che il settore della moda mi faccia gola, anche se è davvero difficile entrarvi sopratutto quando ci si dedica e ci si muove dentro il mondo dello spettacolo.

Qual è la cosa che ti piace o ti piacerebbe di più immortalare. Cosa cerchi in una fotografia?

L’anima vuota della borghesia. Questo mi piacerebbe riuscire a cogliere. Come diceva il mio professore Antonio Barrella “è facile riuscire a colpire lo spettatore con una foto ad un barbone, oppure ad un bambino del terzo mondo, quando i loro sguardi hanno tutto da raccontare”. La vera sfida a mio avviso sta nel tirare fuori il vuoto di una persona, inducendo allo spettatore medio un senso di pena e commozione verso quell’essere vuoto e privo di sensibilità.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Riuscire a girare il mio secondo cortometraggio il più presto possibile, per il quale nel frattempo ho scritto un adattamento teatrale ed in settimana inizierò le prove con gli attori. Ho anche una sceneggiatura di un lungo nel cassetto, che vorrei revisionare non appena sarò riuscita a girare il mio secondo corto. Per il resto continuerò a darmi da fare per non smettere mai di lavorare e vivere dignitosamente. Spero di lavorare al più presto come attrice in un film d’autore, con un bravo regista che mi sappia conoscere, rispettare e guidare per arricchire la mia anima e poi che dire, riuscire a conoscere un po’ più da vicino il mondo della fiction di qualità non mi dispiacerebbe affatto.

Valerio De Benedetti

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