Ultimamente la scena artistica romana si è arricchita con un nuovo personaggio che ad ogni sua esposizione riesce sempre a stupire lasciando presagire una carriera in continua ascesa considerato anche tutte le cose che ha da esprimere. Stefano Restivo, infatti, con i suoi lavori fotografici è riuscito a conquistare subito il pubblico della Capitale anche grazie ad una particolare verve che inevitabilmente lo porta ad essere protagonista. La sua esperienza nasce dall’attività di sceneggiatore, di cameramen e di montaggio presso l’istituto Luce di Cinecittà anche se l’estro artistico è qualcosa di innato che esprime sin da piccolo realizzando collage con figurine ritagliate dalle riviste. La passione per la fotografia arriva già da adolescente con l’acquisto di una Zenit a Porta Portese che lo porta a immortalare da subito quello che gli altri non vedono. Da lì un’evoluzione continua con immagini sempre più particolari che convincono Stefano, spinto soprattutto dall’entusiasmo dei suoi amici, a mettere in mostra i proprio lavori scoprendo che avere un pubblico è una cosa che lo diverte molto.
Allora Stefano, guardare un tuo lavoro significa sempre andare oltre la semplice immagine. Ma cosa ti porta a creare foto così emblematiche e, sicuramente, stimolanti per lo spettatore…
Tutti i miei lavori sono il frutto di una visione. Ho sempre avuto molta fantasia che mi ha portato a creare dei veri e propri racconti mentali che poi cerco di rendere visibili a tutti. Quindi ogni foto nasce da qualcosa che ho visto precedentemente nel mio pensiero e che quasi prepotentemente chiede di venire fuori. Ma l’opera non si esaurisce con la riproduzione dell’immagine perché per me è importante anche darne una particolare interpretazione. Per questo creo per ogni scatto anche un titolo capace di generare discussione e confronto che costituisce sempre la più grande forma di arricchimento. Quasi come un gioco che diverte autore e spettatore creando relazioni che portano, comunque, a una forma artistica.
Mettere i tuoi lavori in mostra nasce da un bisogno di visibilità o di necessità di consenso…
Diciamo che c’è un po’ di tutto ma prima di ogni cosa il piacere di offrire e avere una risposta che può essere positiva o negativa ma che, comunque, rappresenta una reazione. Sono sempre molto attento a tutti i suggerimenti che mi arrivano e, se servono a migliorare quello che faccio, non esito a metterli in pratica. Quindi la ricerca del consenso si esplica nell’assorbimento di tutto quello che gli altri possono esprimere. E poi c’è sempre un po’ di egocentrismo considerato che una mostra non rappresenta solo l’esposizione di un’opera ma di tutti i propri ego che si possono rivelare anche attraverso la scelta del luogo e dell’allestimento. E, posso assicurare, con una punta di ironia, che i miei ego sono veramente tanti.
I soggetti privilegiati della tua fotografia sono soprattutto le persone. Come mai li rappresenti quasi sempre con un’immagine sfuggente…
Anche per un’influenza che proviene dal mio lavoro di montaggio per me l’immagine è sempre in movimento. E poi, ritornando alle mie visioni, queste sono sempre legate a sensazioni e come tali non possono essere mai statiche. Infondo, la mia dinamica mentale mi porta a non fermarmi mai all’apparenza perché un’immagine ha sempre qualcosa da raccontare e la mia ambizione è proprio quello di scrivere quel racconto. Dopo lo scatto ci può essere manipolazione solo attraverso contrasto e luminosità, ma l’attimo catturato già è pronto per rivelare tutto e può portare chi lo vede proprio dove io voglio condurlo.
Parlaci del tuo sito web e soprattutto perché lo hai definito “Uomo imperfetto”…
Nasce dall’idea che ho di me non considerandomi perfetto fuori e dentro. Questo però rappresenta un vantaggio perché mi da un senso della vita in continua evoluzione con la possibilità di mettermi sempre in discussione e avere continui dubbi. Quando si incontra una persona imperfetta la si deve guardare negli occhi non nel fisico, solo così potrà scoprire la storia che c’è dietro. Proprio con il chiaro invito alla gente di soffermarsi di più sulle cose ho creato il mio sito web www.uomoimperfetto.it che a cominciare dalla home page che rappresenta una provocazione per indurre a pensare. Non mi interessava creare qualcosa di schematico, bensì quasi una caccia al tesoro dove cliccando su vari punti di un mio collage si possono scoprire tutti gli elementi che mi rappresentano dal lato artistico a quello più personale. E poi sai qual è il più grande complimento che mi possono fare? Quando mi dicono che non sono normale.
Quasi a sorpresa le mostre che hai fatto fino ad ora hanno riscosso un ottimo consenso di pubblico e, in poco tempo, hanno accresciuto la tua notorietà. Vuoi provare a parlarcene…
Devo, prima di tutto, ringraziare tutti quelli che hanno creduto nel mio estro e mi hanno spinto a lanciarmi nel settore. A volte si può pensare che tutto è stato già detto e scritto senza rendersi conto che l’importante è sempre come si vedono le cose ed è questo che crea la differenza. La mia prima mostra è stata “Omeopatia visiva” che comprendeva tutte microimmagini con piccole cose che agli altri possono passare inosservate, e poi “Metastasi mentali” con la proiezione all’esterno di tutto quello che ho dentro” senza alcuna accezione negativa e ancora “Antropologia di un vernissage” con le fotografie del pubblico delle mostre che considero come il vero evento. L’ultima che mi sta dando molte soddisfazioni è “LeCodide' - Le cose di dentro ” la mostra che mi ha permesso per la prima volta di esporre un’istallazione. La mia immagine riproposta con vecchie lastre di quando ero bambino è stato il motivo proprio per evidenziare il mio lato più interiore che sicuramente arriva fino all’anima. Può piacere e non piacere ma per me l’importante è che sta portando la gente a parlare e riflettere. E poi la critica mi sollecita, mi piace.
Rosario Schibeci
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