Ernest Hemingway-Spazi E Tempi In Cui L’uomo è Sempre Contro Qualcuno-

Ernest Hemingway-Spazi E Tempi In Cui L’uomo è Sempre Contro Qualcuno-

Approfondiamo una delle opere più celebri del Novecento

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A quanti sarà capitato di lottare in mezzo alla vita nel tentativo di cambiarla, di sovvertirne il corso, di dare fondo a ogni forza nel tentativo di riprendersela? Tutto questo è contenuto dentro a ogni riga de “Il vecchio e il mare”, forse l’opera più celebra di una grande penna come Ernest Hemingway, che anche qui, come nei suoi racconti e in molti altri dei suoi scritti, fonde l’esperienza dell’individuo con il mondo, la natura, l’ambiente circostante. Santiago è un pescatore che da più di ottanta giorni non riesce a far abboccare un pesce alla sua lenza, e decide di uscire da solo senza l’aiuto del ragazzo che solitamente lo accompagnava. Iniziano giorni di solitudine in mezzo al mare, nel tentativo di riuscire a dimostrare a sé stesso che, tra una crampo o una ferita alla mano, tra una lenza ballerina e lunghi giorni insonni, vale la pena ancora uscire in mare e tramutare la speranza in certezza, combattere per sovvertire il risultato finale e rientrare in porto col bottino.

Siamo nelle acque al largo di Cuba e Santiago traspare dalla penna di Hemingway come un combattente, uno di quei vecchi pescatori dal volto rugoso e dal fisico provato, forse uno di quelli che ascolta le imprese dei “colleghi”, talvolta ritoccate verso l’alto, con l’aria di chi vorrebbe fare altrettanto. L’autore, con la solita musicalità e il solito linguaggio asciutto seppur infarcito di tecnicismi di pesca resi necessari dalla vicenda, dipana una storia apparentemente statica, ambientata su una barca in mezzo al mare senza altri spostamenti di luogo o di tempo, rendendola viva e mettendo al centro del racconto l’anima e la lotta di Santiago. Il pesce abbocca, ed ecco che iniziano le manovre per non smarrirlo: Santiago lo trascina legato alla barca per molte miglia, sin quando sopraggiunge un pescecane. Ecco l’antagonista, ecco con chi il pescatore dovrà misurarsi.

Nessun dialogo in questa vicenda, poiché non vi sono interlocutori sulla barca se non Santiago stesso: ecco che ogni tanto lo sentiamo battibeccare dunque a voce alta come se stesse parlando a un altro, avverte la mancanza “del ragazzo” con cui era sempre uscito in mare, e si chiede quali siano i risultati delle partite di baseball che stanno giocando, con Joe Di Maggio a fare da sfondo nelle sue chiacchierate solitarie. Traspare soprattutto la speranza dettata dalla quasi disperazione di non aver successo da così tanto tempo (“Speriamo che salti”, rivolto al pesce che ha abboccato ma tira la lenza da sott’acqua, “Ora che sta venendo tutto bene spero che Dio mi aiuti”, arrivando anche a citare preghiere ad alta voce), e quel mondo d’acqua e cielo tutt’intorno così proprio di Hemingway, che amava sul serio la pesca e riportava temi come la corrida e la caccia sovente nelle sue opere. Spazi e tempi in cui l’uomo è sempre contro qualcuno, che sia un toro, che sia alle prese con un pesce o immerso nell’Africa. “Il vecchio e il mare” giunge in porto così come Santiago, e scopriremo se sulla sua barca vi è un bottino, così come se nell’animo del lettore è giunta la metafora della vita che Hemingway, a mio parere, ha tratteggiato parola dopo parola in una delle sue opere più riuscite.

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