Buongiorno abbiamo il piacere di intervistare Emiliano De Martino attore di televisione, cinema, teatro ed ora anche autore e regista teatrale molto attento e preparato. Come di consuetudine con questo affermato professionista parleremo del suo lavoro e dell’attualità.
Allora, seppur giovane Emiliano De Martino vanta un curriculum di tutto rispetto, attore di televisione, cinema, teatro ed ora anche autore e regista teatrale molto attento e preparato. Una tua breve presentazione per i nostri lettori?
Mi riesce difficile parlare di me, preferirei che fosse il mio lavoro a parlare al posto mio….come si dice dalle mie parti “voce e popolo voce e Dio”.
Certo è vero che ho avuto la fortuna di incontrare, lavorare e per questo imparare tantissimo da alcuni dei grandi del cinema o del teatro. E questi mi hanno insegnato in primo luogo il valore del lavoro vero, dell’umiltà e del rispetto per le persone, innanzitutto! Il tenersi sempre lontano dalla presunzione di sentirsi già arrivato, ma l’entusiasmo di buttarsi in sempre nuove avventure per crescere umanamente in primo luogo e professionalmente. In questo periodo, poi c’è davvero tanto da fare, vi sono tanti progetti che stiamo realizzando e portando avanti e che mi rendono orgoglioso, uno più dell’altro.
Adesso se mi consenti ti vorrei parlare di un bravissimo attore e regista partenopeo e della commedia napoletana. Vincenzo Salemme, arrivato al cinema con il divertentissimo “Una festa esagerata” - Salemme è l’unico in Italia che riesca ancora a portare avanti con successo una sana tradizione di commedia napoletana da vero capocomico?
Vincenzo è, oltre che un maestro, un caro amico; è davvero un esempio di tradizione e innovazione allo stesso tempo, ma non è il solo. Il nostro sud è pieno di menti vive e cuori grandi che rendono allo stesso tempo romantica e cruda la nostra terra e la nostra arte…
I Manetti Bros vincono cinque David di Donatello per “Ammore e malavita”: “La soddisfazione più grande è pensare che i David ci sono stati assegnati da quel sistema da cui ci siamo sempre tenuti fuori e verso il quale non siamo stati tenerissimi. Aveva tutto il diritto di non amarci, invece ci ha premiati'' Contento per la scelta, felice che questa volta Napoli sia stata raccontata con questa paradossale storia d’amore?
Sono strafelice per i Manetti che sono cari amici e grandi artisti…. Grazie a loro e a chi fa cose di questo spessore oggi Napoli è diventata e resta una “grande storia d’amore”, Napoli è tutto e il contrario di tutto e per quanto sia una città sbagliata, con mille contraddizioni, è una mamma che tutti sa accogliere ed amare con quel calore che solo le grandi braccia di una mamma hanno, come dicevo nel mio spettacolo “Mamma Napoli”… oggi Napoli è UN COMUNE LUOGO PER CHI LA VIVE, MA UN LUOGO COMUNE PER CHI NE PARLA…
Anche in questa città nasce chi può essere un esempio da seguire, anche se qui la vita non dà le possibilità che si hanno nascendo in altri luoghi. E poi sai, Napoli è uno di quei luoghi dove ti senti a casa anche se non ci sei mai stato, dove trovi sempre chi ti offre un sorriso e ti chiede come ti chiami, tra i vicoli come sulla spiaggia di Mergellina, in un bar come in una pizzeria… Per questo raccontare Napoli non è e non sarà mai semplice, ma è proprio questo il bello: ha così tante sfaccettature che non finirai mai di descriverla e rappresentarla. Una paradossale storia d’amore? E perché no???
Parliamo ora del tuo ultimo lavoro “Senza Catene” spettacolo di musica e parole, scritto da Simonetta Fioranti e diretto da te. Mi volevo soffermare sulla scelta musicale dei brani; non li vogliamo svelare per creare un po' di curiosità nei nostri lettori. Ti volevo chiedere come mai in un contesto d’amore non avete inserito queste due canzoni: Ai giochi addio di Nino Rota e Sally di Vasco Rossi?
Le canzoni scelte non sono state inserite nel testo in modo casuale o solo per assonanza tematica; il testo scritto da Simonetta si compenetra nel profondo del testo delle canzoni scelte come il testo delle canzoni entra in profondità, in modo tagliente, in un testo certo non facile. Un testo che affronta il porsi le domande di fronte allo smarrimento dell’esistenza e del suo senso, domande sull’eterna ricerca della felicità che ognuno di noi porta con sé. Io, con la mia regia, ho voluto tirare fuori dal testo il senso più onirico e meraviglioso che questo viaggio porta con sé, ma tutto concorre, con linguaggi diversi, allo stesso percorso così da toccare tutte le corde dello spettatore.
In “Senza Catene” esiste una sessualità libera e casuale?
Dovremmo intenderci sul significato dei termini: libera sicuramente, se sinceramente scelta come scambio della propria intimità e del proprio mondo interiore, ma questo non vuol dire in assenza di impegni o legami, vuol dire liberamente scelta perché risposta consapevole. Ovvio, quindi, che mai casuale o accidentale.
Lo spettatore che esce dal teatro che domande si deve porre sulla propria esistenza? Sull’amore?
Più che domande la comprensione che, innanzitutto per onestà verso se stessi, non si deve aver paura di affrontare il viaggio verso la propria consapevolezza e i propri desideri più intimi; non si deve aver paura di ascoltare le proprie inquietudini ed ansie nei confronti della propria vita; che l’amore è la chiave di volta della felicità!
Esiste un protocollo d'intesa siglato a dicembre tra il sindaco Raggi e l'Amministrazione Penitenziaria: ecco portare “Senza catene”, oppure un altro tuo spettacolo, all’interno delle carceri ti riempirebbe d’orgoglio? Insegnare il coraggio ad affrontare la consapevolezza di se stessi potrebbe essere un progetto interessante?
Certo, in carcere come in qualsiasi altro ambito, a dire il vero! “Senza catene” è uno spettacolo, per come è e l’ho strutturato, per le corde che tocca e i linguaggi che usa, che può essere portato ovunque, soprattutto nei luoghi più inconsueti e meno battuti. Tanto più in un carcere dove proprio il soggetto dello spettacolo può essere di incoraggiamento e stimolo a chi deve ricostruirsi, deve riprendere in mano le redini della propria esistenza per potersi dare nuove opportunità e prospettive.
Esclusi dalla ripresa, dubbiosi sul futuro. Questi gli italiani dieci anni dopo la crisi. Migliora il reddito mensile delle famiglie. Ma non c’è ottimismo sulle prospettive economiche. Per una persona su due le difficoltà non finiranno prima del 2020. Al sud c’è più pessimismo… nei tuoi spettacoli troviamo anche la parola speranza?
La voglia di farcela, la consapevolezza di dover lavorare e sodo per potercela fare, la determinazione nel perseguire i propri sogni, nel centrare i propri obiettivi. Quindi non solo la speranza, ma la voglia di costruirsi una strada che porti al proprio futuro, senza preoccuparsi del tempo, ma di rimanere fedeli a se stessi… sì.
Stai lavorando ad un nuovo progetto ce lo vuoi anticipare?
Adesso stiamo lavorando sodo al nuovo progetto che debutterà il 19 aprile pv al Teatro dell’Angelo in Roma, "40 mq", la mia nuova opera e nella quale mi cimenterò ancora una volta nella regia con compagni di viaggio di valore quali Toni Brundu, Noemi Giangrande e Laura Sorel. Una commedia divertente tra situazioni paradossali e esilaranti, con un pizzico di riflessione su alcuni argomenti oggi più che mai dibattuti, che lasceranno il pubblico non solo con un sorriso, ma con domande importanti sulle quali riflettere. Inoltre è un evento di Gala per la Prima Nazionale (ricordo che è su invito o prenotazione) che volutamente lo abbiamo pensato al Teatro dell’Angelo: un altro teatro storico di Roma che sta per chiudere i battenti. Con questo vogliamo porre proprio l’accento sul fatto che chiudere spazi importanti dove l’arte, la cultura, la bellezza, in tutte le sue forme, hanno posto è un impoverimento, è un peggioramento della qualità di vita di ognuno di noi. E su questo vogliamo dire la nostra e dare il nostro piccolo contributo perché possa non accadere ancora una volta. Molti amici, molti artisti, molti cittadini del quartiere, e non solo, si sono già mossi in tal senso e quel giorno staranno con noi per sensibilizzare le istituzioni e risvegliare qualche coscienza. Ovviamente è un appuntamento per tutti…
Ci sono dei grazie nella tua carriera?
I grazie sono tanti e allo stesso tempo pochi… sono una persona che punta all’autonomia totale nel lavoro, ma questo è possibile solo se hai una squadra vera e bella che ti supporta e i miei collaboratori sono super preziosi in questo viaggio… I grazie vanno a chi mi ha dato l’opportunità di esprimermi fino ad oggi come il maestro Ettore Scola, Fiorello, Proietti e la famiglia di “Un Posto al Sole” al completo e dovrei fare un lungo elenco. Altrettanti grazie vanno a chi non ha creduto in me portandomi ad insistere per dimostrar loro che avevano fatto un errore.
Progetti per il futuro?
Oltre “40 mq”, che, vi ricordo ancora, vedrete il 19 aprile al Teatro dell’Angelo e in replica a Bellizzi (SA) il 21 e 22 aprile al Teatro del Sorriso, sto ancora sul set di “Una pallottola nel cuore 3” con Proietti; a breve sul set de “I bastardi di Pizzofalcone”; due film da girare a maggio… ma di tutto questo vi dirò nell’intervista post spettacolo!
Benedetta Spazzoli
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