Una Volta Nella Vita. A Un Passo Dall’aldilà

Una Volta Nella Vita. A Un Passo Dall’aldilà

La recensione di UnfoldingRoma

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Una volta nella vita. A un passo dall’aldilà.

Quattro cadaveri e un portantino. Comicità incalzante in scena. Azione, ritmo e linguaggio ben studiato per ogni personaggio dove le morti trovano spiegazione durante il corso della performance.

Presso il Teatro Petrolini di Roma dal 18 al 29 marzo Una volta nella vita dà vita a molte risate in sala. La commedia teatrale di Gianni Clementi con la regia di Giancarlo Fares rende attivo il muovere i fili di tre personaggi che si risvegliano in obitorio senza ricordarne il motivo. Svegliandosi a uno a uno, si vestono e vogliono capire le cause della loro morte. Marlon, Andrea Catarinozzi, Achille, Paolo Cordiviola, Adolfo, Roberto Di Marco, Marcello, Valerio Giombetti e Nadia Clivio. Un rapinatore romano assai stravagante, un mago balbuziente, un banchiere, il cui esprimersi sembra incomprensibile, un portantino e una ragazza. A ognuno la propria dialettica che li distingue con immediatezza. Il linguaggio, studiato appositamente per ogni personaggio, riesce a donare il tocco di comicità. Marlon è il solo a credere di essere ancora in vita, nonostante gli evidenti buchi degli spari sulla maglietta e sul giubbotto di eco-pelle. Con lui, anche Achille conserva tracce della dipartita sulla sua testa, mozzata nella calotta cranica. Marlon ne diventa portavoce e gli infila un cappello stile rasta in testa per coprire la parte aperta. L’unico che è morto pulito è Adolfo, avvelenato dalla moglie perché parlava troppo. Mentre Marcello muore di crepa cuore al solo pensiero di parlare con i defunti. Solo un giornale, preso al portantino, darà delucidazioni circa gli avvenimenti. I morti, avvolti da lenzuoli e camici, non ricordando i fatti e rimangono sbigottiti alla lettura. La ragazza non rammenta nulla. Si muove credendo di volare farfugliando frasi e suoni. Solo il finale chiarisce il suo ruolo. L’impressione è che l’epilogo sia stato frettoloso. La chiusa troppo immediata, infatti, sarebbe da condurre in modo migliore, incastrandola con la parte conclusiva per darle il giusto ritmo. Una volta nella vita merita, soprattutto per la bravura che ogni attore investe nell’energia comunicata. Troverei spazi più idonei per dar ampio respiro ai movimenti sul palcoscenico i quali sono emblematici e chiavi dell’insieme.

Annalisa Civitelli

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