Francesco Paolantoni

L'arte di non essere mediocri

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Una svolta comica - nel 1986 - quando allo Zelig di Milano arriva lo spettacolo "Fame, saranno nessuno" che vede protagonisti  i quasi esordienti Francesco Paolantoni e Stefano Sarcinelli che da subito rivelano un talento destinato a portare qualcosa di nuovo nel panorama artistico nazionale. Ed in realtà quel titolo è stato provvidenziale al contrario considerando che entrambi hanno rivestito ruoli importanti come attori e autori conservando sempre quell’impronta di un Sud creativo che emerge mettendo in campo bravura e spontaneità.

Una carriera che li vede impegnati su molti fronti ma che spesso e volentieri li fa incontrare per mettere in scena qualche spettacolo che dimostra quello stesso entusiasmo degli esordi caratterizzato anche da una grande voglia di regalare al pubblico momenti di intrattenimento sincero e coinvolgente. Proprio quella che portano  al Salone Margherita con lo spettacolo dal titolo "Basta" dove i due attori  interpretano in chiave comica umoristica vari personaggi destinati, comunque, a fare riflettere sull’esperienza esistenziale di una vita ai confini tra realtà e surrealismo.

Per l'occasione abbiamo incontrato Francesco Paolantoni, il verace artista partenopeo capace di esprimersi con grande bravura e consenso di pubblico in svariati linguaggi del palcoscenico... televisivo, teatrale, cinematografico e radiofonico. 

Allora Francesco, di nuovo in scena con Stefano Sarcinelli... la vostra è un'amicizia o, semplicemente, un sodalizio artistico...

Assolutamente entrambi. Da quando ci siamo esibiti insieme allo Zelig, c'è stata sempre una certa affinità che è andata ben oltre il palcoscenico per cui, anche se l'attività lavorativa ci porta spesso e volentieri su percorsi individuali, è bello ritrovarsi ogni tanto e scoprire che recitando insieme ci divertiamo ancora come un tempo. Anche in "Basta" c'è un pò di mio, un pò di suo...un pò di nostro. 

Sarcinelli è anche un autore di successo...vorresti che scrivesse qualcosa fatto su misura per te...

Pur stimando moltissimo Stefano per la sua creatività, devo dire che preferisco interpretare cose che scrivo personalmente. Ho un mio particolare carattere e non lavoro mai sulla battuta bensì proprio sul mio modo di essere. Ogni personaggio che ho interpretato, come il mitico Robertino, stralunato concorrente di un quiz show che domanda martellante: Ho vinto qualche cosa?, o l'espertissimo Nonno Multimediale...ognuno di loro mi appartiene allo stesso modo e può esprimere una parte di me.

In “Basta” interpretate, fra gli altri, anche due agenti della polizia scientifica che cercano di fornire un rapporto su alcune fantomatiche vicende di cronaca nera…secondo te quali sono stati i casi più eclatanti che ultimamente pur parlandosene molto non ci hanno fatto capire niente…

Praticamente tutti, anche quelli in cui la soluzione appare fin troppo evidente. Purtroppo si parte quasi sempre dalle indagini che, pur avvalendosi di nuove tecnologie, poi si scopre  che sono state condotte con ritardo e in maniera approssimata. Ma quello che è peggio è la spettacolarizzazione che oggi si tende a fare dei fatti di cronaca. Giornalisti, attori, opinionisti, gente comune, si improvvisano detective regalando le proprie tesi e conclusioni senza rendersi conto o, forse, pienamente consapevoli, che stanno trasformando dei  fatti tristi e tragici in un varietà di bassa lega. 

“Fiori di zucca”, trasmissione in cui hai regalato delle vere perle di personaggi, è stata definita come l'antesiniana della Gialappa's e Mai dire gol.  Perchè non riproporre quella comicità così fresca e creativa che purtroppo  si vede di rado...

Perchè paradossalmente qualcuno potrebbe affermare che non funziona più. Oggi vanno queste lunghe passerelle di comici omologati che fanno battute più o meno idiote in maniera frettolosa e ossessiva. Salverei giusto Crozza che rimane un artista con veramente qualcosa da dire. 

Che ne pensi di quel cabaret che fa ridere la gente prendendo in giro gli stessi spettatori?

E' un vecchio stile che non disdegno di  avere anche adottato. Può andare ancora bene solo se si fa in maniera giocosa e gentile senza mai trascendere nella insolenza e sul lato offensivo. Non si può assolutamente considerare un difetto di uno spettatore per farne una forma di comicità di fronte agli altri. Allo stesso tempo c'è da dire che sembra quasi che alla gente piace di essere presa in giro proprio perchè si è abituata ad una certa mediocrità. Non nascondo che oggi chi come me ha fatto nello spettacolo ruoli nobili si senta un pò avvilito di fronte a questi scenari.

Quindi parafrasando il titolo del tuo spettacolo potremmo dire basta con la mediocrità...

No, piuttosto direi basta con l'idea di combattere la mediocrità. Oggi se si vuole ottenere il successo bisogna sapersi adeguare...

E volendo concludere con un maggiore ottimismo quale potrebbe essere la ricetta di Paolantoni per avere una maggiore qualità nello spettacolo...

Mi spiace ma non riesco a vedere degli spiragli. Troppi anni di degrado e artisti sedicenti hanno abbassato il pensiero della gente. Ora ci vogliono altrettanti anni per uscirne fuori ma se questo stile spazzatura  funziona purtroppo si è stimolati a crearne sempre di più. 

La Capitale e la  tuà città Napoli  sempre più vicine in arte e creatività ma sempre lontane sul campo di calcio. Anche l'ultimo episodio degli striscioni all'Olimpico ne sono una testimonianza...

La rivalità non è solo quella fra le tifoserie di Roma e Napoli ma riguarda tutte le squadre e non mi limiterei al territorio nazionale. Il tifo è una malattia seria, virale ma dovrebbe rimanere nel campo della sportività e non dell'esaltazione. Certo episodi offensivi meritano le giuste sanzioni da parte della società civile che non dovrebbe esitare ad adottare misure drastiche fino alla chiusura degli stadi. Ma rendiamoci conto che lo sport è diventata una facciata per un grande business per cui piuttosto che combattere razzismi e insane rivalità si preferisce navigare nei guadagni che il calcio sa generare.

Rosario Schibeci 

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