Grande Come Una Città - L'incontro Femminismi Oggi

Grande Come Una Città - L'incontro Femminismi Oggi

Sabato 11 Maggio presso l'aula consiliare del Terzo Municipio (Piazza Sempione, ore 17:30)

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Nuovo appuntamento con il ciclo Scuola di Politica Popolare, organizzato da Grande come una Città. Sabato 11 Maggio l'incontro Femminismi oggi: le teorie e le pratiche Sabato 11 Maggio presso l'aula consiliare del Terzo Municipio (Piazza Sempione, ore 17:30) tornano gli incontri con la Scuola di Politica Popolare, nel ciclo organizzato da Grande come una Città. Protagoniste della IX Lezione, dal titolo Femminismi oggi, le teorie e le pratiche, saranno Caterina Botti, docente di filosofie femministe e di studi di genere all’università di Roma “La Sapienza”, e Federica Giardini, docente di filosofia politica all’Università di “Roma Tre”.

«Il pensiero femminista non è certo un pensiero univoco e ha percorso molta strada ripensando le sue stesse nozioni: ci si è chieste, ad esempio, se il suo fine fosse l’uguaglianza tra donne e uomini o piuttosto la libertà delle donne di differire dagli uomini; o, ancora, se si potesse parlare – e in che senso – di uomini e di donne e, nel caso, come questa differenza interagisse con altre, e quindi se il suo fine non dovesse essere invece quello di permettere a ogni essere umano di esprimersi nella sua singolarità, e cosa questo significasse o come si potesse ottenere. Almeno da quando Simone de Beauvoir ha scritto Il secondo sesso e proposto la sua tesi che «donna non si nasce, lo si diventa», il femminismo ha legato le sue rivendicazioni pratiche a una riflessione teorico-filosofica. Questa riflessione è divenuta, in anni più recenti, terreno stesso di azione e rivendicazione, secondo l’idea che il linguaggio, l’ordine del discorso o le norme a esso implicite, segnino i corpi e le vite, e le loro opportunità». Caterina Botti Da questo multiforme pensiero femminista è sgorgato negli ultimi anni un nuovo ciclo di lotte, di mobilitazioni e di pratiche di libertà: di una libertà che non si lascia ridurre a pari opportunità di scelta (dei beni, del lavoro, del sesso), ma pretende di mutare la qualità della vita personale, della sfera pubblica, della convivenza umana. La parola d’ordine della marea femminista che calca ormai da anni la scena pubblica transnazionale - dalla Polonia all’Argentina, dalla Spagna agli Stati Uniti fino all’Italia - è «intersezionalità». Essa rinvia al fatto che il dominio non ha mai una sola faccia e che l’oppressione non è mai a una sola dimensione, ma produce le gerarchie sociali intrecciando il genere, la razza, la classe. Intersezionale è dunque anche l’azione che scompiglia le identità. «Dove il potere ordina separando e murando le identità, la differenza disordina intrecciando relazioni e tessendo alleanze. È lo scompiglio che il “soggetto imprevisto” femminista, come lo chiamava Carla Lonzi, porta nello spazio pubblico da quando è venuto al mondo mezzo secolo fa. E che nello scenario politico di oggi si carica di nuove valenze e implicazioni». Ida Dominjanni

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