Il nuovo governo che si appresta a nascere con il sostegno del Movimento 5 stelle e del Partito Democratico avrà certamente tra le priorità quella di disinnescare l’aumento dell’Iva nella prossima manovra finanziaria e di garantire la presenza italiana con nome di prestigio in un ruolo di rilievo da ricoprire all'interno della nuova Commissione Europea che si sta costruendo. Questi saranno certamente i primi impegni, che la nuova maggioranza, pronta a sostenere un governo Conte bis avrà in cima alla propria agenda.
Non va però dimenticato un aspetto più strettamente politico che certamente sta molto a cuore principalmente ai due partiti che stanno per sancire la nuova alleanza di governo. Disinnescare l’aumento dell’Iva è una necessità che impatta in modo sostanziale sull’economia reale; un eventuale innalzamento di questa tassa porterebbe ad un’estrema riduzione dei consumi oltre ad un contestuale presumibile aumento dell’evasione. Va anche detto che oltre questo motivo che da solo giustifica il non ricorso alle urne: in caso di nuove elezioni infatti sarebbe stato praticamente impossibile, a prescindere dall’esito delle stesse consultazioni elettorali, poter agire in tempo utile per poter intervenire e bloccare l’aumento previsto dal 1 gennaio 2020.
Come detto esiste però anche un motivo prettamente politico che solo il tempo dirà se sarà una mossa vincente oppure l’ennesimo boomerang. Sia il Movimento che il Pd avrebbero avuto notevoli difficoltà ad andare immediatamente al voto visti i sondaggi che attribuivano al centrodestra ed in particolare alla Lega di Matteo Salvini un consenso elettorale poco al di sotto del 40%. Per entrambi i partiti unica speranza possibile è che questa nuova esperienza di governo possa portare a risultati positivi e tangibili agli occhi dei cittadini, così da poter far risalire entrambi i contraenti di questo nuovo accordo politico nei consensi popolari in vista delle prossime elezioni. È evidentemente questa l’unica possibilità che entrambi hanno di invertire una tendenza che negli ultimi mesi sembrava quasi ineluttabile, ovvero quella di un ampio successo elettorale di Salvini. Ecco perché, al netto delle schermaglie tipiche della politica e del politichese, non è sostanzialmente mai stato in discussione l’esito positivo della trattativa tra i due partiti. Ed è proprio questo quadro politico mutato sostanzialmente rispetto ad inizio legislatura, con una potenziale ascesa inarrestabile di Salvini, che ha suggerito questo cambio di rotta sia all’interno del Movimento che nel Partito Democratico, proprio da parte di quegli esponenti che poco più di un anno fa avevano osteggiato più apertamente un’eventuale intesa tra Partito Democratico ed il Movimento fondato da Beppe Grillo, che sono pur sempre i due gruppi parlamentari più numerosi nell’attuale composizione parlamentare, aprendo contestualmente la strada all’accordo tra Salvini e Di Maio per il governo M5s-Lega.
È ovvio che la strada per l’attività politica di questo nuovo esecutivo non sarà priva di insidie e dissidenze sia dentro che fuori i palazzi romani. Mai come oggi infatti questo esecutivo può rappresentare una grande opportunità di rinascita politica per chi ne fa parte oppure, in caso di risultati negativi, al contrario, rappresentare sostanzialmente una pietra tombale sulle ambizioni politiche future di molte delle persone che di questo esecutivo e di questo accordo sono stati i fautori principali.
Se infatti questo nuovo esecutivo non dovesse ottenere risultati positivi il consenso dei partiti che di questo governo saranno all’opposizione sarà destinato a crescere in maniera esponenziale nei prossimi mesi consegnando di fatto una vittoria elettorale anticipata che sarà concretizzata alla prima consultazione elettorale utile dal centrodestra ed in particolare da Salvini. Non a caso proprio Salvini in questo momento sembra aver compreso l’errore politico e strategico commesso nel precipitare in questo momento la crisi di un governo in cui, da una parte, era numericamente azionista di minoranza ma, dall’altra, nei fatti e nella determinazione delle politiche è sempre stato azionista principale, ed anche, forse soprattutto promotore mediatico.
Solo il tempo dirà quale di questi due scenari potrà verificarsi e quali risultati concreti riuscirà a portare a casa questa maggioranza. Certamente il rischio di fallimento politico è molto alto ma probabilmente le ripercussioni che avrebbe portato concretamente un aumento dell’Iva sarebbero state di gran lunga peggiori rispetto alle conseguenze di precipitoso ricorso alle urne.
Federico Ceste
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