“La mia comicità non è mai stata astratta, gratuita. L'ho sempre ricalcata sulla realtà del momento.” Così affermava Alberto Sordi e tra le tante qualità che lo hanno reso grande, oltre naturalmente all’innato talento, vi è stata quella di rappresentare gli italiani e l’italianità. Alberto Sordi, attore, regista, comico, sceneggiatore, compositore, cantante, doppiatore ed editorialista per Il Messaggero, sin dai suoi esordi era riuscito nel difficilissimo compito di dare vita ad una moltitudine di personaggi, tutti differenti tra loro ma accomunati dalla ineccepibile aderenza alla realtà, soprattutto nella prima fase della sua sfolgorante carriera, da “I vitelloni” fino a “Il moralista”, passando per “un americano a Roma”. Sordi diveniva volto e voce di una certa italianità, con le sue debolezze, il servilismo in alcuni casi, la prepotenza in altri, l’indolenza ma anche l’arguzia e lo spirito ironico. La realtà raccontata attraverso gli occhi dell’ironia prima e del dramma poi. I ruoli interpretati a partire dagli anni Sessanta infatti, hanno sancito il suo successo e lo hanno portato al vertice di una sfolgorante carriera, decretando così la sua grandezza nel gotha cinematografico e la sua fama destinata a rimanere intatta nel tempo: “La grande guerra” di Mario Monicelli, “Tutti a casa” di Luigi Comencini, “Una vita difficile di Dino Risi”, “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue di Luciano Salce, “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli, “Finché c'è guerra c'è speranza”, “Io so che tu sai che io so”. Sono solo alcune delle tantissime pellicole di grande spessore nelle quali Sordi, con incredibile versatilità, ha saputo incarnare le più disparate maschere sociali contestualizzandole storicamente e collettivamente, esaltandone le miserie e le debolezze e, spesso, raccontando gli squilibri economici dell’Italia con grande attualità. La modernità dei suoi personaggi è infatti un ulteriore elemento di grandezza, unitamente alla capacità di precorrere alcune tematiche: basti pensare al film “Tutti dentro” del 1984, dove con incredibile arguzia sembra anticipare i fatti di Tangentopoli. Tra gli ultimi film, una menzione speciale va a “Nestore, l'ultima corsa”, una pellicola particolarmente amata dallo stesso attore. Il film narra infatti di un vetturino che non voleva rassegnarsi a portare al macello il suo cavallo e Alberto Sordi aveva un particolare amore per i cavalli, al punto da salvarne molti dai macelli e per i suoi adorati cani che ha voluto seppellire nel giardino della sua villa, al centro di Roma, la sua amata casa dove lui stesso ha chiuso gli occhi per sempre nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2003, ucciso da un tumore sapientemente celato a tutti. Rimangono nella memoria di tutti noi le immagini delle 500.000 persone che hanno voluto rendere un commosso omaggio alla sua salma nella camera ardente allestita in Campidoglio.
Il patrimonio cinematografico, sociale e culturale che ha lasciato il compianto attore è al centro di una serie di eventi ed iniziative ideate ed organizzate per omaggiare la sua memoria nel centenario della nascita che si celebrerà il 15 giugno 2020. È rimasta famosa un’affermazione di Alberto Sordi sulla sua amata città: “Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi.” Così come sarà da visitare in punta di piedi, la mostra a lui dedicata, “Alberto Sordi 1920-2020” che si terrà proprio a Villa Sordi in piazzale Numa Pompilio dal 16 settembre 2020 fino al 31 gennaio 2021. La mostra, evento attesissimo nella Capitale che doveva inizialmente aprire al pubblico il 7 marzo 2020, è stata posticipata a settembre a causa del lockdown per il Covid-19 ed è promossa da Fondazione Museo Alberto Sordi, con Roma Capitale e con Regione Lazio, con il riconoscimento del MIBACT Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, con il patrocinio di SIAE, con il sostegno di Luce Cinecittà, Acea, Banca Generali Private e con la collaborazione di Rai Teche. La mostra è curata da Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, prodotta e organizzata da C. O. R. Creare Organizzare Realizzare. Il percorso espositivo si snoderà attraverso gli eleganti spazi della villa e racconterà l’attore ma anche l’uomo. La villa infatti, era una vera e propria oasi di tranquillità per Alberto Sordi che, consacrato al suo lavoro, qui si rifugiava in cerca di tranquillità. Un luogo testimone della mondanità dell’epoca dove però potevano accedere solo gli amici e non i giornalisti e fotografi come accadeva in occasione della festa di Santo Stefano alla quale partecipavano tutti i protagonisti del cinema italiano. “Il valore della mostra infatti, è soprattutto il contenitore – spiega la giornalista de “Il Messaggero” Gloria Satta - ossia la stessa villa che ci racconta l’uomo dietro il gigante del cinema italiano. Una villa mai aperta al pubblico se non con la prenotazione di piccoli gruppi attraverso la Fondazione Alberto Sordi”. Le fa eco Alessandro Nicosia: “Se la fece costruire negli anni Trenta Alessandro Chiavolini, segretario particolare di Benito Mussolini. Affidò il progetto a Clemente Busiri Vici. Nel dopoguerra fu per poco tempo la residenza dell’ambasciatore britannico. Poi andò sul mercato. Sordi se ne innamorò appena la vide. Aveva i contanti, De Sica no: aveva appena perso una somma folle al gioco”. Era il 1954.
Il percorso espositivo partirà quindi proprio dalla villa che, dopo la mostra, diventerà museo e porterà a scoprire vere e proprie chicche, dagli abiti di scena al piccolo teatro che Sordi aveva fatto ricavare dalla legnaia durante i lavori di ristrutturazione che durarono circa due anni. Ma soprattutto, la mostra racconterà il suo rapporto con la sua amata città, Roma, sulla quale scrisse numerosi articoli in qualità di editorialista de “Il Messaggero” tra il 1988 e il 2002. L’attesissimo appuntamento porterà a scoprire anche alcuni aspetti inediti di Alberto Sordi, come quello di benefattore, sempre in incognito, per gli anziani e gli animali. Sordi donò un terreno su cui oggi è stato realizzato, dall’Università Campus Bio-Medico di Roma, un polo per la ricerca universitaria ed un Centro per la Salute dell’Anziano. Da questo suo sogno nacque nel 1992 la Fondazione Alberto Sordi, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone anziane. “Sordi aveva un cuore grande da poeta – ricorda Vincenzo Mollica - è stato un vero rivoluzionario anche nel mondo della musica leggera, non ci sarebbe stata la cosiddetta canzone demenziale, ma in quelle canzoni così surrealiste ci metteva tanta umanità. Sordi è stato e sarà sempre un benefattore dell’umanità. Santo subito è un po’ esagerato, compagnuccio della parrocchietta è più appropriato, ma sempre Sordi sia lodato”. Sono moltissime le iniziative previste per celebrare il centenario della nascita di Alberto Sordi, numerosi i film ed i documentari che tracciano ritratti a volte inediti del grande attore: “Alberto Sordi, un italiano come noi” di Silvio Governi andato in onda sabato 13 giugno su Rai1, con Sabrina Impacciatore narratrice, “Permette? Alberto Sordi” di Luca Manfredi, interpretato da Edoardo Pesce che racconta gli esordi della carriera o ancora “Siamo tutti Alberto Sordi?”, il documentario di Fabrizio Corallo andato in onda su Sky Arte domenica 12 aprile che ha voluto ripercorrere la sua carriera attraverso racconti e documenti. Tantissimi anche i titoli in uscita dedicati ad Alberto Sordi, tra questi “La Roma di Alberto Sordi” di Valeria Arnaldi (Olmata Edizioni,) “Alberto, una vita da ridere” di Italo Moscati (Castelvecchi editore), “Alberto Sordi” di Alberto Anile (Centro Sperimentale di Cinematografia), “A Roma con Alberto Sordi” di Nicola Manuppelli (Giulio Perrone editore), Storia di un italiano” di Giancarlo Governi (Fandango Libri), “Alberto racconta Sordi, confidenze inedite sull’amore, arte e altri rimpianti” di Maria Antonietta Schiavina (edizione Mondi).
Ma una importantissima testimonianza arriva dal noto giornalista Igor Righetti, conduttore televisivo e radiofonico, docente universitario di Comunicazione e cugino di Alberto Sordi da parte della madre, Maria Righetti. Righetti è autore del libro “Alberto Sordi segreto. Amori nascosti, manie, rimpianti, maldicenze” uscito il 21 maggio 2020. “Un omaggio editoriale per il centenario della sua nascita”, come lui stesso scrive, una preziosa testimonianza sull’uomo Alberto Sordi, soprattutto, il primo libro sulla vita privata di Alberto Sordi notoriamente discreto ed estremamente restio a raccontare avvenimenti relativi alla sua sfera privata. “Alberto Sordi segreto”, pubblicato da Rubbettino con la prefazione di Gianni Canova è un ritratto scritto con amore, attenzione e grande cura “da chi Sordi lo ha conosciuto bene e frequentato in tante situazioni familiari e non sul set, per motivi professionali o per interviste ufficiali”, come sottolinea lo stesso Righetti. Il volume, già molto venduto, ha richiesto tre anni di lavoro tra ricerche e stesura e contiene numerose rivelazioni sulla vita privata di Alberto Sordi, aneddoti, curiosità e moltissime foto esclusive ed inedite provenienti dagli album di famiglia di Igor Righetti e da Reporters Associati & Archivi. “Ho aspettato, però, il centenario della sua nascita per celebrarlo con questo libro lontano dai luoghi comuni, dalle tante inesattezze e invenzioni dette finora da chi afferma di essere stato grande amico e confidente di Alberto – prosegue Righetti - dal pressappochismo becero e dalle numerose falsità raccontate da chi ha bisogno di trarne vantaggi esclusivi. Da quando è morto sembrano diventati tutti suoi amici. Ma era davvero così? Alberto Sordi segreto farà scoprire a tutti coloro che hanno amato e che amano tuttora Alberto, le sue abitudini, la sua umanità verso i più bisognosi, il suo modo di affrontare la vita, il suo rapporto con la famiglia, la spiritualità, gli amori nascosti, le manie, i rimpianti, le maldicenze su di lui, con quali suoi colleghi attori c’era una certa ruggine, il suo pensiero sulla politica e sui politici. Perché Alberto è entrato nel cuore di tutti e, probabilmente, è stato ed è tuttora l’attore italiano più amato”.
Di Erika Gottardi
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