Pagami e ti faccio un'intervista
Ci ricordiamo tutti del personaggio dello Zanni? Zanni era un personaggio del teatro comico dell’antica Roma, divenuto poi maschera della Commedia dell’Arte. È la maschera più nota della Commedia dell'Arte. Di probabile origine francese (Herlequin o Hallequin era il personaggio del demone nella tradizione delle favole francesi medievali), nel Cinque-Seicento divenne maschera dei Comici dell'Arte, con il ruolo del "secondo Zani" (in bergamasco è il diminutivo di Giovanni) il servo furbo e sciocco, ladro, bugiardo e imbroglione, in perenne conflitto col padrone e costantemente preoccupato di racimolare il denaro per placare il suo insaziabile appetito.
Non è intenzione fare una lezione di commedia dell’arte né di teatro. Quanto gettare, però, l’occhio di bue sull’esistenza reale e perenne dei vari Zanni che circolano tutt’oggi. Sono furbi e dietro la porta, spesso. Si manifestano come gli angeli più innocenti, le persona più interessate al nostro operato. Si lisciano, ci annusano, ci scrutano. Seguono ogni passo e, anzi, lo precedono per vedere se ci sono buche. La maschera, però, poi cade e lo Zanni si rivela. Succede in qualsiasi campo, anche nel giornalismo.
Basta googlare il nome di Tizio, vedere quante cose ha fatto ed ecco che si studia la probabile preda da adescare prima con elogi e poi con richiesta di soldi. Ultimo caso una giornalista (almeno così si appella) ha lodato una collega per il proprio operato. Successivamente ha cambiato toni e, con fare arrogante, chiede di poter fare un’intervista, attenzione, a prezzo scontato di 200€ “io ho delle capacità che lei nemmeno conosce” insiste.
La cosa che più sconvolge non è tanto il proprio elogiarsi (che oramai, diciamocelo, in questa era gratuita di narcisismo all’ordine del giorno). O, magari, dichiarare un falso, come quello di appartenere a una categoria laddove è evidente che non risulta pervenuta. Quello che lascia attoniti è la richiesta di denaro in cambio di un’intervista, tra l’altro nemmeno “elemosinata”. È una rottura che si viene inevitabilmente a creare con il Codice deontologico cioè con quell’insieme di regole che derivano non da aride istruzioni ma da determinati valori. A livello etico e morale, pagare qualcuno per rilasciare un’intervista è pensabile? Se siamo arrivati al punto in cui è necessario chiederlo, siamo arrivati anche al punto in cui indignarsi non basta ma è altrettanto necessario reagire.
Si può ipotizzare una cosa del genere ( che venga richiesto un pagamento ) qualora si tratti di una intervista mirata e collocata all'interno di una campagna pubblicitaria o di diffusione di un soggetto / prodotto. In questo caso, però, non si trattava di sponsor o che. Semplicemente di arricchire il proprio magazine di articoli.
Creare dei precedenti del genere è molto semplice e fare in modo che diventi continuativo e virale è un attimo.Preserviamo il buon senso e la deontologia di ciascun mestiere, in questo caso del giornalismo.
Maria Francesca Stancapiano
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