Quando nel 1992 Palermo fu sconvolta dalle terribili stragi di Capaci e via D'Amelio, che coinvolsero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le rispettive scorte, contemporaneamente si squarciava il velo della sopportazione e avanzava tra i palermitani la voglia di rinascita. Teresa Mannino, tra le lacrime della commozione e della rabbia, lo scorso 23 maggio davanti l'albero di Falcone ha raccontato di come «la città dove tutto suona» fosse silenziosa. «Eravamo tutti muti. Ci hanno tolto le parole ed è stato così per due giorni.»
Dopo ventisette anni, c’è ancora la voglia di non dimenticare e le figure dei due giudici sono ancora presenti. Come ogni anno quindi, le manifestazioni di commemorazione non si fanno attendere e alla folla di persone che ha ricordato Falcone si è aggiunta quella che il 19 luglio scorso ha ricordato Borsellino. Tanti giovani e giovanissimi in via D'Amelio ma soprattutto tanti i nomi in rappresentanza dello Stato: Il capo della polizia Gabrielli riferimento ai presunti depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia, ha detto "Se tra di noi qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha tradito per ansia da prestazione o per oscuri progetti, siamo i primi a pretendere la verità. E non ci si pari dietro a chi non più parlare e a scorciatoie. Non vogliamo verità di comodo". In una nota il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella scrive “Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità», mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini definisce i caduti “eroi italiani”, e ringrazia «le Forze dell’Ordine e magistrati che ne onorano la memoria con la guerra quotidiana a tutte le Mafie, con decine di arresti e confische di patrimoni milionari anche in questi giorni. #lamafiamifaschifo». Anche il premier Conte è partecipe attraverso twitter e scrive: “Oggi ricordiamo il giudice Borsellino, ucciso 27 anni fa insieme agli agenti della scorta. Le sue parole e il suo coraggio sono sempre vivi nella nostra memoria, nella nostra coscienza. Ricerca della verità e contrasto alle mafie sono per noi un imperativo, un impegno quotidiano”. Don Cosimo Scordato che nella chiesa di San Saverio ha celebrato la messa per il magistrato parla di beatificazione sorprendendo i figli Fiammetta e Manfredi Borsellino.
Un minuto di silenzio, alle 16:58, ora esatta della deflagrazione della Fiat 126 imbottita di esplosivo fatta saltare in aria davanti alla casa della madre del giudice Paolo Borsellino. Decine di agende rosse, simbolo di quell’agenda che mai è stata ritrovata, si alzano al cielo e vengono letti ad alta voce i nomi dei caduti.
Una commemorazione che arriva dopo che nei giorni scorsi sono stati diffusi gli audio della commissione parlamentare antimafia, in cui si sente la voce proprio di Paolo Borsellino, che racconta le difficoltà del pool antimafia già nel 1984. Audio desecretati che rendono ancora più pesante l’atmosfera attorno alla questione delle responsabilità.
Unica assente Rita Borsellino, scomparsa un anno fa ad agosto dopo aver partecipato nonostante la malattia alla commemorazione del 2018.
Il volto di Palermo è molto cambiato da quel tragico 1992: le strade sono state ricostruite, un enorme murales troneggia sempre illuminato dal sole, in una delle strade più frequentate di Palermo, proprio davanti al mare riempiendo un'intera porzione dell'edificio dell'Istituto Nautico. Una città sempre più moderna e cosmopolita con tutte le sue contraddizioni ma che nonostante lo scorrere del tempo dimostra ogni anno la sua voglia di non dimenticare.
Francesca Uroni
© Riproduzione riservata