Jerusalem Romeo Juliet, è un interessante spettacolo che ha debuttato al Teatro Argentina di Roma in anteprima nazionale. Liberamente tratto da The Tragedy of Romeo and Juliet di William Shakespeare, è un coraggioso esperimento del regista Fabio Omodei, che porta il scena l'antica guerra che, dai tempi delle crociate, continua a dilaniare un piccolo lembo di terra del nostro pianeta, arrivando a trasformarsi in un conflitto tra due schieramenti ideologici che indossano i pericolosi abiti della religione.
Jerusalem Romeo Juliet è un racconto distopico ambientato nel 2091 P.C. (2091 anni dopo la “Prima Crociata”, storicamente datata nell'anno 1095/99 dopo Cristo). L'incessante susseguirsi delle guerre di religione, da alcuni chiamate Crociate, da altri Sacre Guerre, ha devastato l'antico mondo conosciuto, dividendo il globo in due perfette metà culturali, religiose e geografiche, il cui ombelico è Jerusalem.
Una ipotetica sinossi della drammaturgia, potrebbe essere sintetizzata in queste battute, che rimandano a quelle storie di difficile soluzione alle quali ci ha abituato la filosofia zen: “Un Uomo ha il suo Dio, e lui sa che Dio è uno soltanto. Un Altro Uomo ha un altro Dio, e anche quest'altro Uomo sa che Dio è uno soltanto. Uomo e l'Altro Uomo si incontrano e, sapendo che Dio è uno soltanto, voi direte, arriveranno presto a risolvere l'equazione teosofica in modo rapido e indolore: “Se Dio è uno, e se il tuo Dio è diverso dal mio, vorrà dire che abbiamo dato due nomi diversi all'Unico Dio”... Giusto? E invece no: Guerra Santa”.
Lo spettacolo avvincente scritto da Paolo Alessandri e diretto da Fabio Omodei, che domina la scena nei panni di Mercuzio, si rivela un testo interessante, che gode di vita propria nonostante il parziale utilizzo del testo shakespeariano, capace di far dimenticare qualsiasi paragone con la drammaturgia del noto bardo.
Non importa se si parli di Montecchi o Capuleti, Figli dell'Ovest o Fratelli d'Oriente, cristiani o mori, perché il protagonista indiscusso della piéce è l'uomo e il suo rapporto con la guerra, l'uomo e il suo modo di relazionarsi con l'altro. Quell'altro che è semplicemente suo specchio.
Interessante la trasformazione della figura di frate Lorenzo in Cassandra. Una figura maschile lascia il posto ad una donna, una figura esterna ed estranea al conflitto, ultima esponente dell'antico culto dei Signori della Luce che, come una donna-maga sopravvissuta allo sterminio delle donne consapevoli del loro potere (Jerusalem ha in sé la parola Salem), è una sorta di porta per accedere ad un mondo diverso, basato sulla pace e sull'unità, non sulle divisioni.
Potente
è la scelta di tornare ad una sacerdotessa come figura chiave, ad
una figura femminile, guardando al futuro recuperando le origini
della cultura umana e le antiche divinità femminili, procreatrici di
vita, sostituite a forza da quelle maschili, mentre una cultura della
guerra e della separazione prendeva il posto di un'altra più
naturale ed armonica.
In scena attori e ballerini ancora giovani (Angela Ieracitano, Daniele Flamini, Fabio Omodei, Marta Iacopini, Ramona Genna, Flavia Martino, Vincenzo Paolicelli, Roberto Bonfantini, Lucrezia Coletti, Ilaria Arcangeli, Valentina Marturini, Beatrice Pellegrino, Raffaella Mancini), ma preparati e affiatati. Sicuramente ben diretti da un regista di respiro internazionale e notevoli peculiarità come Omodei, si muovono potentemente all'interno delle suggestive scenografie di Elisabetta Mancini.
Uno spettacolo che affascina e coinvolge, il cui ritmo riesce a mantenersi sostenuto nonostante la forse eccessiva lunghezza.
Ottima
la sinergia tra il testo scritto e recitato, quello di Alessandri, e
quello fisico e gestuale impostato da Omodei: insieme arrivano
diretti allo spettatore decretando, almeno la sera della prima
all'Argentina di Roma, il successo della rappresentazione con una
lunga ovazione del pubblico in sala alla fine dello spettacolo.
In queste parole pronunciate in scena, il profondo significato di una drammaturgia che sicuramente si distingue: “Se Dio è uno, e se il Tuo Dio non si chiama come il mio, Il Tuo Dio, è sbagliato”. Il Tuo, capisci? non il mio: il 'Tuo’.
"Non fu il Potere, a distruggerci, no. Ma fu un 'Nome'. Un 'Nome' che nessuno di noi, nessuno, era in grado di pronunciare."
“Desideravamo questo. Giusto?”
Alessia de Antoniis
JERUSALEM ROMEO JULIET
Liberamente ispirato a ' The Tragedy of Romeo and Juliet ' di W. Shakespeare
regia Fabio Omodei
drammaturgia Paolo Alessandri
costumi Monica Raponi
scene Elisabetta Mancini
con Angela Ieracitano, Daniele Flamini, Fabio Omodei, Marta Iacopini, Ramona Genna, Flavia Martino, Vincenzo Paolicelli, Roberto Bonfantini, Lucrezia Coletti, Ilaria Arcangeli, Valentina Marturini, Beatrice Pellegrino, Raffaella Mancini
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