Buongiorno, oggi abbiamo l’enorme piacere di intervistare Sara Conte e Luca Angioi, i componenti del duo artistico Whostaresart, attualmente in esposizione presso la galleria ArtSharing, a Roma, con la mostra/installazione “An Unexpected Amazement” (fino al 7 marzo).
Come prima domanda, una breve presentazione per i nostri lettori?
Siamo cresciuti in due famiglie che in qualche modo hanno saputo trasmetterci il fascino per l'arte in molteplici forme. La nostra complicità nella vita quotidiana rappresenta uno stimolo a unire le nostre conoscenze e passioni, per tramutarle in un’identità particolare: WhoStaresArt. Il termine indica una specifica capacità e sensibilità di percepire il mondo; noi la definiamo “l'arte di chi osserva". La nostra ricerca artistica è basata sulla percezione della realtà, su come la nostra mente interpreta il mondo circostante e mira alla creazione di un linguaggio figurativo-metaforico che sia comprensibile a tutti. Per questo le nostre opere rappresentano, spesso, emozioni e sensazioni date da un determinato contesto e/o ambiente.
A pochi giorni dall'inaugurazione della grande mostra alle scuderie del Quirinale, con l'incubo del coronavirus che ancora ne minaccia l'apertura, è scontro sul divino Raffaello o, meglio, su una delle quasi cinquanta sue opere garantite all’esposizione romana dalle gallerie degli Uffizi; che idea avete di questo grande artista? Ha influenzato, in parte, il vostro modo di essere artisti?
Data l’importanza che la città di Roma ha avuto per l'artista e viceversa, riteniamo che il lavoro di Raffaello debba poter essere fruibile non solo in territorio romano, ma ovunque si ritenga importante la diffusione di un patrimonio testimone della grandezza dell’arte italiana. Raffaello Sanzio è stato un grande esponente dell’arte rinascimentale e sicuramente ha influenzato la nostra comprensione e il nostro fascino per l’arte figurativa; in particolar modo, l'aspetto compositivo e il suo utilizzo di luci ed ombre che comunicano a livello inconscio il rapporto tra spazio e figura, rendendo le opere d’impatto e ancora valide a cinquecento anni di distanza.
La mascolinità, in mostra tutte le sue forme al Barbican di Londra immagini raccontano percorso liberazione: Mascolinità ossia come ci si aspetta che ragazzi e uomini si comportino per il fatto di essere di genere maschile, dunque maschi. Storicamente, è a partire dagli anni '60 del Novecento che il racconto della mascolinità si è fatto meno univoco; erano gli anni della rivoluzione sessuale, delle lotte per i diritti civili, della nascita del movimento per i diritti dei gay, gli anni della controcultura. Come viene rappresentato l’essere umano nelle vostre opere? Il termine edonismo vi stimola a creare opere sempre nuove?
L’essere umano è quasi sempre il soggetto principale delle nostre opere, rappresentato in chiave metaforica per far sì che l’osservatore si rispecchi facilmente nel dipinto e nell’emozione che tentiamo di rappresentare. Quasi mai l’edonismo è stato il fulcro della costruzione delle nostre opere, ma può essere una chiave di lettura parallela a quello che vogliamo realmente comunicare che è resilienza, empatia, presa di coscienza e coraggio.
Hanno approfittato di un guasto al sistema di videosorveglianza, sono entrati nella basilica dei santi Carlo e Ambrogio della nazione lombarda e hanno rubato un lampadario del XVII secolo di inestimabile valore, quindi sono usciti e si sono dileguati per le vie del centro. La denuncia è stata fatta dal parroco ai carabinieri di piazza Venezia. Chi si macchia di furti di opere così importanti in quale modo deve essere punito? In Italia, le opere sono abbastanza tutelate?
Crediamo che alla base di queste azioni ci sia innanzitutto un problema di identità e appartenenza; le persone sono abituate ad attribuire un valore economico all’opera d'arte, sottovalutando l'aspetto etico di cui l’arte necessita: ammirazione, rispetto, condivisione. Molto spesso chi si macchia di questi crimini non considera questi aspetti, poiché non crede che queste opere di estrema bellezza possano aiutare l’umanità in qualche modo. Non siamo in grado di determinare una giusta punizione per un gesto così egoistico e privo di rispetto, ma crediamo che sia possibile prevenirlo incitando una nuova prospettiva in cui l'arte trasmetta equità, inclusione e identità.
Nessuna idea diversa da quella dominante, nessuna critica al finanziatore e massima attenzione a non affrontare argomenti scomodi. È quanto emerge da un sondaggio di artsprofessionals sulla libertà nell’arte e nella cultura; 8 persone su 10 che lavorano nel settore dicono che condividere opinioni considerate controverse potrebbe portare a "essere ostracizzati professionalmente" o a essere vittima di bullismo. Hanno ragione? Essere artisti a tutto campo vi rende liberi?
Nella nostra esperienza personale non abbiamo mai permesso che qualcosa limitasse la nostra espressione artistica, ma durante la nostra carriera abbiamo potuto constatare come questo possa essere possibile perché viviamo in un contesto sociale in cui la libertà di espressione è compromessa dalla politica, che può opprimere l’artista stesso. Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, crediamo che dipenda molto dal carattere dell’artista, da quanto riesca a comunicare professionalità e quanto valore attribuisce a sé stesso e alle proprie creazioni. È necessario trovare una struttura interiore solida e avere le idee ben chiare sull’obiettivo che si vuole raggiungere.
In seguito all'ordinanza emessa dal Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, in data 23 febbraio, mirata al contenimento della diffusione del coronavirus, tutti i musei dell'Istituzione Bologna Musei sono chiusi al pubblico fino al 1° marzo. Fino alla stessa data sono sospese anche le attività didattiche e gli eventi programmati negli stessi musei. Questa epidemia potrebbe stroncare definitivamente chi gestisce Musei e luoghi d’arte?
Non l'epidemia, ma la cattiva gestione della stessa. La psicosi creata dalla disinformazione e dal caotico “bombardamento” da parte dei social media, ha provocato paura e intolleranza, nonché gravi conseguenze in molti settori, dal turismo all'economia e, ovviamente, anche nell’arte.
Il coronavirus come potrebbe essere rappresentato in una vostra opera?
Potrebbe ispirarsi a un’opera di Picasso, ‘Guernica', sia a livello compositivo che concettuale. Sarebbe ambientato nella mente di un “giovane Picasso", collocato in quest’epoca mentre vive l'esperienza dell’epidemia. Mentre attorno a lui qualsiasi mezzo di comunicazione diffonde la notizia, nella sua mente viene proiettata l'immagine della famosa opera, un’astrazione subconscia che descrive le sue sensazioni provocate dal bombardamento terroristico lanciato dai social media, che genera paura, confusione, odio. Un'immagine grottesca e disperata che crea necessità di un distacco.
Mentre la parola “Speranza”?
Potrebbe essere un dipinto monocromatico, in cui viene raffigurato un soggetto su una barca di carta, ancorata al centro di un mare in tempesta, mentre la figura posta sulla cima, guarda un paesaggio lontano con un binocolo aspettando che il mare sia calmo per poter ripartire. Lo stile sarebbe ispirato alle ultime opere di William Turner, con cromatismi accesi e brillanti che esprimano quella sensazione travolgente di attesa, desiderio e timore.
“An Unexpected Amazement” cosa rappresenta per voi due dal punto di vista artistico e che percorso avete affrontato per arrivare a esporre qui a Roma?
La collezione ‘An Unexpected Amazement’ è parte di un progetto durato più di due anni. Alcune delle opere che la compongono erano state realizzate per diversi concorsi; dopo qualche insuccesso abbiamo notato il filo conduttore tra le nostre opere, decidendo quindi di proseguire in una vera e propria collezione. Quando abbiamo ritenuto che fosse completa abbiamo selezionato diverse gallerie in Europa, alle quali abbiamo inviato il nostro catalogo con una richiesta di collaborazione, ma ci eravamo posti un requisito da rispettare: trovare una galleria che fosse in linea con i nostri valori e che rispecchiasse i concetti che cerchiamo di comunicare con il nostro operato. Abbiamo sperato che la nostra arte arrivasse a chi più ne aveva bisogno e grazie alla 'ArtSharing Lab&Gallery’ della nostra curatrice Penelope Filacchione abbiamo centrato l'obiettivo realizzando ‘Human Being', un’installazione interattiva che necessita del pubblico per essere realizzata.
Achille Lauro ha pubblicato il brevissimo teaser di un video, probabilmente quello di “Me ne frego”, in cui interpreta niente meno che Gesù. Insieme a lui, nei panni della vergine Maria, c'è Elena D'amario, ex ballerina di amici. I due hanno personificato la pietà, la celebre scultura di Michelangelo Buonarroti custodita in Vaticano. Siete favorevoli a un uso cosi fantasioso delle opere presenti nel nostro Paese?
Crediamo fortemente nella libertà di pensiero e di espressione ed è complesso il modo in cui la nostra educazione, le nostre esperienze, e le strutture della società influenzano ciò che consideriamo bello. Come artisti riteniamo sia giusto annullare il giudizio e limitarci a una riflessione soggettiva di ciò che ci può piacere o meno. Se l'arte è in primis fonte di ispirazione, possiamo solo stare a guardare in quanti modi possa essere espressa.
30 anni fa moriva Keith Haring, a 31 anni. Amava l'Italia e a Roma aveva creato vari murales, tutti nel frattempo cancellati. Ora il mondo lo ricorda, a Bruxelles, Reggio Emilia, Firenze, Roma. È stato l’inventore di un linguaggio universale che trascendesse i mezzi espressivi tradizionali, multidisciplinare, versatile e in grado di sfruttare qualsiasi mezzo. L'idea di artista come, forse, cominciamo a intenderla oggi. Oggi essere originali nell’arte contemporanea è altamente complicato?
Fortunatamente viviamo in un’epoca ricca di stimoli, dove l’originalità risiede nel trovare la giusta dose di astrazione dal mondo convenzionale che conosciamo e permetta alla nostra mente di trovare nuove risposte emotive, di creare nuove idee e nuove associazioni. Il nostro cervello ama ciò che è familiare. Le persone prediligono le forme quadrate e semplici perché sono facili da comprendere e percepire; è quella che viene definita ‘economia cognitiva'. Come dichiara lo street artist Omino 71 nel suo tributo al trentennale della morte dell’artista: “Keith Haring è stato capace di inventare un linguaggio universale che trascende i mezzi espressivi tradizionali […] l'idea di artista come lo intendiamo oggi". L’originalità per noi è la duplice faccia di una medaglia, è stimolo a ricercare nuove forme, nuovi punti di vista, l'equilibrio tra innovazione e familiarità e al contempo dubbio e incertezza che il risultato prodotto possa non essere compreso come si immaginava nella progettazione. Ci spinge ad uscire dalla nostra “zona di comfort” e trovare nuovi stimoli, l'unica complicazione è rompere i limiti di ciò che pensiamo di conoscere bene.
Un lavoro di Maurizio Cattelan, in resina, pittura, capelli umani, tessuti e legno che rappresenta una sorta di crocifissione al femminile, «untitled» del 2007, è stato aggiudicato in asta da Sotheby's a Londra per 1.515.000 di sterline (1.796.632 euro; 1.955.562 dollari)…
L’arte non può essere valutata in termini economici, quanto secondo l’impegno riversato nell'opera stessa dall’artista. In ogni caso l'arte è incompleta senza il coinvolgimento emotivo e percettivo dell’osservatore. Ciò significa che, a nostro avviso, il valore risiede in quanto l'opera riesce a comunicare, mettere in discussione, rompere tabù e far nascere delle domande. Per questo siamo dell’idea che l'arte sia un bene a cui tutti debbano poter avere accesso, pur sapendo che è una scelta dell’artista decidere a quale pubblico rivolgere le proprie creazioni. Comunque, anche quando un’opera viene stimata secondo una cifra inaccessibile ai più, le sue immagini viaggiano per il mondo e in questo senso appartiene a tutti.
Ci sono dei grazie nella vostra carriera?
I nostri ringraziamenti sono rivolti alle nostre famiglie che in questi ultimi anni ci hanno sostenuto e incoraggiato, con fiducia, a credere in questo progetto ambizioso che è ‘WhoStares'. Ringraziamo la nostra curatrice Penelope Filacchione, per aver valorizzato quel potenziale che nemmeno noi immaginavamo di possedere. E infine, ringraziamo l’arte in tutte le sue forme, che ci ha permesso di creare un’identità alla quale sentiamo di appartenere e un mezzo con cui esprimerci, per conoscere noi stessi e connetterci con gli altri.
Progetti per il futuro?
Ciò che ci accomuna maggiormente è l'amore per l'arte, i viaggi e la conoscenza. Nei prossimi anni vogliamo espandere il nostro lavoro presso un panorama artistico internazionale che ci permetta di conoscere nuove culture e trovare nuove risposte creative al rapporto (spezzato) tra arte e natura, realtà e immaginazione… concetti ai quali abbiamo dedicato il nostro lavoro.
Stefano Cigana
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