Clizia Gio: Seduzioni Tra Cromie E Pensieri

Clizia Gio: Seduzioni Tra Cromie E Pensieri

Lunedi 9 febbraio abbiamo incontrato l’artista Clizia Gio presso il suo atelier a Roma

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Lunedi 9 febbraio abbiamo incontrato l’artista Clizia Gio presso il suo atelier a Roma; benchè diplomata in canto lirico al Conservatorio di S. Cecilia a Roma, si è dedicata alla pittura fin da bambina, affrontando stili, soggetti e tecniche legate all’espressione del colore.

Ci accoglie con un coinvolgente sorriso e ci presenta le sue ultime opere realizzate, commentandole con una frase quasi ermetica ma esemplificativa:“Mi piace trovare impasti di colori che riflettano uno stato d’animo. Lascio che il pensiero guidi la mano, una forma, un colore. Ogni tratto esplode nel silenzio del colore, e riecheggia nell’anima”.

Il bisogno istintivo e raffinato di Clizia con cui realizza le sue opere si rafforza parallelamente alla passione per la scrittura, infatti, pubblica un libro di poesie in dialetto romanesco.

Un paesaggio ascoltato con garbo e rispetto il suo e interiorizzato nella forza silenziosa del proprio Io; questa la più grande forza di Clizia. La simmetria dei sentimenti è data dalla gradualità tonale che si espande, ora dolcemente, ora vigorosamente, sulla tela e, sebbene ci si senta travolti dalla forza dirompente dei colori, il tutto appare fermo per un istante; si percepisce così la vera l’armonia del mondo fatta di opposti, di ricordi e nostalgia, di cambiamento e fragilità.

La superficie della tela diviene campo operativo e luogo eletto a sviluppare sogni e speranze, in un lascito di tracce e impronte personalissime dell’artista. Le composizioni, apparentemente caotiche e colme di contrasti, seguono una condotta, diretta dal proprio spirito, restituendo all’osservatore un universo dotato di un ordine preciso ma mai prevedibile, che si coglie in diverse prospettive e punti di fuga.

L’artista romana coglie la potenza della Natura e la sua ineluttabilità, catturando il culto che interpreta la fuga dalla realtà apparente e realizzando forme inedite di realismo del sentire e, pertanto, della condizione umana. Nascono così paesaggi tumultuosi, fragili e possenti al tempo stesso, agglomerati di forze contrastanti e placide atmosfere. Clizia svela elegantemente e armonicamente il suo modo di essere: il suo universo interiore è vivo e autentico attraverso quel gesto pittorico, creativo e informale, che fa della sostanza e non dell’apparenza una ragione di vita. Nelle pennellate e nelle stesure pacate si racchiudono quei sogni invisibili eppure tanto vicini alle possibilità che sono dentro ognuno di noi.

Articolo di Giorgio Vulcano

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