Ottimi riscontri per la Quadriennale di Roma, istituzione per l'arte Contemporanea Italiana, nonostante le chiusure, il lockdown e le restrizioni causa Covid-19. La manifestazione, inaugurata il 30 ottobre 2020 è stata sospesa per ben due volte e ha registrato con 104 giorni di apertura, 28.132 presenze con una media di 270.5 visitatori al giorno. Anche le pagine social come Facebook e Instagram ufficiali del museo di Palazzo delle Esposizioni, sono state quotidianamente visitate con interazioni, commenti e likes, registrando una crescita di follower e di conseguenza d'interesse.
L'importante evento d'arte dal titolo "FUORI" è stato curato da Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol.Il vocabolo che dava il titolo all'evento era “Fuori”, un invito a uscire dagli schemi e assumere una posizione eccentrica, con una visione a 360°.Fuori come fuori di testa, fuori moda, fuori gioco, fuori tutto dunque. Un Fuori periferico che si libera di tutto per tornare all'origine.
La Quadriennale 2020 ci esortava ad avere un'attenzione trasversale a favore di una realtà artistica giovane e si presentava come una mostra transgenerazionale ridiscutendo i canoni artistici, esponendo movimenti, sollecitazioni e sensibilità polifoniche.
Le opere esposte si proponevano come multidisciplinari, diverse e diversificate come pitture sulla tela, installazioni al neon, video, sculture multimateriche, tutte connesse in un gioco di espressioni e desideri da raccontare.
Erano 300 le opere e 40 gli artisti selezionati in tre anni di ricerca, che esponevano in un palazzo, metafora del potere, ...ma “solo se sientra nel palazzo, nei suoi meccanismi si ha la possibilità di uscirne FUORI”.
Molto fotografato è stato il "Capitan Fragolone" di Valerio Nicolai.
Una enorme fragola rossa e gustosa ci faceva sentire piccoli, indifesi ma nello stesso tempo divertiti nello scoprire nuove dimensioni.Vi era Michele Rizzo, un coreografo danzatore che esplorava le reazioni tra materia e movimento e l'idea del riposo era la base dell'opera.
Chiara Camoni ha presentato Kabira, la cui storia è assolutamente particolare.
Per la statua equestre sono state coinvolte molte persone, che insieme trascorrendo tempo in chiacchiera e confidenze hanno manipolato terre e argille, dando vita a collane diverse tra loro che formavano un grande cavallo nero. Scultura e riparo, relazione tra opera e corpo, relazioni amicali che coordinate creano arte. Non vi è solo l'artista ma un'arte da vivere in una collettività serena.
Irma Blank occupava una intera bellissima sala con pannelli blu, composti da pennellate strascinate della durata del respiro dell'artista, mettendo in atto un'esplorazione fisica della scrittura semiotica e autoreferenziale.La ritualità del gesto è sottolineata dalla sua ripetizione. Il respiro come movimento di vita, la pittura come movimento d'arte.
Petrit Halilay e Alvaro Urbano nello scalone del Palazzo delle Esposizioni hanno esposto grandi fiori sospesi, giganti... enormi.Fiori metafora di uguaglianza, di libertà e rispetto e fragilità.La loro dimensione spropositata, ci rendeva vulnerabili come insetti in un prato e questa sensazione d'impotenza e insignificanza è la stessa che gli autori provano, essendo omosessuali in una realtà omofoba del Kosovo.Questi fiori simboleggiano anche il loro bouquet ideale, i momenti e il luogo del loro amore.
Concludo il ricordo di questa Quadriennale con l'ironia e la provocazione di Giuseppe Chiari con il suo pannello la cui scritta riportava: "l'arte è facile".
Probabilmente l'immediatezza delle opere in mostra sono state capite e per tanto apprezzate da un pubblico trasversale, tanti giovani si sono alternati nelle splendide stanze del Palazzo delle Esposizioni, come tanti Romani hanno gradito e ammirato una realtà museale contemporanea giovane, degna di una capitale europea, peccato dover aspettare altri quattro anni.
Chiara Sticca
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