Macbettu Di Alessandro Serra - La Recensione Di Ur

Macbettu Di Alessandro Serra - La Recensione Di Ur

Al vascello di Roma uno spettacolo che conferma l’importanza di raccontare storie. In ogni luogo ed in ogni tempo

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Ha debuttato martedì 15 marzo 2022, in questa ripresa romana presso il Teatro Vascello, e rimarrà in scena fino a sabato 19, lo spettacolo Macbettu di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare, con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Alessandro Burzotta, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Mirko Iurlaro, Stefano Mereu e Felice Montervino.

Lo spettacolo in questione è stato insignito del Premio Ubu 2017 come Miglior Spettacolo dell’anno.

Ha inoltre conseguito, tra gli altri, il Premio della Critica Teatrale, conferito dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e visto Alessandro Serra premiato come miglior scenografo dal premio Le Maschere del Teatro che ha anche eletto questo lavoro come miglior spettacolo di prosa dell’edizione 2019.

Nato da una suggestione venutasi a creare durante un reportage fotografico dei Carnevali della Barbagia, reportage durante i quali ci si è accorti dell’incredibile somiglianza esistente tra “la tragedia scozzese del Bardo” e i tipi e le maschere della Sardegna, Alessandro Serra, accreditato oltre che come regista anche come – splendido, aggiungo io - disegnatore delle luci - a dir poco magnifiche -, scenografo e costumista, crea uno spettacolo di una indimenticabile semplicità complessa, nel quale confluiscono tutte le componenti – e al più alto livello – del mezzo teatrale.

Scegliendo di seguire l’antica tradizione vittoriana, foderata di obblighi e conseguenziali divieti, di far recitare solo uomini, Serra firma una regia allo stesso tempo testosteronica e fragile di un testo mosso dal proprio interno da ambizione e debolezza.

Recitato in sardo, lingua la cui sonorità richiama le cornamuse delle Highlands, questo Macbettu è uno spettacolo intriso di una disperazione difficilmente rendibile se non attraverso questi corpi scattanti e forti visti in scena, sempre pronti a mettere a disposizione della morte ogni stilla delle loro straordinarie energie.

Gli attori di Serra sono maniacalmente precisi e attenti in un esercizio che sembra trascinarli dall’interpretativo al meditativo per i quasi 100’ di lavoro.

Immersi in un contesto infernalmente buio, gli uomini sul palco danno vita ad una sequenza di scene tanto ricche di proposte fisiche da suggerirci lo svolgersi, sotto i nostri occhi, di un processo meccanico infallibile. Ma è un processo meccanico imbevuto di una poetica chiara. Una poetica che mette al centro i suoni come strumento espressivo primordiale e principale.

Pinuccio Sciola e Marcellino Garau, al quale si devono rispettivamente le musiche dello spettacolo e le composizioni delle pietre sonore utilizzate nel corso dell’opera, infatti svolgono un enorme lavoro il cui risultato amplia lo spettro sensoriale dello spettatore.

Nella penombra preponderante in cui è avvolto il palcoscenico, infatti è l’udito a diventare la guida principale nell’esperienza dello Shakespeare dell’isola dei nuraghi.

Probabilmente se si fosse in grado di abbandonare la lettura dei sovra titoli necessari alla comprensione di quanto viene detto in scena, si potrebbe tentare di chiudere gli occhi di tanto in tanto, per provare a calarsi in una delle bocche degli abissi nei quali Serra ha costretto una storia che di per sé è tra le più drammatiche mai raccontate, ma che nella sua versione assume connotati di una insopportabilità difficilmente vista in precedenza. E sia chiaro che si parla di un’insopportabilità irrinunciabile considerata la sua natura sopraffina per tecnica, fantasia ed emotività.

Macbettu è uno spettacolo al quale non si deve rinunciare, pena la perdita di un’occasione unica di strazio e bellezza.

Giuseppe Menzo

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