“Mancino naturale” è la storia di una famiglia modesta che vive a Latina, formata solo da Isabella, vedova da tre anni e dal figlio dodicenne Paolo che, per desiderio del padre, si chiama proprio come il suo idolo calcistico Paolo Rossi. Il ragazzo ha comunque un talento: una particolare abilità nel piede sinistro proprio come il grande campione nazionale calcistico; perciò la madre, seguendo il desiderio del marito defunto, sogna di farlo diventare un asso del pallone. Come spesso accade, le ambizioni e i sogni dei genitori si riversano nei figli.
Coglie così l’occasione di un torneo per farlo conoscere ai talent scout ed è disposta a tutto per farlo partecipare alla selezione, esponendosi al rischio di cadere nella trappola di persone senza scrupoli, vittima di traffichini, procacciatori, allenatori che promettono facili successi dietro grossi compensi; Inoltre, Isabella, deve fare i conti con il proprio passato, confrontandosi con le difficoltà oggettive quotidiane e nel rapporto col figlio.
Ne nasce una “commedia drammatica” che ricorda il dolce-amaro della commedia all’italiana degli anni Cinquanta (si pensi al film del 1951 “Bellissima” di Luchino Visconti, in cui una grande Anna Magnani diventa vittima di un imbroglione, pur di far recitare la figlioletta di sei anni).
Il contesto e il linguaggio sono quelli di una provincia, con le situazioni tragicomiche, gli aspetti umoristici, i difetti e particolari atteggiamenti dei personaggi, che rispecchiano la vita quotidiana, fatta di confronto madre-figlio, difficoltà economiche, illusioni e speranze di entrare in un contesto migliore, tensioni e delusioni di fronte alle durissime selezioni, tanto che alla fine, Isabella si porrà l’interrogativo se è valsa la pena di rincorrere i sogni e le ambizioni di un genitore per poi avere solo amarezza.
Claudia Gerini interpreta con grande maestria Isabella, una mamma imperfetta ma tenace, che deve affrontare con grinta tutte le difficoltà di un genitore single che, nella voglia di riscatto, nutre un quasi un’ossessione per far affermare il figlio come campione nello sport nazionale e per questo si sottopone ad un secondo lavoro affrontando situazioni e personaggi ambigui per reperire la somma richiesta dal isonesto talent scout.
Per fortuna tra madre e figlio c’è la figura del vicino Fabrizio, ben interpretato da Francesco Colella, un più tranquillo e rassegnato sceneggiatore, poco gratificato dal lavoro, anzi, da alcuni ritenuto un fallito, che però assumerà il ruolo di “vice padre” per Paolo, allentando la tensione del ragazzo che spesso deve rinunciare ai divertimenti per gli allenamenti quasi forzati per non deludere le aspettative della madre.
Il giovanissimo attore Alessio Perinelli, impersona con grande naturalezza il ruolo di Paolo, preadolescente con tutti i dubbi le paure e desideri nel legame affettuoso con la madre che non vorrebbe deludere, e nel rapporto con il vicino di casa, che darà nuova vitalità alla piccola famiglia.
Massimo Ranieri interpreta magistralmente il ruolo di uno scaltro procuratore di calcio che riesce a ingannare la donna facendosi consegnare importanti somme di danaro. Affatto marginali i ruoli di Katia Ricciarelli e Alessandro Bressanello che hanno saputo ben interpretare due affettuosi nonni ed essere un supporto pratico ed emotivo per il piccolo Paolo.
Salvatore Allocca ha saputo dirigere perfettamente un cast d’eccezione, sapendo far emergere, con elegante maieutica, lo spirito materno della protagonista Isabella e la vitalità apparentemente sopita di Fabrizio che ha saputo riequilibrare la vita di un adolescente che sarebbe stata completamente condizionata dalla frenesia d’affermazione nel mondo del calcio.
E’ un racconto avvincente sul bramoso desiderio di successo per un figlio, ma anche sulla determinazione che trova compimento nella parola più semplice e complessa da esternare: l’amore.
Articolo di Giorgio Vulcano.
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