Al “Bellini” Di Napoli “When The Rain Stops Falling

Al “Bellini” Di Napoli “When The Rain Stops Falling

Lo spettacolo in cui la bravura non cessa mai di battere.

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Ha debuttato ieri martedì 5 aprile, presso il “Teatro Bellini” di Napoli, e replicherà fino a domenica 10, lo spettacolo When The Rain Stops Falling di Andrew Bowell, diretto da Lisa Ferlazzo Natoli ed interpretato da Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro, Francesco Villano.

La traduzione del testo è di Margherita Mauro.

Premio Ubu 2019 per la regia, proprio per lo spettacolo in questione, Lisa Ferlazzo Natoli firma, con questo allestimento, quella che probabilmente, è, ad oggi, la sua migliore direzione. Dovendo affrontare un testo dall’architettura interna possente, la regista romana sembra assecondare, tramite i suoi attori e le altre competenze al servizio della riuscita operazione, tutte le sfumature e le increspature che il drammaturgo australiano dissemina lungo tutta quanta la narrazione.

La storia - che si sceglie in quest’articolo di riassumere senza troppe lungaggini- è quella di un gruppo di persone, unite a vario titolo da legami affettivi, disgrazie indicibili, abbandoni e relazioni, che nutrono, con le loro scelte, le loro azioni, il loro modo di rispondere ai fatti della vita, gli universi di tutti gli altri.

In un arco temporale di 80 anni, dal 2039 al 1959, raccontati inizialmente a ritroso per poi assumere, in chiusura, il movimento oscillatorio di un pendolo, assistiamo alle vicende di figli i cui genitori spariranno dalla loro vita, di padri e madri in fuga in un modo o nell’altro, di mogli che hanno cacciato i mariti e di uomini cha hanno dedicato tutta quanta la loro esistenza ad amori complicati da portare avanti. Sembrerebbe quasi un intreccio inestricabile che, invece, sin dall’inizio, procede spedito nella sua possente struttura che rimbalza continuamente tra i vari quadri dei quali la “tragedia” è composta. E si usa il termine “tragedia” se si pensa che la vita stessa, nel suo semplice esserci, lo sia.

Bowell ci regala con la sua scrittura un mondo quasi “infinito” che la Natoli ha la raffinata intelligenza di domare, facendo ricorso ad un disegno chiarissimo, fatto di movimenti fisici ed intellettuali delicati ed eleganti, di voci flautate dei suoi attori che recitano in Teatro alla stessa maniera dei professionisti del “cinematografo” ( ma, per evitare equivoci, va specificata la loro assoluta contemporaneità) e di una continua cortina di velluto che sembra rivestire l’intero palcoscenico, al punto che le 2h di spettacolo appaiono come contenute in una sorta di dispositivo di sicurezza all’interno del quale, nonostante tutto, il male non potrà averla vinta.

Ma questa delicatezza che è la cifra distintiva di tutto quanto il lavoro è in realtà una delicatezza che si innesta sul fuoco di perdite senza ritorno, apocalissi annunciate, malattie degenerative e inclinazioni inaccettabili.

È una delicatezza che non copre, ma esalta, con un pudore poche volte visto prima, l’inferno dell’esistenza. Delle esistenze.

When the Rain stops falling è, senza dubbio, il risultato di un lavoro che ha visto ottimi professionisti parlare lo stesso linguaggio e che ha visto parlarlo, dato il risultato finale, con una comunione di intenti che parrebbe essere stata ottenuta abbastanza spontaneamente.

A questo proposito tutti gli elementi- i costumi di Gianluca Falaschi, il disegno video di Maddalena Parise, il disegno audio di Alessandro Ferroni, le scene di Carlo Sala e il disegno luci di Luigi Biondi – meritano una menzione specifica.

In conclusione, uno spettacolo da vedere. E da rivedere.

Giuseppe Menzo

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