I RAGAZZI DELLA BAND COLPISCONO ANCORA

I RAGAZZI DELLA BAND COLPISCONO ANCORA

Grazie anche all’abile regia di Giorgio Bozzo ottimo riscontro al Teatro Sala Umberto per la prima di “The boys in the band. Festa per il compleanno del caro amico Harold” la prima commedia a tematica gay rappresentata per la prima volta nel 1968.

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“Fin quando una persona sola rimarrà compressa nei suoi desideri e nei suoi sentimenti questo spettacolo avrà ragione di esistere”. Così ha concluso il regista Giorgio Bozzo fra gli applausi del pubblico al Teatro Sala Umberto per la prima di “The boys in the band. Festa per il compleanno del caro amico Harold” in programma fino al primo maggio. Niente di più vero, anche se l’opera teatrale del commediografo americano Mart Crowley, andò in scena per la prima volta al Theatre Four di New York il 14 aprile 1968, nell’aprile 2022 è risultata ancora quanto mai attuale forse perché certi aspetti dell’omosessualità risultano sempre complicati da accettare nella loro totalità.

Certo Bozzo è stato molto abile a dare una fotografia fedele del passato che rimane vintage solo per ambientazione e abbigliamento potendo la storia oggi rivivere quasi nello stesso modo non essendoci mai stata una piena evoluzione soprattutto in molti paesi del mondo dove l’essere gay può rappresentare un vero problema. Francesco Aricò è il protagonista Michael che ospita nel suo appartamento newyorkese un gruppo di amici omosessuali per il compleanno di Harold, alias Paolo Garghentino, che compie 32 anni. Quella che doveva essere una festa diventa presto un confronto pesante che prende vita dall’arrivo a sorpresa di Alan, interpretato da Samuele Cavallo, che sembra venuto in cerca di aiuto ma che in realtà si trasforma in un giudice inesorabile senza avere nessuna carta per farlo. Molto bravo Angelo Di Figlia nel ruolo di Emory il personaggio più sopra le righe che non teme di essere se stesso ma alla fine Gabrio Gentilini come Donald, Federico Antonello come Larry, Ettore Nicoletti come Hank, Alberto Malanchino come Bernard e Jacopo Adolini che interpreta il Cowboy marchetta assoldata come regalo di compleanno, risultano tutti credibili nella loro parte anche se per un italiano non è proprio facile calarsi nel prototipo del classico americano. E poi lo spettacolo può essere visto per questo determinato momento storico senza fare paragoni con i modelli d’Oltreoceano o con gli attori delle versioni cinematografiche che sono state fatte ispirandosi al lavoro teatrale.

Quando tutti i convenuti sono costretti da Michael a partecipare a un gioco brutale che può rivelare intime verità, vengono fuori tutti quelli che possono essere gli aspetti di una omosessualità vissuta nascosti in una sauna, al riparo di un alibi di una famiglia costruita con moglie e figli o mortificati dai sensi di colpa dettati da una religione che poi risulta anche imposta. Menzogne agli altri ma prima di tutto a se stessi che logorano fino ad incattivire proprio come succede al protagonista.

Se Crowley voleva all’epoca raccontare agli etero che cosa erano gli omosessuali, involontariamente ha continuato a farlo e, come sottolinea in scena uno dei protagonisti, si possono anche ignorare le proprie tendenze e vivere una vita da etero ma alla fine si morirà sempre da omosessuale.

                                                Rosario Schibeci

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